«Sulla moschea decide il Comune»
IL CASO Il Guardasigilli critica la zona scelta da Tursi ma aggiunge che «i
leghisti non negano il diritto di culto»
Il ministro Castelli delude Cornigliano. Padre Pala: aspettatevi disordini
Delusi dall'incontro di giovedì col prefetto Giuseppe Romano. Delusi dal
sopralluogo di ieri, a Cornigliano, del ministro di Grazia e Giustizia,
Roberto Castelli. Ecco la doccia gelata: «La scelta del luogo dove
realizzare la moschea è sbagliata, ma il governo non ha alcuna competenza
nelle scelte urbanistiche del Comune. Comunque potrebbero crearsi problemi
di ordine pubblico, ne parlerò al ministro Pisanu...».
Delusione, esasperazione e rabbia montano nel quartiere «per non essere
stati ascoltati dal Comune e dalle istituzioni». Così, ora, i comitati
anti-moschea promettono lotta dura: «Se è il disordine sociale, il caos che
volete li avrete», dice dritto in faccia al ministro ed esponente leghista,
padre Giacomo Pala, responsabile della parrocchia di San Giacomo Apostolo
di Cornigliano.
Il sacerdote è tra i grandi animatori della protesta contro la costruzione
di un centro islamico, con minareto alto tredici metri, in via Coronata 2.
«La moschea può essere costruita altrove: nell'area liberata dalle
Acciaierie, a Multedo o in corso Perrone», ripete padre Giacomo. E rivolto
al ministro: «Aspettatevi disordini». Dopo i cortei e le fiaccolate in via
Cornigliano, una nuova iniziativa è annunciata per il prossimo 6 dicembre,
ore 17: «Bloccheremo ad oltranza piazza Massena».
Il progetto della moschea, definitivamente approvato dal Comune, prevede la
trasformazione in centro di culto con sala preghiera, aule, biblioteca,
servizi e minareto dell'ex capannone industriale che ospitava le officine
Passalacqua.
«Una scelta infelice e cervellotica,il Comune avrebbe potuto applicare un
po' di buon senso per capire che questo non è il posto adatto per un luogo
di culto capace di attrarre centinaia di persone. La strada è troppo
stretta e mancano i parcheggi». Le parole pronunciate ieri da Castelli a
pochi metri dall'ingresso della nascente moschea sono esattamente quelle
che si attendeva la piccola folla - una cinquantina di persone - che, ieri
alle 13,35, ha accolto con un applauso l'arrivo del ministro in piazza
Massena. In molti, però, avrebbero voluto un impegno più deciso da parte
del rappresentante dell'esecutivo: «Prima il prefetto ci dice che in questa
materia lui interviene solo se si verificano disordini - osserva la signora
Anna, che abita proprio difronte alla futura moschea - Ora Castelli ci fa
un ragionamento analogo. Ci costringono a bruciare cassonetti per avere
ascolto, come in Francia».
Su invito dei vertici locali della Lega, il Guardasigilli ha fatto tappa
ieri a Cornigliano prima di raggiungere Sestri Levante per partecipare alla
Scuola quadri federale del Carroccio.
Dora Garagnani, 90 anni, abita con la figlia in un appartamento che confina
col retro della moschea di cui stanno per partire i lavori: «Ministro, ho
paura, non dormo la notte», dice l'anziana. Castelli le stringe la mano e
si incammina in salita lungo via Coronata. Sotto il muraglione delle
officine dismesse si ferma ad ascoltare Bruno Ferraccioli, segretario
provinciale della Lega, che gli riassume le tappe della controversa
vicenda. Un cordone di guardie del corpo difende lo spazio vitale
dell'illustre ospite. «Ma a che punto siamo?», si informa il ministro.
«Ormai hanno tutte le autorizzazioni». «Perché non avete fatto ricorso al
Tar?», incalza lui. «Perché non abbiamo i soldi, ci aiuti lei», si accalora
Padre Giacomo. «Non c'erano neppure i presupposti per un ricorso», aggiunge
a denti stretti Ferraccioli.
Edoardo Rixi, capogruppo del Carroccio in Comune, distribuisce volantini
contro la politica del centro sinistra nella circoscrzione Medio Ponente:
«La moschea a Cornigliano e l'inceneritore a Sestri sono i regali di Natale».
La visita di Castelli blocca per mezz'ora il traffico in via Coronata. Una
ventina di agenti sorveglia con discrezione la scena. La gente rumoreggia.
Il ministro cammina lento. Risponde alle domande dei giornalisti, parla con
i rappresentanti dei comitati, poi fa dietrofront. Un ragazzo e una signora
lo rincorrono: «Non ha neppure visto l'ingresso della moschea». Lui li
accontenta. Alla fine, la linea di Castelli si discosta persino da quella
portata avanti dai referenti locali del partito: «Non neghiamo il diritto a
praticare la libertà di culto, solo che qui la moschea non va bene»,
sussurra ai microfoni di Tele Padania il ministro prima di risalire
sull'auto blu che parte sgommando in direzione della riviera.
Il segretario regionale della Lega, Roberto Bruzzone, al contrario,
dichiara: «Nessuna moschea in Liguria, siamo brutalmente contrari al
progetto».
Enzo Galiano
20/11/2005
secolo xix
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lavoro repubblica
titolare della Giustizia compie un "sopralluogo" a Cornigliano e agita i
fantasmi della banlieu parigina
Castelli fra l´Islam e la Francia
Il ministro gela i suoi: "Non qui, ma la moschea va fatta..."
AVA ZUNINO
Cornigliano non cede sulla moschea in via Coronata e trova la solidarietà
del ministro della Giustizia, Roberto Castelli, protagonista di una visita
ieri mattina, mirata proprio a vedere di persona la sistemazione logistica
tanto avversata dal suo partito, la Lega Nord, a livello locale, ma anche
dai parroci della delegazione. Circondato da una cinquantina di abitanti e
dai vertici genovesi e liguri della Lega Nord, Castelli si è fermato in
piazza Massena e ha percorso i pochi metri di via Coronata fino ad arrivare
sotto all´edificio che il Comune ha autorizzato a trasformare in moschea.
Ha chiarito subito: «Queste sono scelte tipicamente degli enti locali. Io
sono qui per dare solidarietà». Ma la solidarietà non basta a padre
Giacomo, il parroco della chiesa di San Giacomo in via Cervetto che nella
celebrazione della messa di stamani farà salire all´altare: «tutti gli
animatori di Cornigliano, uomini e donne, istruttori sportivi e dei circoli
- annuncia - perché noi ci mettiamo l´anima per i nostri ragazzi e loro
vengono qui con queste cose». Il ministro ascolta il parroco e ascolta chi,
tutt´intorno, cerca di spiegargli: «che non sono guerre di religione», «che
qui c´è una casa per anziani: vogliono farli morire sentendo l´urlo del
muezzin», ma che soprattutto: «il problema è logistico: una casa
schiacciata tra altre case, su una strada strettissima, poco più di un
budello». Castelli ascolta e ragiona: «Il diritto di culto è sancito dalla
Costituzione, ma qui il problema è diverso: una strada stretta, senza
spazi, dove mancano perfino i parcheggi; credo che il Comune di Genova -
dice il ministro - avrebbe fatto bene a trovare un´area più consona». Gli
uomini della Lega genovese, da Francesco Bruzzone a Bruno Ferraccioli,
abbozzano: avevano appena confermato che secondo loro non è questione di
posti ma che di moschee a Genova non bisogna costruirne, né qui né altrove.
Il parroco intanto si fa sotto a Castelli e gli chiede di intervenire con
il ministro degli Interni: «Lo vogliamo incontrare, perché il sindaco non
vuole tornare sui suoi passi e il Prefetto dice che a questo punto non è
nei suoi poteri intervenire». Il Ministro dice che è competenza degli enti
locali, che il governo non può incidere sulle scelte urbanistiche e che lui
è a Cornigliano per dare solo solidarietà? «Se dice così ci costringete ad
atteggiamenti che provochino disordini per poter vedere riconosciuti i
nostri diritti. Aspettatevi il caos: quando da Roma sentierà parlare di
Cornigliano saprà di che cosa si tratta», replica padre Giacomo. Castelli
dice: «Queste sono le leggi italiane», mentre una signora urla: «Non
vogliamo creare disordini ma abbiamo paura: non si tratta di guerre di
religione. Noi di Cornigliano con la siderurgia per 30 anni abbiamo dato da
mangiare all´Italia e non vogliamo essere costretti a fare delle cose che
non vanno». Castelli spiega ancora e stavolta si sbilancia di più: «Il
governo non ha armi sugli strumenti urbanistici. Questa è una scelta
infelice perché qui non è possibile fare un edificio che richiami un numero
consistente di persone: è evidente che verranno fuori problemi di ordine
pubblico e quant´altro». Aggiunge che in effetti: «spesso le moschee sono
diventate centri che attirano anche terroristi e questo è preoccupante. Può
essere un problema di ordine pubblico e allora ne parlerò con il ministro
Pisanu».
E mentre incalzano le domande anche dei giornalisti, il ministro della
Giustizia osserva ancora: «certo che queste azioni non facilitano, anzi, mi
sembra una scelta un po´ irresponsabile». Non è necessario specificare,
perché lo fa lui poco più avanti: «Imporre è una scelta irrazionale, che
può portare gravissime conseguenze». Il paragone inevitabile è con quanto è
accaduto nelle periferie parigine: fare una moschea in un quartiere che non
la vuole conduce a questa deriva? «È certo che il destino dell´Italia se
non cambia radicalmente la politica dell´immigrazione è quello francese».
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"Eppure il vento soffia ancora...."
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antonio bruno FORUM AMBIENTALISTA MOVIMENTO ROSSO VERDE 339 3442011
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(luglio 2001).
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