da repubblica.it di MERCOLEDÌ 16 NOVEMBRE 2005
L´INCHIESTA
La testimonianza di un architetto genovese: "Ho detto no a Fiorani, la mia vita è stata stravolta"
Box, fabbriche dismesse e appartamenti gli affari liguri della "Lodi Real Estate"
"Volevano farci raddoppiare le volumetrie per guada- gnare di più"
MARCO PREVE
FERRUCCIO SANSA
GENOVA - «Abbiamo detto di no agli amici di Fiorani e da quel giorno, era l´ottobre 2002, la nostra vita è cambiata... processi, denunce e soprattutto minacce a noi, ai nostri figli...». Daniele Bianco e il suo socio di studio Gerolamo Valle sono due architetti genovesi. Quarantenni, uno studio da favola in un´antica villa affacciata sul porticciolo di Nervi, parentele eccellenti con i più importanti costruttori locali, la giusta dose di ambizione professionale. Nelle loro varie denunce, raccontano del loro rifiuto di raddoppiare la volumetria di un progetto, facendo così sfumare un affare colossale ad Imperia. Quello che ne segue sono due anni e mezzo di processi, poi di pressioni che sfociano in minacce sempre più pesanti.
Fino all´agosto di quest´anno, all´esplodere dello scandalo Antonveneta e al crollo, come un castello di carte, dell´impero di Fiorani. Emergono così i mille affari della "Lodi Real Estate", soprattutto in Liguria. Le località: Imperia, appunto, poi Celle Ligure, Nervi, Ceriale e forse Carasco, Portovenere e La Spezia.
Tutto cominciò nel 1998 a Nervi, nel Levante di Genova. Oggetto dell´interesse dei lodigiani è la fabbrica di cioccolato Aura. O meglio, la sua sede, quando la società viene posta in liquidazione strozzata da una valanga di debiti (circa 12 miliardi di lire) tutti contratti con Bpl. Non solo: ormai gli organi societari dell´Aura sono stati "invasi" dai lodigiani. A cominciare dall´onnipresente commercialista Aldino Quartieri. Alla fine l´Aura viene comprata da una ditta di trasporti di Lodi - il cui presidente del collegio sindacale è il presidente della Bpl - interessata a una variazione di destinazione d´uso: da industriale ad abitativo. Da fabbrica a complesso residenziale.
I lodigiani sbarcano poi a Celle Ligure. Puntano lo sguardo sulle aree attigue alla stazione che sono state vendute dalla società Metropolis. La società Lci, LigurCelle Immobiliare che sta realizzando 18 appartamenti e 300 box («ecomostro», lo chiama il parroco), vede impegnati il costruttore di Cogoleto Pietro Pesce (che poi rileva le quote dagli altri soci iniziali), Ambrogio Marazzina, e poi Gianpaolo Bruschieri responsabile della logistica dello stesso gruppo. Il cantiere è oggetto d´indagine per presunte violazioni urbanistiche e fiscali da parte del pm di Savona Gianbattista Ferro.
Basta? Neanche per idea. A Ceriale la Frontemare si propone per un intervento alberghiero e commerciale. E ancora: il gruppo Marazzina ha in programma operazioni a Carasco, Portovenere e La Spezia.
Ma il boccone più ghiotto resta il mega-progetto di Imperia. Soprattutto nell´ipotesi di aumentare la cubatura dell´80 per cento - da 90 a 160mila metri quadri - rispetto al progetto iniziale. «Ma noi ci siamo opposti a Fiorani», spiega Bianco. «Nel marzo del 2001 ci accordammo con la Pmg (srl registrata a Milano, che aveva acquistato la Immobiliare Liguria, proprietaria dell´area e di cui era amministratore Aldino Quartieri commercialista di Fiorani, ndr) per realizzare un progetto», racconta Bianco. E parla, senza mezzi termini, di un coinvolgimento diretto di Fiorani: «Il suo nome non compare sui documenti, ma nel febbraio 2001 lo abbiamo incontrato quando è venuto per verificare la fattibilità dell´operazione e dare il suo via libera. Ma nei mesi successivi i nostri interlocutori iniziarono a chiederci con sempre maggiore insistenza che aumentassimo le volumetrie edificabili per un guadagno ulteriore di 50 milioni. Era improponibile, lo stesso Comune dichiarò che quella metratura era fantascienza». E Bianco continua: «Nel maggio 2002 la Pmg - che nel frattempo aveva ottenuto dalla Banca di Lodi un fido di oltre 7 milioni di euro senza garanzie o ipoteche - ci diede il benservito accusandoci di inadempienze». È l´inizio di una battaglia legale non ancora conclusa. Ma soprattutto, come Bianco e Valle hanno raccontato ai magistrati liguri e milanesi, delle minacce: strane visite al bar sotto casa, telefonate alle mogli. Fino a una chiamata sul cellulare personale di Bianco: «Papà, papà», urla disperatamente un bambino. I carabinieri cominciano le indagini e trovano che le telefonate sempre più frequenti arrivano da autotrasportatori siciliani in odore di mafia. Il pm Sergio Merlo apre un´inchiesta. Non basta: un giorno si presenta un tale Piergiovanni M., pregiudicato, che a più riprese, con telefonate e con visite a Nervi, minaccia di morte gli architetti e il loro avvocato Enrico Misley.
Una storia lunga in cui compaiono, nel ruolo di mediatori tra le parti, personaggi che vivono sul filo tra politica e finanza come Edoardo Lupi e Angelo Tromboni (ex segretario Pci di Ivrea, toccato dal ciclone Tangentopoli). Oppure Andrea Billè, figlio del presidente della Confcommercio, che sosteneva di avere ottimi rapporti con Fiorani. Ma non se ne fece nulla. E le minacce oggi continuano. Daniele Bianco conclude lasciando uscire fuori il disagio profondo: «Se un giorno dicono che ho avuto un incidente o che mi sono ucciso, non ci credete».