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Szerző: brunoa01
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Tárgy: [NuovoLab] "Io, pestata alla scuola Diaz sentivo le ossa rompersi"
lavoro repubblica

Lena, giovane no global tedesca, da quella notte del 21 luglio ha perso il trenta per cento della funzionalità dei polmoni
"Io, pestata alla scuola Diaz sentivo le ossa rompersi"
G8, la drammatica deposizione in aula

"Mi hanno colpito con calci, bastoni e ginocchiate, trascinato per i capelli e gettato giù dalle scale. Pareva che si divertissero"
MASSIMO CALANDRI


NEL corso dell´ottava udienza del processo per l´irruzione poliziesca nella scuola Diaz durante il G8, mercoledì, è stata interrogata la prima testimone. Lena Z., giovane cittadina tedesca, la sera del 21 luglio 2001 si trovava insieme ad altri 92 no-global all´interno dell´istituto di via Cesare Battisti. Venne massacrata di botte, umiliata ed ingiustamente arrestata. La ragazza ha prima risposto alle domande del pm Enrico Zucca, quindi a quelle degli avvocati difensori dei 29 super-poliziotti ed agenti imputati. Ne è uscito un racconto drammatico e a tratti quasi insopportabile. Sembra impossibile credere che uomini della Polizia di Stato si siano comportati in maniera tanto inutilmente violenta e crudele: pure, in aula non era in discussione l´avvenuto bagno di sangue, l´indegna mattanza, quanto l´identificazione dei singoli responsabili. Giova ricordare che in questi giorni la polizia francese ha sospeso otto dei suoi funzionari, sospettati di aver picchiato senza giustificazione alcuni giovani durante i disordini scoppiati nella periferia parigina. E´ bastato il sospetto, per far scattare la sospensione. A Genova, dove il massacro è dato per scontato, i funzionari del Ministero dell´Interno sono stati tutti promossi. Questi passaggi più salienti della testimonianza di Lena Z.:
«Ho preparato il sacco a pelo e ho mandato un sms. All´improvviso ho sentito delle urla e delle finestre che si spaccavano, e sono uscita dall´aula e sono andata fino lì per vedere che succedeva». L´irruzione della polizia. «Avevo in quel momento la sensazione che questi ci avrebbero ammazzato di botte. Si poteva sentire la violenza nell´aria. Ci siamo nascosti in una piccola dispensa al quarto piano, quando abbiamo sentito passi molto pesanti da stivali. Si sentiva dei rumori come se la polizia picchiasse con bastoni contro il muro. Sono rimasta nella dispensa con le mani alzate. Un poliziotto è venuto lì e mi ha preso per i capelli e sono rimasta fuori con le mani alzate davanti ai poliziotti. Hanno iniziato a picchiarmi con i bastoni sulle spalle e sulla testa. Mi hanno colpito con dei calci nella schiena, sulle gambe, mi hanno picchiato sul fianco con i bastoni e ho cercato di pararmi dai colpi con le braccia sulla testa. Mentre mi picchiavano sentivo le costole rompersi. Poi la polizia mi ha tirato su e buttato contro il muro. Alla parete c´erano dei ganci per appendere le giacche e avevo la sensazione che mi potevano entrare questi ganci mentre mi buttavano contro la parete. Poi un poliziotto mi ha dato una ginocchiata in mezzo alle gambe e hanno continuato a picchiarmi e io sono scivolata contro la parete. Quando ero per terra hanno continuato a colpirmi». «Avevo la sensazione che si divertissero mentre mi stavano picchiando e che mi venivano fuori dei rumori mentre mi picchiavano sullo sterno. Avevo la sensazione che quando mi uscivano questi rumori dessero più gioia alla polizia, come se li incitasse». «Poi mi hanno buttato giù dalle scale, sono caduta di pancia. A destra e a sinistra c´erano poliziotti che camminavano di fianco a me e mi colpivano alla nuca e con i manganelli sulle dita. Un poliziotto mi ha alzato e trascinato per i capelli. Non potevo più camminare e le gambe pendevano dietro. La polizia che camminava dietro di me continuava a picchiarmi sulle gambe e sulla schiena. Vedevo solo macchie nere. Mi hanno gettato su altre due persone che erano nel corridoio. Non si sono mossi e io ho chiesto loro se erano vivi o morti in inglese. Ma non mi hanno risposto. Mi sono accorto che avevo la faccia insanguinata. Era una sensazione di terrore totale. E pensavo che sicuramente mi avrebbero ammazzato. La polizia e´ passata accanto a me e mi sputava in faccia, ognuno di loro. Si erano levati il foulard rosso dalla bocca». «Poi sono stata portata attraverso il cortile e fuori. Era buio, si potevano vedere i flash, la gente urlava, e mi facevano male gli occhi per i flash». Pronto soccorso del San Martino. «La prima cosa che mi ricordo e´ che c´erano tanti medici intorno al mio letto, e un medico mi ha spiegato che mi avrebbero messo un drenaggio polmonare, che le mie costole erano rotte e si erano infilzate nei polmoni, che sono collassati. Questo era il motivo per il quale non riuscivo a respirare. Durante il soggiorno con la polizia in ospedale, i poliziotti battevano con i manganelli all´interno della camera, in corridoio o sul pavimento. Inoltre spesso giocavano con le pistole». «Ho avuto due costole spezzate e un polmone perforato. Avevo ferite sulla testa suturate, traumi in tutto il corpo. Ho avuto un dito rotto. Parti delle frazioni del muscolo del polpaccio si sono strappati. Ho quasi sempre mal di schiena e soprattutto quando lavoro. Il mio medico dice che ho il trenta per cento in meno di volume polmonare. Dopo che sono tornata a casa avevo a che fare solo con le conseguenze dell´avvenimento. Andavo in continuazione dal medico. Prendevo morfina. Non riuscivo a vivere da sola la mia vita».






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