Autore: Info Lucca RdB Data: To: forumlucca Oggetto: [Forumlucca] TFR/ PROTESTA DEI SINDACATI DI BASE
CONTRO IL SILENZIO/ASSENSO
DISSENSO RUMOROSO
TFR/ PROTESTA DEI SINDACATI DI BASE DAVANTI A PALAZZO CHIGI
Contro lo scippo delle liquidazioni dei lavoratori
Roma, 10 nov. (Apcom) - I sindacati di base protestano davanti a Palazzo
Chigi contro "lo scippo del Tfr". In attesa di conoscere l'esito del
Consiglio dei ministri di oggi, che potrebbe non esaminare il provvedimento,
un capannello di rappresenanti dei sindacati di base, con addosso magliette
bianche con delle scritte rosse "contro lo scippo del Tfr", sta manifestando
a Piazza Colonna perchè "dietro questo provvedimento c'è troppa
disinformazione", commenta uno dei rappresentanti.
Se l'approvazione del decreto dovesse slittare, per i sindacalisti sarebbe
un punto a loro favore. "Più tempo passa più cresce la coscienza dei
lavoratori per questa vicenda". "E' grave - aggiungono - che ci sia una tale
disinformazione dietro una manovra truffaldina che punta sul silenzio
assenso. Combatteremo con ogni mezzo possibile per far fallire il decollo
dei fondi pensione".
IMPEDIRE LO SCIPPO DEL TFR E’ UNA POSSIBILITA’ CONCRETA!
dichiarazione di Paolo Sabatini
Coordinatore nazionale del Sincobas
Erano fissate in 30.000 le adesioni dei lavoratori della scuola (docenti e
ATA) necessarie a far decollare operativamente l’unico fondo pensionistico
già operativo nel comparto pubblico: il fondo “Espero”.Il giornale di
Confindustria ”Il sole 24 ore” è costretto ad annunciare che solo 5700
lavoratori della scuola vi hanno aderito. L’obbiettivo delle 30.000
adesioni che CGIL-CISL-UIL e Ministero dell’istruzione si erano dati,
viene considerato ormai irraggiungibile. Nonostante mesi di propaganda
massiccia, valanghe di opuscoli informativi, richiami in busta paga,
assemblee straordinarie in cui hanno parlato solo loro - in virtù degli
accordi sottoscritti da CGIL-CISL-UIL è fatto divieto a tutti i sindacati
di base e ai singoli delegati RSU di poter convocare assemblee – il
“risultato” per chi ha sostenuto questa operazione è deludente!
Soltanto 5700 lavoratori su circa 1 milione e 200 mila dipendenti del
comparto scuola hanno deciso di destinare il TFR al fondo ”Espero”.
Sarà per il nome del fondo troppo esplicito, visto che quando si tratta di
pensioni non si può ”sperare” ma occorre la certezza che la pensione ci
sia? No di certo! Pensiamo che la spiegazione sia più seria e fondata.
Nei mesi scorsi avevamo invitato le lavoratrici ed i lavoratori della scuola
a non aderire al Fondo Espero segnalando i rischi che l’adesione avrebbe
comportato: da una parte l’incerto rendimento dei fondi e dall’altra la
perdita di un’idea collettiva di previdenza pubblica dignitosa per
tutti/e. Forse i più informati hanno anche letto su giornali e riviste che
il TFR ha avuto, sul lungo periodo, un rendimento migliore dei principali
fondi pensionistici esistenti. Quello che arriva dai lavoratori della scuola
è dunque un segnale importante che fa ben sperare..
Per questo oggi Sincobas, Sult, Cnl, Cub, Unicobas e Usi hanno manifestato
davanti a Palazzo Chigi dove il Consiglio dei Ministri doveva discutere il
decreto sul TFR per dire che quella non è la soluzione al problema dei
bassi rendimenti pensionistici conseguenti alle controriforme pensionistiche
Amato e Dini. Anche se il Governo, come annunciato, varerà comunque il
decreto legge sulla previdenza integrativa c’è la possibilità concreta
che lavoratrici e lavoratori rifiutino in massa di destinare il proprio TFR
ai fondi pensioni. Per farlo dovranno inviare, a partire da gennaio del
2006, un modulo che metteremo a disposizione non appena il decreto
annunciato a più riprese dal ministro Maroni verrà realmente approvato.
Se i lavoratori si rifiuteranno di aderire ai fondi pensione dimostrando in
questo modo di non considerarli una efficace soluzione al problema
dell’insufficiente rendimento pensionistico, si dovrà trovare un altro
meccanismo per garantirci almeno quello che avevamo prima.
La discussione potrebbe essere così riportata sul giusto binario perché il
tema vero è: come garantire che, dopo una vita di lavoro, la pensione
corrisponda grosso modo all’ultimo stipendio? Per fare ciò occorre una
proposta che unisca, che non crei steccati e barriere tra comparti, tra
lavoratori giovani e anziani, stabili e precari. Per fare ciò occorre
costruire garanzie pubbliche collettive, altro che fondi di categoria, altro
che regole diverse a seconda del comparto!