-----Messaggio originale-----
Da: Dino Ferri [
mailto:ferri53@cheapnet.it]
Inviato: martedì 8 novembre 2005 22.28
A: Adriano Licini; AIRONE; ALESSANDRA FIORI; ALLE FALDE DEL
KILIMANGIARO; AMBIENTE E FUTURO; AMICI DELLA MONTAGNA; Annarosa;
ASSESSORE ALL' AMBIENTE DELLA PROVINCIA DI LUCCA; ATTILIO TONGIORGI;
BERTONCINI MARCO; CAI SARZANA; CAI CARRARA; CAI FORTE DEI MARMI; CAI
GARFAGNANA; CAI LIVORNO; CAI LUCCA; CAI MASSA; CAI VIAREGGIO; CLAUDIO
PALAGI; ELENA BERTOLI; ELIA PEGOLLO; ELODIA GUIDUGLI; EUGENIO CASANOVI;
EZIO GALLORI; FABIO LUCCHESI; Francesco Tolaini;
gaudenzio.mariotti@???; GIOVANNA DURANTI; LUCIANO CELI; MARIO
SALVADORI; MASSIMILIANO PIACENTINI; NADIA SIMONINI; Nicola Lazzarini;
pguidetti@???; RADIO CAPITAL; RICCARDA BEZZI; SEVERINO MELONI;
simona.giannini2003@???; Stefano Pucci; VERDI LUCCA; ASSESSORE
ALL' AMBIENTE DELLA PROVINCIA DI LUCCA; PRESIDENTE DELLA PROVINCIA DI
LUCCA
Oggetto: Re: I: [MWWilderNet] Inoltra: Pietà per il marmo della Pietà
info MW ha scritto:
>----- Original Message -----
>From: Pier Luigi Giannetti <plgiannetti@???>
>To: <MWWilderNet@???>
>Sent: Tuesday, November 08, 2005 12:21 PM
>Subject: [MWWilderNet] Inoltra: Pietà per il marmo della Pietà
>
>
>--- In Verditoscana@???, "Pier Luigi Giannetti"
><plgiannetti@v...> ha scritto: Invio un articolo uscito su il venerdi
>di repubblica Pier Luigi Giannetti
>----------------------------------------------------------
>
>Perché si continua a scavare senza pietà il marmo della Pietà Luigi
>Bignami
>
>IL VENERDI di REPUBBLICA, Supplemento de LA REPUBBLICA, 28 OTTOBRE
>2005, n. 919, 106-109
>
>Italia Nostra denuncia: del prezioso materiale vengono estratte cinque
>milioni di tonnellate l'anno, contro le 300 mila di mezzo secolo fa. E
>il bello è che non servono per fare statue, ma per filtrare i fumi
>delle ciminiere. Perché si continua a scavare senza pietà il marmo
>della Pietà Pietà per il marmo della Pietà. L'invocazione arriva da
>Italia
>Nostra: «Nell'ultimo ventennio è stato estratto più materiale dalle
>Alpi Apuane che nei duemila anni precedenti. E la crescita sembra non
>avere fine» dice Mario Venutelli, presidente della sezione Apuo-
>lunense dell'associazione ambientalista. Ma non è il solo a
>preoccuparsi, gli appelli per una maggior tutela dell'area da cui si
>ricava il celebre marmo di Carrara sono stati sottoscritti anche dai
>premi Nobel come Rita Levi Montalcini e Mikhail Gorbaciov. D'altra
>parte, l'accelerazione dell'attività estrattiva sta modificando
>radicalmente il paesaggio. «La Focolaccia, il più alto valico delle
>Apuane, tra il monte Cavallo e la Tambura, è stato "abbassato" di oltre
>50 metri» spiega Elia Pegollo, presidente dell'associazione Pietra
>Vivente. «Non solo, il monte Serrone, che domina Carrara, non è più
>quello ritratto nelle cartoline di qualche anno fa e i carraresi non lo
>chiamano più, come facevano un tempo, il piccolo Cervino. Il Carchio ha
>perso la sua caratteristica cuspide e sul monte Altissimo, la montagna
>cara a Michelangelo, certe sorgenti ormai sputano fango anziché acqua».
>I dati raccolti da più fonti parlano chiaro: nell'arco di un
>cinquantennio si è passati da trecentomila a oltre cinque milioni di
>tonnellate di marmo estratte l'anno. Tanto per farsi un'idea: una
>quantità sufficiente a pavimentare, con piastrelle di marmo spesse un
>paio di centimetri, un'autostrada di otto corsie lunga quanto l'intera
>Penisola. La frenetica attività di scavo è testimoniata anche dagli
>oltre mille camion che ogni giorno, stracolmi di pietra, lasciano
>Carrara. Ma cosa ha reso così ricercata una roccia apprezzata in
>passato soprattutto dagli artisti, da Michelangelo al Bernini, da
>Canova a Thorvaldsen e Moore? A sorpresa, la risposta non ha molto a
>che fare con pavimenti, rivestimenti o fregi, insomma con gli usi
>classici del marmo. Ma piuttosto con gli usi industriali del carbonato
>di calcio, la sostanza di cui è composto il marmo. Da alcuni anni lo si
>usa infatti per «patinare» la carta, per assorbire i fumi acidi che
>si formano nelle centrali elettriche a combustibili fossili e come
>sbiancante in vari processi chimici. Con la crescente richiesta di
>carbonato di calcio, prima si è iniziato con il portare a valle i
>massi di scarto, poi, vista la resa economica, si è deciso di
>estrarre direttamente marmo a questo scopo. «Il risultato è che oggi
>due terzi dei camion che passano per le città non trasportano marmo
>statuario, bensì blocchi per fini industriali» dice Venutelli. Per
>soddisfare questo aumento esponenziale della richiesta la tecnologia
>ha dato forma a macchine che, affondando nel marmo le loro catene
>diamantate, estraggono in un'ora ciò che solo venti anni fa
>richiedeva un giorno di lavoro. «Un'altra causa dell'insulso
>smantellamento delle Apuane è la spietata concorrenza di altri
>Paesi, come Cina e India, che ormai hanno imparato dagli esperti di
>Carrara come estrarre e lavorare il marmo». Le conseguenze? Se nel
>passato a Massa e Carrara era attiva una fiorente industria della
>lavorazione del marmo estratto all'estero, ora questo non succede
>più. In ogni Paese dove sì estrae marmo si è imparato a lavorarlo,
>quasi sempre grazie all'aiuto delle industrie italiane che
>fabbricano le macchine. La spietata concorrenza su tutti i versanti,
>sempre secondo Italia Nostra, ha portato i proprietari delle cave a
>svendere il marmo di Massa e Carrara come fosse una roccia
>comunissima, pur di essere competitivi sul mercato. Ciò obbliga a
>estrarne quantità che venti o trent'anni fa sembravano
>inimmaginabili. La conferma viene dalla Omnia, una multinazionale
>che da quarantanni prende il marmo sulle Alpi Apuane. «Per i diversi
>scopi estraiamo circa duecento tonnellate di marmo a settimana»
>ammette Wasim Accardo, responsabile della società. Ciò significa che
>la Omnia da sola preleva diecimila tonnellate l'anno. Una così
>gigantesca macchina estrattiva avrà almeno creato
>occupazione... «Macché, sta avvenendo il contrario» spiega
>Venutelli. Gli addetti alle cave, infatti, sono scesi dai 14 mila
>del primo Novecento agli attuali 1000-1500 e continuano a diminuire.
>Lo sviluppo di nuove e tecnologie per l'estrazione ha infatti
>portato a un notevole aumento della produttività per addetto: si è
>passati dalle cinquanta tonnellate l'anno di cinquant'anni fa alle
>seicento tonnellate annue negli anni Ottanta fino alle attuali mille
>tonnellate. Accanto alla distruzione del paesaggio, con le montagne
>che cambiano forma perdendo le loro cime, c'è il rischio di vedere
>compromesso il patrimonio ecologico delle Apuane. Le precipitazioni
>e le grandi altezze hanno consentito l'insediamento di piante
>nordiche, tipiche dell'Artico o della Siberia, mentre la vicinanza
>del mare ha permesso la crescita di piante mediterranee. Delle 5.599
>specie floristiche d'Italia, poco meno della metà sono presenti
>nelle Alpi Apuane. «È un patrimonio di enorme significato
>scientifico, che non può essere amministrato con sufficienza»
>conferma Fabio Garbari, biologo dell'Università degli Studi di Pisa.
>Ma ci sono soluzioni a tutto questo? «Ci sarebbero» risponde
>Venutelli. «Bisognerebbe chiudere le cave che oggi sono all'interno
>del Parco delle Apuane e che, invece, continuano a ottenere
>proroghe. Inoltre sarebbe necessario salvaguardare alcune aree che
>raccontano la storia di duemila anni di estrazioni. Vi sono ancora
>cave romane, le poche a non essere state distrutte, che andrebbero
>trasformate in siti archeologici, allontanando da esse le cave
>attive. E poi bisognerebbe ridare il giusto valore al marmo di
>Carrara, reso immortale della Pietà o dal David e ora svenduto per
>filtrare il fumo delle ciminiere».
>
>Note aggiuntive nell'articolo
>DUE MILLENNI DI ESTRAZIONI
>DALL'APPENNINO AI FORI - Furono i Romani i primi a sfruttare
>industrialmente il marmo delle Alpi Apuane. Avevano operai
>specializzati nelle diverse fasi della lavorazione e carri con ruote
>dentate per il trasporto dei blocchi. MATERIA D'ARTISTA - E' stato il
>marmo preferito dai grandi scultori di ogni epoca. Michelangelo saliva
>lui stesso sul monte Altissimo per scegliere i blocchi da cui
>"estrarre" i suoi capolavori. SI VOLTA PAGINA - Il carbonato di calcio
>(di cui è fatto il marmo) è una delle sostanze utilizzate per rendere
>più lucida e più bianca la carta «patinata» di libri e riviste.
>BLOCCHI ANTINQUINAMENTO - Il carbonato di calcio abbatte
>l'inquinamento perché reagisce con l'anidride solforosa (emessa
>dalle centrali termoelettriche e causa delle piogge acide) dando
>gesso e acqua.
>MONTAGNE FERITE - Sopra, una cava di marmo sulle Alpi Apuane. A
>fianco, la riforestazìone di una cava abbandonata
>Un progetto recupero a fini teatrali - QUANDO LA CAVA DIVENTA CAVEA.
>Da qualche anno alcune amministrazioni locali si impegnano per il
>recupero delle cave che hanno esaurito la loro fase produttiva. Ma
>come si possono far rimarginare le ferite che l'uomo ha inferto alla
>montagna? Ripristinando i versanti distrutti dalle ruspe, avendo
>però cura che il deflusso delle acque piovane non aggravi il
>dissesto idrogeologico e coltivando alberi ed erbe tipici dell'area.
>Interventi che richiedono una seria progettazione, tanto che
>il «recupero» andrebbe pianificato ancor prima di cominciare a
>estrarre materiale dalla cava. In alcuni casi, però, si sceglie di
>non nascondere le voragini dovute all'attività estrattiva: a
>Pusiano, in provincia di Como, per esempio, una cava di carbonato di
>calcio, aperta nel 1932 e chiusa negli anni Settanta, è stata
>riconvertita in un suggestivo teatro all'aperto. Le scavatrici che
>per anni hanno lavorato lì sono esibite come reperti di archeologia
>industriale, pneumatici di grandi dimensioni sovrapposti formano
>totem (chiamati anche archeogomme) e delimitano le diverse zone
>dell'anfiteatro. E qui oggi, sfruttando la naturale acustica delle
>pareti di calcare, si mettono in scena opere e rappresentazioni
>teatrali, (l.b.)
>
>
>Luigi Bignami
>--- Fine messaggio inoltrato ---
>
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la manifestazione del passo della focolaccia a segnato una svolta
storica per la tutela e la salvaguardia
delle alpi apuane questa ne è l'ennesima riprova, grazie a quella
manifestazione che ha portato all'attenzione
di tutti gli scempi e le devastazioni che si stanno perpretanto sulle
alpi apuane facendole diventare un caso
nazionale, oggi tutti ne parlano uno stimolo in più ad andare avanti.
nel prossimo numero del giornale dell'associazione ambietalista
mountainwilderness è stato dedicato molto
spazio alla manifestazione della focolaccia correlato da diverse
fotografie. mountainwilderness tra le grandi associazioni è quella che
si batte con
più determinazione contro lè devastazioni
che affliggono lè apuane basta guardare il loro sito internet per
rendersene conto.
comitato sos alpi apuane
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09/11/2005