Autor: xawcos@tin.it Data: Para: Consumo-critico-msf Assunto: [Consumo critico - Milano Social Forum] Armi di distruzioni di massa
07.11.2005
Falluja: la città bombardata con il fosforo dagli Usa
di
Toni Fontana
Nella guerra in Iraq, decisa e combattuta per scovare e
distruggere le armi di distruzione di massa di Saddam Hussein, mai
trovate, sono stati usati da parte dell’Esercito americano agenti
chimici che hanno provocato la morte di civili. È quanto emerge da un’
inchiesta condotta da RaiNews 24, che ha tra l’altro raccolto alcune
testimonianze di marines americani che hanno preso parte ad uno dei più
sanguinosi e soprattutto misteriosi episodi della guerra in Iraq: l’
assedio della città sunnita di Falluja, che si è concluso un anno fa.
In quella occasione gli assalitori fecero largo uso di fosforo bianco e
napalm, armi che uccidono provocando un calore intenso che “scioglie” i
corpi o genera terribili ustioni. L’uso del napalm durante la prima
fase dell’attacco terrestre nel sud dell’Iraq era noto ed era stato
documentato da reporter che avevano visto cadaveri di soldati iracheni
carbonizzati. Il Pentagono, dopo aver inizialmente cercato di negare l’
evidenza, ha ammesso l’uso del Napalm «verde», meno inquinante di
quello usato in Vietnam, e dunque «ecologico». I nemici muoiono, ma non
inquinano. Il filmato della Rai ricorda anche che armi dello stesso
tipo vennero usate da Saddam alla fine degli anni ottanta per
sterminare la popolazione curda.
Ora, grazie alle testimonianze
raccolte da RaiNews 24, si viene a sapere che non solo il napalm, ma
anche il fosforo bianco, sono stati usati anche nelle fasi successive
del conflitto con effetti devastanti come mostrano le immagini del
bombardamento di Falluja e soprattutto le terrificanti fotografie che
mostrano le vittime civili dell’assedio della città sunnita che,
ufficialmente, cioè secondo il comando Usa ed il giornalisti embedded
al seguito, si è concluso con l’uccisione di «2mila terroristi» e
nessun civile. L’inchiesta è stata presentata lunedì nei locali della
Federazione della Stampa dal direttore di RaiNews 24 Roberto Morrione,
da Sigfrido Ranucci, il giornalista che ha raccolto la documentazione e
le testimonianze, e dal curatore della trasmissine Maurizio Torrealta.
Oltre alle sconvolgenti immagini raccolte sul campo, il filmato propone
la testimonianza del marine Jeff Englehart che tra l’altro dichiara
davanti alla telecamera di RaiNew 24: «Ero in missione a Falluja all’
interno della ranger zone, ero a 150 metri da dove si svolgeva l’
attacco, abbiamo ricevuto l’ordine diretto che qualsiasi individuo che
camminava o si muoveva era un obiettivo. Quando siamo arrivati in Iraq
c’era uno standard di combattente: dai 18 al 65 anni, ma quando siamo
giunti a Falluja il target è sparito perché effettivamente in città c’
erano ragazzi di 10 anni che usavano il mitra. A Falluja ho visto i
corpi bruciati di donne e bambini, il fosforo esplode e forma una nube.
Chi si trova nel raggio di 150 metri è spacciato. Il fosforo brucia i
corpi, addirittura gli scioglie».
Il soldato conferma anche che è
stato fatto largo uso degli agenti chimici: «Ho sentito per radio l’
ordine di fare attenzione perché veniva usato il fosforo bianco, nel
linguaggio militare viene chiamato Willy Pete». Il filmato dimostra
che, contrariamente a quanto detto dal Dipartimento di Stato, il
fosforo non è stato usato in campo aperto per illuminare le truppe
nemiche. Per questo scopo sono stati usati i traccianti. Questa pioggia
di fuoco, scaraventata dagli elicotteri americani la notte dell’8
novembre (che si vede nel filmato Ndr) sta a provare che l’agente
chimico è stato usato in maniera massiccia e indiscriminata. L’
inchiesta propone anche la testimonianza di Peter Kaiser, dell’ufficio
Onu che si occupa del controllo sugli armanenti, secondo il quale il
fosforo considerato «arma chimica» quando viene utilizzato contro le
persone e non come fumogeno o innesco per altri tipi di bombe. L’
inchiesta intitolata “Falluja, la strage nascosta” squarcia dunque il
velo che il comando Usa ed il giornalismo al seguito ha creato attorno
ad un episodio cruciale della guerra, l’assalto di Falluja,
giustificato come necessario per colpire e distruggere i covi di Al
Qaeda.
Un esperto militare conferma all’Unità che «il fosforo bianco
penetra nella carne e continua a bruciare», ed aggiunge che la
convenzione sulle armi chimiche non vieta espressamente questi tipo di
armamento. Il generale Franco Angioni, oggi parlamentare Ulivo-Ds, fa
notare che «fosforo bianco e napalm sono tecnicamente elementi chimici.
Il fosforo, quando viene a contatto con l’ossigeno, sprigiona un forte
calore che può provocare ustioni anche di terzo grado. Chi si trova in
quell’area non ha scampo. I trattati internazionali vietano in primo
luogo l’uso di gas asfissianti o irritanti. Negli anni 80 alcuni stati
proposero, ma senza riuscirvi, di vietare anche napalm e fosforo bianco
che sono considerati armi letali ed svolgono un’azione deleteria,
agendo tuttavia in un ambito circoscritto, hanno 50-100 metri di
portata. Napalm e fosforo non possono dunque essere considerate armi di
distruzione di massa, ma, tecnicamente, si tratta di elementi chimici».