著者: antonio bruno 日付: To: ambiente_liguria CC: forumambientalista, forumgenova, forumsociale-ponge 題目: [NuovoLab] al via la rete del riciclo
liberazione sabato 29 ottobre 2005
Rifiuti, al via la rete per il riciclo
Promossa da Italia Nostra, l'iniziativa valuterà costi e possibilità della
raccolta differenziata realizzabile dagli italiani
Federico Valerio*
L'interessante convegno sulla gestione dei materiali post consumo
organizzato dalla Provincia, che si è tenuto ieri a Roma, ha il merito di
aver sgombrato il campo dall'ambiguità sulla termovalorizzazione come
scelta "moderna" legata ad un sano sviluppo economico. La vice presidente
della Provincia di Roma, nel suo interessante intervento infatti, ha
sottolineato che è necessario «evidenziare una sorta di conflitto di
interesse tra l'introduzione di un "buco nero" qual è un inceneritore di
contro alla scelta del recupero e riciclo».
E' proprio così: c'è una contraddizione tra scelte basate su grandi
impianti, ad uso intensivo di capitale, e quello basato sull'uso del
lavoro, della conoscenza del territorio come nel caso della raccolta
differenziata. «Oggi - ha detto ancora Rosa Rinaldi - le aziende di "igiene
urbana" hanno di fronte un'alternativa: la scelta "capital intensive" o la
scelta "labor intensive"». Dunque il convegno ha stabilito una volta per
tutte che quando si parla di rifiuti non si sta parlando solo del marginale
e noioso problema di che farne: si parla infatti di scelte di modelli di
vita, di comportamento, economici e culturali. Non è uno scherzo, è proprio
così.
Oltre a progetti di nuovi impianti di termovalorizzazione in questi mesi
giungono notizie che per quasi tutti i trenta impianti già operanti nel
nostro paese e che trattano l'11,6 % dei rifiuti urbani è previsto
l'ampliamento. L'Italia si attrezza a incenerire circa il 60% dei suoi
rifiuti e sarà il paese europeo con il maggior numero di inceneritori. La
via della "termovalorizzazione" viene fatta passare da tutte le
amministrazioni (di destra, di centro, di sinistra) e dalla stragrande
maggioranza dei media come obbligata scelta di progresso e civiltà.
E invece, aldilà delle numerosissime ragioni contrarie all'incenerimento
dei rifiuti (ragioni ambientali, economiche, logistiche) ce n'è un'altra,
fortissima: incenerire i rifiuti vuol dire "benedire" il consumo
dissennato di merci. La realtà del pianeta, della sua economia, delle sue
risorse mandano chiari segnali che la strada da imboccare è quella opposta.
La modernità non è un concetto che si può tirare solo e soltanto dalla
parte dello "sviluppismo".
Molti poi sostengono che incenerire i rifiuti "costa meno". Anche questo è
falso. E' vero invece che il sistema di gestione più economico dei
materiali post consumo è la loro raccolta differenziata e il loro
riciclaggio. Infatti il sistema riciclo avanza. In Europa, nel 2002 si è
riciclato il 55% degli imballaggi immessi al consumo e il record è della
Germania che, nello stesso anno, riciclava il 74% degli imballaggi. Il 51%
di riciclaggio degli imballaggi raggiunto in Italia nel 2002, colloca il
nostro paese verso la parte bassa della classifica, insieme a Francia,
Spagna ed Inghilterra; ma nel 1998 riciclavamo solo il 32%. Di queste ed
altre importanti notizie, tutti gli italiani sono tenuti completamente
all'oscuro.
Nel frattempo, nel nostro Paese, a fronte di decine di progetti di nuovi
inceneritori e di decine di nuovi ampliamenti sono sorti altrettante decine
di comitati di cittadini contrari a vedersi sorgere questi impianti vicino
alle loro case. Il fenomeno riguarda ormai migliaia di italiani, da Trento
ad Aragona (Sicilia) che, raccolgono firme, organizzano cortei e
manifestazione, cercano di farsi ricevere dal loro sindaco e dai loro
eletti, scrivono ai giornali, si documentano, organizzano convegni e
dibattiti, si scambiano informazioni attraverso internet. Ci si accorge
però dell'esistenza dei comitati quando i più esasperati provocano blocchi
del traffico e pesanti interventi delle forze dell'ordine. In questi casi
il fenomeno è spesso liquidato con esplicite accuse, mai provate, di
connivenza o strumentalizzazione dei manifestanti con la malavita
organizzata. Quando va bene, il dissenso viene banalizzato come opera di
gente sprovveduta e male informata, succube della sindrome di Nimby.
Nimby è l'acronimo di "Not In My Back Yard", "Non lo voglio nel mio
giardino" e con il presupposto di avere a che fare con gente ignorante,
strumentalizzata ed egoista, il governo ha mobilitato fior di esperti in un
apposito Forum (Forum Nimby) il cui compito è neutralizzare il dissenso e
poter partire, senza intoppi, con la realizzazione di queste e di altre
grandi opere (treno veloce, ponte sullo stretto di Messina, centrali a
carbone ). La realtà è che quasi nessun comitato anti inceneritore è
affetto dalla sindrome Nimby, anzi molti di essi esplicitamente scrivono
sui loro striscioni lo slogan "In nessun giardino": affermazione possibile
e credibile, perché l'incenerimento dei rifiuti non è obbligatorio e
certamente non è la scelta prioritaria.
Decine di studi scientifici dimostrano che la scelta del riciclo, rispetto
alla termovalorizzazione garantisce un minor impatto ambientale, un maggior
risparmio energetico, una minore emissione di gas serra e un minor costo.
Proprio in questi giorni un'indagine condotta dalla facoltà di Economia
dell'Università La Sapienza di Roma ha verificato che i prodotti di carta,
plastica, legno e gomma realizzati con materiali riciclati, costano meno
degli stessi prodotti realizzati con materie prime vergini. Così agli amici
degli inceneritori resta solo una cosa da fare per non restare a secco di
combustibili nei loro costosissimi impianti: far si che gli italiani non
possano praticare una seria raccolta differenziata. La scusa è che non
siamo disponibili a cambiare le nostre abitudini, il che rende impossibile
passare dalla raccolta a cassonetto a quella a domicilio con il sistema
"porta a porta" che garantisce rese di alta qualità, superiori al 70%
Per smentire questa affermazione, Italia Nostra ha lanciato in questi
giorni un progetto nazionale che si chiama Cittadini in Rete per il
Riciclo. Il progetto prevede che chi aderisce pesi per quattro mesi le
singole frazioni di scarti separati per la raccolta differenziata e invii,
tramite internet, i risultati finali ad Italia Nostra che provvederà a
valutare la percentuale media di raccolta differenziata che sono in grado
di realizzare gli italiani, la vera quantità di materiali post consumo
prodotta da ogni componente la famiglia e, in particolare, quanto costa
alle nostre famiglie lo smaltimento dei "rifiuti" da loro effettivamente
prodotti. Per partecipare bisogna scaricare la tabella su cui segnare i
pesi dal sito www. italianostra. org e scrivere una mail di adesione a
retericiclatori@italianostra. org.
I risultati preliminari ci fanno pensare che ci saranno delle sorprese, in
particolare il prezzo assurdo fatto pagare agli italiani per lo smaltimento
dei loro rifiuti, specialmente con la tassa basata sui metri quadrati
dell'abitazione, costi certamente destinato ad aumentare se prevarrà la
scelta della "termovalorizzazione". Ai costi della Tassa rifiuti già da
oggi sono da aggiungere altre due tasse occulte che pesano sui bilanci
famigliari: circa sette centesimi che si pagano per ogni chilo di
imballaggio acquistato e che vanno al Consorzio Imballaggi (Conai) per
pagare gli imballaggi raccolti in modo differenziato da avviare al riciclo
e i circa 14 centesimi a chilovattore regalati ai gestori dei
termovalorizzatori, diventati per legge, tutta italiana, una fonte di
energia rinnovabile. Anche questi incentivi sono soldi sottratti dalle
tasche di tutti gli italiani, attraverso maggiorazioni sulla bolletta
elettrica mentre la soluzione del problema è lì a portata di mano:
economica, civile, responsabile. Perché è così impopolare presso i nostri
governanti?