[NuovoLab] Guerra: salpano i soldi per le fregate

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Szerző: antonio bruno
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secolo xix

"Salpano" i fondi per le Fremm
Annullato ieri il vertice con sindacati e Fincantieri perché il problema è
stato risolto. L'intervento del sottosegretario Letta
Trovati i contributi con un emendamento alla Finanziaria

Genova Salta il vertice a Palazzo Chigi per le "Fremm". Stavolta, però, per
una buona notizia: c'è il finanziamento per far partire il programma
italiano delle nuove fregate multimissione destinate alla Marina Militare.
L'annuncio viene dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni
Letta, attraverso la lettera con la quale annulla l'appuntamento
precedentemente fissato con le organizzazioni sindacali. Grazie a un
emendamento alla Finanziaria attualmente in discussione in Parlamento,
infatti, il governo autorizza contributi quindicennali di 30 milioni di
euro a partire dal 2006 e anche per il 2007, aumentando la somma di
ulteriori 75 milioni (diventeranno quindi 105 in tutto) a decorrere dal
2008. Ritenendo «praticamente risolto il problema» - scrive Letta in una
comunicazione indirizzata a Fiom, Fim e Uilm, ai ministri Antonio Martino
(Difesa), Claudio Scajola (Attività Produttive) e Giulio Tremonti
(Economia), nonché all'amministratore delegato di Fincantieri, Giuseppe
Bono - «la riunione prevista viene rinviata».
Mai disdetta fu più benvenuta, considerato l'allarme provocato dalla
mancata firma dell'accordo con la Francia durante il recente vertice
bilaterale di Parigi fra una nutrita delegazione tricolore, guidata dal
premier Silvio Berlusconi, con il presidente francese Jacques Chirac e i
suoi ministri. Il programma "Fremm", infatti, nasce da un accordo in base
al quale saranno realizzate 27 imbarcazioni da guerra di nuovissima
generazione, delle quali 10 destinate alla Marina Militare italiana e 17 a
quella d'Oltralpe. I "cugini" sono pronti da tempo, mentre il nostro Paese
ha dovuto fare, e rifare, i conti con una crisi economica e un dissesto del
bilancio statale che ad un certo punto hanno davvero rischiato di far
saltare l'operazione.
Oltre che esporre l'Italia a una pessima figura internazionale - in parte
già consumatasi con la mancata firma dell'intesa e con spiegazioni affidate
a pietose bugie su improbabili e inverosimili «problemi tecnici» - la
rinuncia alle "Fremm" avrebbe significato un colpo durissimo per
l'industria navalmeccanica tricolore. E per la Liguria in particolare. Le
fregate, infatti, saranno costruite, per la parte italiana, da Orizzonte
Sistemi Navali, una joint-venture partecipata al 51% da Fincantieri e al
49% da Finmeccanica. Operativamente, Orizzonte agisce negli stabilimenti di
Riva Trigoso (Genova) e del Muggiano (La Spezia) e garantirà a Fincantieri
almeno il 50% del carico di lavoro dei prossimi 10-15 anni. Compensibile,
dunque, sia l'ansia dei lavoratori sia le aspettative di Bono, numero uno
del gruppo navalmeccanico. Ma anche Pier Francesco Guarguaglini si è
fortemente speso sull'operazione, che assicura a Finmeccanica importanti
commesse nei sistemi d'arma. L'altro ieri, a Spezia, il numero uno della
holding aerospazio & difesa aveva espresso «grande ottimismo», lasciando
intuire che la situazione era in procinto di chiarirsi. E, infatti, cosìè
avvenuto.
Per Antonio Apa, leader della Uilm genoevse, «si tratta del succeso della
mobilitazione sindacale e dei lavoratori, la cui pressione è stata
determinante per assicurare nuove certezze al sistema industriale genovese
e ligure nel suo insieme». Apa dà atto «al sottosegretario Gianni Letta e
al ministro Claudio Scajola essersi spesi proficuamente per superare
l'impasse», mentre di tutt'altro tono sono le considerazioni di Sandro
Bianchi, coordinatore nazionale della Fiom-Cgil per la cantieristica
navale, secondo il quale «il governo si è assunto la responsabilità di
rinviare l'incontro con i sindacati sulla questione Fremm, sostenendo che
il problema sarebbe già risolto da un emendamento alla Finanziaria, ma in
questa vicenda ci sono già stati troppi annunci poi clamorosamente smentiti
dai fatti. Quindi, la diffidenza è d'obbligo e per fare definitivamente
chiarezza sarebbe stato meglio non disdettare l'incontro, anziché pensare
di risolvere tutto con un fax».



Luigi Leone