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da lanuovaecologia.it
Lunedì 24 Ottobre 2005
Rifiuti, maxiblitz del Noe
Sono imponenti i numeri di Sinba, l'operazione condotta dai carabinieri nel centro-nord: 31 arrestati e 68 indagati tra imprenditori, funzionari e appartenenti alle forze dell'ordine
Nasce la dogana dell'eco-illegalità
Associazione per delinquere, disastro ambientale, turbativa d'asta, truffa aggravata e traffico illecito di rifiuti. Questi i reati per cui sono stati arrestate 31 persone e indagati altre 68 tra imprenditori, professionisti, funzionari pubblici, appartenenti alle forze dell'ordine e ad enti amministrativi di controllo. Tutto nel corso di un vasta operazione dei Noe, il nucleo ecologico dei Carabinieri, in corso dalle 4 di questa mattina in tutto il centro-nord.
Nell’operazione, denominata Sinba (Siti di interesse nazionale bonifiche attivate), sono stati impegnati oltre 400 carabinieri in collaborazione con dieci comandi provinciali di Toscana, Liguria, Lombardia e Veneto, e coordinato dalla Procura della Repubblica di Massa Carrara. Hanno eseguito 120 perquisizioni e 200 sequestri fra opere pubbliche, impianti industriali e centinaia di automezzi.
«L'indagine - dicono gli inquirenti - ha svelato l'esistenza di un’articolata organizzazione che si occupava del traffico
illecito di rifiuti, provenienti dalla bonifica di siti inquinati, che venivano interrati e nascosti in ripristini ambientali e in altre opere pubbliche».
In un solo anno di attività l’organizzazione eco-criminale avrebbe smaltito illecitamente almeno 1.200.000 tonnellate di rifiuti, realizzando un profitto di circa 90 milioni di euro. Secondo le indagini, l'organizzazione riusciva a condizionare alcuni enti pubblici per ottenere l'aggiudicazione degli appalti, servendosi di organi amministrativi di controllo e di appartenenti alle forze di polizia. Commissionando inoltre la sistematica falsificazione dei certificati e dei documenti di trasporto dei rifiuti.
Sinba, tutti i numeri
Il documento dei carabinieri che racconta l'operazione attraverso i numeri. Sono 68 gli arresti, 21 le aziende coinvolte, 31 i provvedimenti restrittivi e 200 i sequestri. Ricostruite tutte le fasi del business
L’operazione “S.I.N.B.A.” – acronimo di Siti di interesse nazionale bonifiche attivate – coordinata dalla procura della Repubblica presso il Tribunale di Massa (sostituto procuratore Leonardo Tamborini) e condotta dal Noe di Firenze del comando carabinieri per la Tutela dell’ambiente, ha fermato un’organizzazione, costituita in Toscana, con diramazioni in Liguria, Lombardia e Veneto, dedita al traffico illecito di rifiuti.
L’indagine ha svelato tutte le fasi del business, che si sviluppava mediante la commissione di numerosi e gravi reati concernenti:
1) l’illegale aggiudicazione di gare di appalto pubbliche e private per la bonifica di siti inquinati, molti dei quali di interesse nazionale, tra cui:
- bonifica Piazzale città di Massa
- bonifica Imerys
- bonifica Porto Spezia
- bonifica Cpl
- appalto per lo smaltimento dei rifiuti alluvionali del Comune di Carrara;
2) l’illecita gestione ed il traffico dei rifiuti ivi raccolti, contando su un’organizzazione composta da:
- 3 impianti di gestione rifiuti (Inerteco, Ema, Viti escavazioni)
- 2 di trasporto (Sana, Abbate)
- 3 aziende di grandi opere edili (Set, Xodo e Puccetti)
- 4 aziende edili e di movimento terra (Toscana scavi, Ediltecnica, Omnia Costruzioni, Ligure asfalti)
- 1 azienda di opere di perforazione (Bertella)
- 1 azienda di estrazione e ripristini ambientali (Viti group)
- 2 aziende di produzione di calcestruzzo (Betonval, Coes)
- 2 laboratori di analisi e consulenza ambientale privati (Lac/Cmd, Ambiente)
- 1 laboratorio di analisi universitario (Università di Milano)
- 2 società di consulenza ambientale (Abc Ambiente, Esa Studio);
3) la loro illecita destinazione in ripristini ambientali, riempimenti ed altre opere, tra cui:
- riempimento del Piazzale del cimitero di Aulla
- riempimento dello Svincolo autostradale di Viareggio
- riempimento del Piazzale Città di Massa
- ripristino ambientale in località Palatina di Montignoso.
Per portare a compimento questo disegno criminoso venivano commesse altre attività illecite:
- tre disastri ambientali dolosi, corrispondenti ad altrettanti siti di interramento dei rifiuti, provocati dalla loro qualità e quantità e dalle caratteristiche morfologiche del sito (a contatto con il mare senza idonea permeabilizzazione nel primo, terreno a contatto con l’acquedotto nel secondo, terreno permeabile a contatto con la falda nel terzo)
- il condizionamento di pubblici amministratori appartenenti all’Ente committente: il bando della gara d’appalto per lo smaltimento dei rifiuti alluvionali del Comune di Carrara è stato “dettato” al telefono dall’impresa poi vincitrice
- la sistematica falsificazione di certificati di analisi dei rifiuti da parte di laboratori privati e pubblici (Lac/Cmd, Ambiente, Università di Milano); tale pratica era estesa anche ad altri settori: per esempio, si falsificavano – per conto del datore di lavoro – certificati di analisi del sangue di lavoratori addetti agli idrocarburi, allo scopo di nasconderne la contaminazione (sette volte superiore ai limiti di legge!) e, quindi, di consentirne l’impiego nelle stesse mansioni
- la sistematica falsificazione dei documenti di trasporto dei rifiuti
- la miscelazione di rifiuti di categoria diversa – che è espressamente vietata dalla legge – allo scopo di occultarne la nocività
- il trasferimento clandestino dei rifiuti al luogo di destinazione o il loro occultamento (anche mediante lo scarico notturno in mare o il carico clandestino su mezzi della nettezza urbana!)
- la sistematica omissione nelle funzioni di controllo da parte di dipendenti dell’Arpat e delle forze di polizia (tre dirigenti dell’Arpat di Massa-Carrara; un poliziotto; tre carabinieri ); alcuni di questi offrivano ed effettuavano, per conto delle imprese, anche servizi di guida o di scorta ai trasporti più delicati
- la violazione del segreto istruttorio, che ha permesso all’organizzazione di conoscere in anticipo la decisione della Procura spezzina di sequestrare le cave di pietra verde, in modo da poter occultare il materiale inquinato e predisporre una falsa perizia utile per ottenerne il dissequestro in sede di riesame del sequestro da parte del Tribunale della Spezia.
Il traffico di rifiuti accertato, nel solo periodo di osservazione (13 mesi), è stato stimato in 1.200.000 tonnellate, con un lucro per l’organizzazione non inferiore a 90 milioni di euro, da aggiungere al danno patito dalla Pubblica amministrazione – che dovrà provvedere alla bonifica dei siti inquinati – di altrettanti 90 milioni di euro.
I reati contestati all’organizzazione sono:
- associazione per delinquere ( 416 c.p.)
- disastro ambientale (434 c.p.)
- peculato (314 c.p.)
- corruzione aggravata per un atto contrario ai doveri di ufficio (319 c.p.)
- corruzione di persona incaricata di pubblico servizio (320 c.p.)
- turbativa d’asta (353 c.p.)
- abuso d’ufficio (323 c.p.)
- falsità ideologica in certificati (481 c.p.)
- truffa aggravata (640 1 cpv )
- traffico di rifiuti (53 bis d.l.vo 22/97).
Nel suo insieme l’operazione – condotta complessivamente da 400 carabinieri del Comando Tutela Ambiente supportati da quelli dei comandi provinciali di Massa e La Spezia, Lucca, Firenze, Grosseto, Pisa, Pistoia, Livorno, Milano, Rovigo, Bergamo e dai Nuclei Elicotteri di Pisa e di Genova– ha comportato provvedimenti cautelari personali, sequestri preventivi e perquisizioni. Infatti, a seguito delle richieste del PM, il GIP – Dott. Giovanni Sgambati – emetteva i seguenti provvedimenti:
31 provvedimenti cautelari personali – dei quali 14 in carcere ed i restanti 17 agli arresti domiciliari – sono stati eseguiti nei seguenti ambiti:
- 5 gestione rifiuti
- 3 trasporti
- 3 grandi opere
- 1 movimento terra
- 2 attività estrattiva e ripristini
- 2 produzione di calcestruzzo
- 5 laboratori di analisi privati 1 laboratorio pubblico
- 4 funzionari dipendenti di Ente locale
- 1 Arpat
- 3 carabinieri
- 1 poliziotto.
- sequestri preventivi di:
- 12 aziende (Inert.Eco, trattamento rifiuti; Ema, trattamento rifiuti; Sana, trasporti; Viti Escavazioni, trattamento inerti; Set, grandi opere edili; Toscana scavi, trasporti movimento terra; Bertella, grandi perforazioni; Co.Es., commercializzazione sabbia; Betonval, impianto di Vezzano Ligure; Lac/Cmd, laboratori e consulenza ambientale; Ambiente, laboratori e consulenza ambientale; Abc Ambiente, consulenza ambientale)
- 3 grandi opere (opere complementari p.le Città di Massa, piazzale cimitero di Aulla, svincolo autostradale di Viareggio)
- 1 impianto calcestruzzo (Betonval Vezzano Ligure)
- 6 porzioni di impianti (Betonval impianti di Monsummano T., Lastra a Signa, Grosseto 2, S. Giuliano Terme, Villafranca in Lunigiana)
- 3 cave ed impianti estrazione serpentino ed inerti (cava Rocchetta Vara, impianto località Senato di Lerici, impianto Pietrasanta trattamento inerti, Viti, cava)
- 2 cave lavorazione inerti (Sana, località Calamazza – Cavanella di Vara)
- 1 ripristino ambientale ( località Palatina della Pal)
- 3 siti di bonifica di interesse nazionale (Cpl, Dalmine, Farmoplant);
- 170 mezzi tra autocarri e mezzi di movimento terra, per un valore complessivo di 300 milioni di euro.
Le 120 perquisizioni sul territorio nazionale hanno portato al sequestro di copiosa documentazione e supporti informatici. Le indagini sono tuttora in corso.