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Szerző: Rosario Gallipoli
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Tárgy: [Lecce-sf] Fw: [GSF-Puglia] Fw: [antiamericanisti] Fw: [Al-Awda-Italia] UN FILM SUI CRIMINI DI GUERRA AMERICANI A FALLUJA


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From: clochard
To: wlib ; movimento@??? ; libertari-inv ;
Al-Awda-Italia@??? ; gruppo_geopolitica ;
neurogreen@???
Sent: Friday, October 14, 2005 4:43 PM
Subject: [Al-Awda-Italia] UN FILM SUI CRIMINI DI GUERRA AMERICANI A FALLUJA


      UN FILM SUI CRIMINI DI GUERRA AMERICANI A FALLUJA
      di Sabrina Morandi
      pubblicato il 13/10/2005




      Un cane lupo con la bocca contratta in un ultimo tentativo di
respirare. Un bastardino bianco, buttato al margine della strada, che sembra
addormentato. E poi gatti, colombe, conigli. Morti nelle loro gabbie, nei
recinti, nel giardino di fronte a casa. Morti, tutti, senza un filo di
sangue. Non si sa cosa può averli uccisi ma, di certo, non erano né bombe né
pallottole. Forse gas?


      Le immagini dei filmati girati a Falluja che scorrono davanti agli
occhi dei pochi giornalisti presenti alla conferenza stampa organizzata
dalle parlamentari Elettra Deiana (Prc) e Silvana Pisa (Ds) nelle sale della
Fnsi sono tutte molto eloquenti, e molto, molto peggiori del piccolo
esercito di animali addormentati che ti ritrovi davanti in apertura. Perché
nei video ci sono donne, uomini, bambini. Ci sono esseri umani resi
irriconoscibili da qualche oscuro rogo chimico, armi capaci di staccare la
pelle dal corpo in un istante, visto che questi anonimi resti umani sono
congelati nell'atto di alzarsi dal letto o di ripararsi il viso con il
braccio. Una mano stringe ancora una catenina. Qualcosa che assomiglia a una
donna tiene fra le braccia qualcosa che assomiglia a un bambino.


      I filmati "amatoriali", riorganizzati con un faticoso quanto
presumibilmente straziante lavoro da Barbara Romagnoli, sono stati
realizzati il 18 novembre 2004 nella città ribelle di Falluja, a conclusione
dell'operazione Al-Fajr (letteralmente, l'alba) che, secondo la Us Army,
avrebbe dovuto distruggere definitivamente la resistenza irachena. A
operazione conclusa, come di consueto gli americani hanno passato la mano
agli iracheni: una squadra di medici volontari è stata autorizzata a entrare
per "ripulire" la città e per cercare di dare un nome ai numerosi corpi
sepolti in modo approssimativo durante il violentissimo attacco cominciato
l'8 novembre.


      Del gruppo facevano parte anche gli autori delle riprese, Maher Rajab
Abdullah (dell'ospedale Yarmouk di Baghdad), Mohammad Hadeed (del Falluja
general hospital), che si sono dati da fare per riesumare i corpi e dare un
nome alle migliaia di vittime civili che, fino a questo momento, nessuno s'è
ancora degnato di contare. Secondo gli americani i dieci giorni di
bombardamenti ininterrotti che hanno raso al suolo 36 mila case -
praticamente una piccola città - avrebbero prodotto non più di 1.200
vittime, "quasi tutti insorti", rassicurano i generali, mentre secondo fonti
non ufficiali i morti sarebbero fra i tre e i cinquemila, dei quali hanno
ricevuto riconoscimento e sepoltura soltanto in 700.


      Resta il fatto che i dottori Abdullah e Hadeed, una volta dentro la
città proibita, hanno pensato bene di filmare l'orrore sia per facilitare i
riconoscimenti che per spezzare la pesante censura che argina qualsiasi
informazione proveniente dall'Iraq, in particolare le notizie provenienti
dalle città rase al suolo nell'ambito di una strategia di punizioni
collettive tanto barbara quanto inefficace.


      Ma, una volta dentro, i medici non si sono soltanto ritrovati di
fronte alle immagini della carneficina che si aspettavano - del resto
cos'altro può accadere in una città di 350 mila abitanti, chiusa dentro un
cordone vietato perfino agli operatori sanitari e bombardata
ininterrottamente per giorni? - ma sono stati costretti a porsi una domanda
estremamente disturbante, soprattutto per un professionista dotato della
formazione scientifica adeguata: di che cosa è morta tutta questa gente?
Quali armi possono uccidere nel sonno senza ferire o, come testimoniano i
resti carbonizzati, bruciare la pelle di un essere umano senza dargli
nemmeno il tempo di contorcersi per il dolore? Gas come quelli che Saddam
aveva impiegato contro i curdi? Bombe al fosforo o nuovi tipi di napalm,
entrambi proibiti dalle convenzioni internazionali?


      Nessuna spiegazione richiede invece il filmato girato a Baghdad che
ritrae un altro morto, anch'esso mostrato ai parlamentari italiani da Mohi
Al Din Al Obeidi, il rappresentante del consiglio degli Ulema che ha
accompagnato i due medici all'incontro organizzato alla Camera da Silvana
Pisa e Elettra Deiana, - a cui hanno aderito anche Francesco Martone (Prc),
Gianfranco Pagliarulo (Pdci), Pietro Folena (Prc), Famiano Crucianelli (Ds),
Roberto Sciacca (Pdci), Giovanni Russo Spena (Prc) e Alfiero Grandi (Ds). Il
cadavere è ancora ammanettato, e anche un profano capisce subito cosa
significa.


      Se alle manette si aggiungono le evidenti tracce di tortura, ovvero
ferite da trapano sulle spalle e sulla nuca - uno strumento molto in uso,
pare, durante gli interrogatori condotti dal nuovo esercito iracheno
addestrato dagli americani - le conclusioni sono devastanti quanto
inaccettabili. In più l'uomo era un imam - autorità religiosa sunnita -
sparito nel nulla da qualche settimana e restituito ai familiari già
cadavere. E non si tratta affatto di un caso isolato: altri ottanta imam
sono stati prelevati nelle loro case e nelle moschee per sospetta complicità
con gli insorti, e di loro non si sa più nulla. Proprio per ottenere la
liberazione, o almeno qualche informazione sulla sorte dei desaparecidos, le
autorità religiose sunnite hanno indetto un'iniziativa senza precedenti: tre
giorni di sciopero di tutte e moschee.


      La delegazione composta dai due medici e dal religioso, portata in
Italia dall'Associazione Italia-Iraq, sta cercando di dare maggiore
diffusione possibile alle raccapriccianti immagini di Falluja e di Baghdad.
Tutto il materiale visionato dai parlamentari italiani - gli animali gasati,
le persone carbonizzate nella città distrutta e le riprese della
ricomposizione del corpo martoriato dell'imam - è stato consegnato a una
rappresentante del governo inglese, che non ha rilasciato dichiarazioni.
Tornando a Baghdad la delegazione cercherà di parlare con i pochi
rappresentanti delle Nazioni Unite ancora presenti nel paese per sollecitare
ancora una volta, filmati alla mano, un'indagine indipendente che faccia
luce sul tipo di armi impiegate - sperimentate? - contro la popolazione di
Falluja.


      E' questa la guerra di liberazione in cui sono impegnati i nostri
soldati? E' questa la missione sul cui ri-finanziamento i parlamentari
italiani sono chiamati a pronunciarsi? E su quali informazioni, su quali
notizie, su quali rassicuranti immagini, dovrebbe basarsi la loro decisione?
"Pensiamo che nell'attuale contesto caratterizzato dal più totale black out
sulla vicenda irachena, dall'assenza di notizie da quei luoghi e mentre
perdura una drammatica situazione di guerra" conclude Elettra Deiana "ogni
occasione che consenta di raccogliere informazioni e materiale documentario
sia da considerare positivamente, fermo restando che tutto debba essere
vagliato e verificato quando la cortina di ferro che la coalizione
anglo-americana ha imposto su quel paese si sarà alleggerita".


      Peccato che all'agghiacciante proiezione di queste immagini fossero
presenti così pochi giornalisti, evidentemente troppo impegnati a
partecipare attivamente alla caccia all'immigrato per occuparsi di simili
quisquiglie. Peccato perché, anche se le immagini sono troppo agghiaccianti
per essere pubblicate, la loro visione sarebbe davvero utile per capire a
quale inesauribile sorgente d'odio possono attingere le cosiddette "centrali
del terrore" per arruolare i propri martiri, oggi e per gli anni a venire.


      Fonti : Liberazione, www.canisciolti.it