1° OTTOBRE , ore 10- sala via Marsala 42 ( stazione Termini)
ASSEMBLEA NAZIONALE
CONTRO IL CAROVITA
L' attuale dimensione finanziaria della economia, cioè quella fatta dalla
speculazione, dai giochi di borsa, dai fondi e dalle banche, nella sua forma
moderna opera come un grande rastrello che passa, trascina, spazza via,
accumula ricchezze per i pochi e trascura i danni e le devastazioni per la
maggioranza della società. Priva di storia e di memorie ha rispetto soltanto
di sé stesso e della propria capacità di cogliere qualunque occasione utile
alla sua accumulazione in qualsiasi luogo e contesto.
Questa forma di capitalismo, sotto la bandiera ideologica della "libertà =
modernità = progresso", tenta di imporre come regola generale la
competitività di tutti contro tutti per cancellare storiche conquiste
sociali ed economiche là dove esistono e non consentire conquiste là dove
non esistono. Il carattere astratto della moneta e dei mezzi che la
rappresentano agevola l'uso di strumenti tecnologici per eliminare gli
ostacoli del tempo e dello spazio; impulsi elettronici possono mutare i
destini di intere collettività e di intere parti della società senza che il
movimento rapido sia immediatamente percepito come distruttivo.
Gli effetti sulle condizioni di vita di gran parte della popolazione,
sull'ambiente, sulle culture sono "collaterali ed inevitabili": settori
produttivi spazzati via, ambiente depredato ed inquinato, speculazioni che
scoppiano sulla testa di milioni di persone, precarizzazione di ogni
rapporto sociale a partire dal lavoro e della stessa vita, costituirebbero
il costo inevitabile di presunti vantaggi "globali". In sostanza viene fatta
passare come senso comune l'idea che, alla fine, il conto resta positivo.
La conseguenza è che nessuno deve creare ostacoli o lacci, né gli organismi
sopranazionali, o statali, né i settori produttivi da eliminare o ridurre,
né il lavoro autonomo né soprattutto il lavoro dipendente, né i consumatori:
è la logica del WTO (nessuno ostacolo alla penetrazione delle merci), della
recente direttiva UE sugli orari (le 48 ore settimanali diventano media
annuale e producono settimane lavorative di 60 ore), della prossima
direttiva Bolkstein sulla privatizzazione dei servizi.
Ma nessuna ideologia potrà convincere a lungo che sottrarre equivale a
sommare, che "meno è bello" e che tagliare-ridurre-eliminare è sinonimo di
miglioramento. Per quanto, inoltre, sia possibile rappresentare necessaria
ed inevitabile l' attuale forma dello "sviluppo", mascherandola sotto cifre,
indici e percentuali delle borse e delle banche, la base del sistema resta
pur sempre la produzione e distribuzione di beni e servizi ed il
corrispondente consumo di massa.
L'attuale sviluppo basato sulla accumulazione del capitale nei suoi
movimenti, modifica e conforma il circuito produzione - consumo ed a lungo
andare crea poche alleanze e molti avversari. I "sudditi" che ne subiscono
le peggiori conseguenze sono coloro che vivono di salari e pensioni ma anche
i ceti medi in grado di risparmiare; mentre le attività in forma autonoma o
di impresa sono oggetto di espropriazione e di impoverimento.
La necessità di contrastare l'attuale sistema dominante diventa vitale ed il
dissenso si allarga dal mondo del lavoro, ormai messo sulla difensiva, ai
settori produttivi marginalizzati o estranei alla logica della
standardizzazione globalizzate al ribasso. La situazione sollecita e
richiama un'altra visione del mondo ed un'altra democrazia politica ed
economica. Il dissenso può trasformarsi in organizzazione ed in forma di
protesta sempre più ampia, in progetti alternativi.
Il fronte del consumo sembra offrire oggi le maggiori possibilità di
contrasto in quanto consente un linguaggio comune tra il mondo del lavoro,
con potere di acquisto e sicurezze messe in crisi, e quella parte del mondo
della produzione e del commercio piegato alle esigenze ed ai metodi imposti
dai grandi gruppi finanziari.
Ogni regola che si riesce ad introdurre a difesa dei consumatori, ogni
controllo sulle attività e sui meccanismi utilizzati dai poteri finanziari,
apre spazi di intervento ulteriore ed ulteriori contraddizioni. Il contrasto
tra l'attuale sviluppo e le necessità della società e del lavoro, che è
ormai nelle cose, sarà tanto più efficace quanto più sorretto dalla
consapevolezza della dimensione e dei metodi del capitalismo globalizzato
nelle sue diverse articolazioni anche spaziali: dal supermercato di
quartiere, alla deindustrializzazione di intere regioni o nazioni, alla
dinamica degli investimenti, all'uso del lavoro paraschiavistico, alla
predazione delle risorse ambientali,
Il versante del consumo consente una immediata percezione della progressiva
espropriazione del potere di acquisto delle masse e della chiusura o
difficoltà di accesso per attività produttive rispettose dei valori
ambientali e delle salute. Su questo lato del problema esistono le
possibilità di coinvolgimento e proteste organizzate, di alleanze con
settori della produzione (contadini, coltivatori e allevatori biologici,
piccole aziende di trasformazione) e del commercio fino alle botteghe eque e
solidali ed ai gruppi di acquisto per rivendicare nell' immediato un
miglioramento delle reciproche condizioni economiche e per spezzare la
funzione negativa della intermediazione-speculazione.
Una forma organizzativa anche semplice come un comitato, composto di utenti,
consumatori, realtà territoriali, etc., se si trasforma in intelligenza
operante può innescare processi che vanno ben al di sa della semplice
protesta o testimonianza e coinvolgere ampi settori di un'opinione pubblica
che coincide con i consumatori: cioè con la categoria sociale che sostiene
l'intero sistema. In questo senso crediamo che oggi ci siano le condizioni
per dare vita ad una protesta ed ad un movimento di massa proponendo la
costituzione su tutto il territorio nazionale dei "Comitati della 4°
Settimana" che siano il momento unitario tra diversi settori sociali
danneggiati in vario modo dal costante aumento dei
prezzi-tariffe-affitti-servizi-cultura e dal crescere del carovita in
generale.
In un contesto economico produttivo già degenerato e caratterizzato da una
fase di recessione ed stagnazione e con un governo alla bancarotta la crisi
la si scarica, come sempre, sui lavoratori-consumatori aggravando ancor di
più le loro già difficili condizioni di esistenza. E' dunque più che mai
necessario rilanciare con forza la mobilitazione e definire una piattaforma
di lotta e di rivendicazione che vogliamo sottoporre al dibattito pubblico
in una grande ed unitaria assemblea nazionale contro il carovita :
1. Una campagna contro l'aumento dei prezzi, in particolare di quelli dei
generi alimentari, e contro il ruolo monopolista degli Ipermercati veri
decisori dei prezzi alla produzione ed al consumo.
2. La lotta contro la scandalosa politica tariffaria intesa in termini
generali e prodotta dalle privatizzazioni.
3. L' iniziativa a sostegno del diritto alla casa inteso nelle diverse forme
in cui si presenta oggi sul mercato e nelle politiche pubbliche.
4. La denuncia delle politiche fiscali locali che hanno ampiamente
soppiantato le tasse nazionali e che verranno aggravate con l' introduzione
della cosiddetta Devolution fatta con la riforma costituzionale varata dalla
maggioranza governativa.
5. la particolare importanza che assumono le forme di organizzazione di
massa, tali da permettere la diretta partecipazione di ampi settori di
lavoratori,precari e disoccupati,dei cittadini e delle loro famiglie - in
particolare degli anziani - che vivono spesso in modo drammatico il
problema.
Su questi proponimenti., alla luce di una situazione oltremodo aggravata dal
rincaro di prezzi-tariffe-gabelle scaricato esclusivamente sulla popolazione
meno abbiente, il 1° OTTOBRE A ROMA ( ore 10, sala via Marsala 42/stazione
Termini) E' CONVOCATA L'ASSEMBLEA NAZIONALE CON ALL'O.D.G. " NASCITA DI UN
MOVIMENTO ORGANIZZATO CONTRO IL CAROVITA ", che coinvolga i lavoratori
dipendenti stabilmente occupati e quelli precari, i disoccupati, i
pensionati, i settori del piccolo e medio commercio, i produttori
agroalimentari, le associazioni dei consumatori e quelli per la tutela dei
beni comuni, insomma tutti quei settori produttivi e sociali che vengono
penalizzati nelle loro condizioni di vita e di reddito da uno sviluppo
finalizzato esclusivamente agli interessi privati dei poteri finanziari e
delle banche.
RETE PER IL REDDITO SOCIALE ED I DIRITTI