[Forumlucca] Referendum Brasile

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Autore: Alessio Ciacci
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Oggetto: [Forumlucca] Referendum Brasile
ENRICO PEYRETTI: SI', UN CALDO INVITO

Rivolgiamo ad amici, conoscenti, pubblicazioni, associazioni, movimenti e
istituzioni che hanno contatti col Brasile un caldo invito a sostenere il
si' al referendum che si svolgera' in quel paese il 23 ottobre 2005.
Il 23 ottobre in Brasile si svolgera' il primo referendum nella storia di
quell'immenso paese: la popolazione tutta sara' chiamata a decidere se vuole
proibire il commercio delle armi da fuoco. Aiutate calorosamente,
energicamente, affettuosamente il popolo brasiliano, attraverso i contatti
che avete, a dare una speranza a se stesso e al mondo.
Le armi in tante mani sono non soltanto un pericolo, come mostrano le
statistiche (vedere in calce alcuni dati), ma un degrado delle piu' antiche
civilta' popolari. La diffusione delle armi imbarbarisce popolazioni civili,
incrudelisce persone normalmente buone.
E' ben vero che la violenza viene dal cuore, non dalla mano e dallo
strumento, ma lo strumento mortale a facile disposizione puo' - per l'unita'
ingarbugliata dell'impasto umano - retroagire sui cuori piu' deboli, meno
padroni di se', piu' in balia dei venti del momento e delle reazioni
primarie.
L'occasione fa l'uomo ladro, dice il proverbio, non come necessita', ma
probabilita'. Cosi' l'arma fa l'uomo omicida. Soprattutto e' il rispetto e
la cultura dell'arma, oggi oscenamente alti, insieme alla sua
"normalizzazione" tra gli oggetti commerciabili, che corrodono e corrompono
l'umanita' di noi tutti, e le relazioni umane.
Ricordo l'orrore intimo provato a Gerusalemme, citta' tre volte santa, nel
vedere per strada tanti civili col fucile in spalla: ritrovavo i corpi umani
deturpati dalla lebbra delle armi, che avevo visto nella mia infanzia sotto
l'occupazione tedesca.
Una pagina orrenda di Nietzsche, nel 1880-'81, profetizzava "giusto e buono"
il fatto che "i fino ad oggi tacciati di delinquenti" si creassero "un
diritto", anche se cio' "rende pericoloso il secolo venturo e mette ad
ognuno il fucile in spalla" (Aurora, n. 164). Il voto in Brasile vuole
abolire il diritto del delitto.
Sottoporre a giudizio democratico e a energica limitazione politica la
quantita' e diffusione delle armi e' un grande passo di civilizzazione, di
umanizzazione. Ma anche in Brasile e' impedito cun durezza dall'industria
cinica delle armi, disposta a trarre un guadagno da ogni morto ammazzato.
*
C'e' un bel precedente nella Svizzera, fortezza e forziere ben armato, nel
cuore geografico d'Europa. Il 26 novembre 1989 gli svizzeri votarono sulla
proposta di iniziativa popolare di abolire l'esercito. Era previsto un
massimo di 30% di si', che secondo il ministro della difesa sarebbe gia'
stata una catastrofe. Il si' ebbe il 35,6% nazionale, con punte del 50,4 e
del 55,5 nei cantoni di Ginevra e del Giura. Tobia Schnebli scrisse: "E'
successo l'inimmaginabile. Si e' messa in dubbio l'esistenza della vacca
sacra". Nessun altro paese ha mai messo ai voti il tabu' dell'esercito.
D'altra parte, nell'89, la Svizzera non riconosceva l'obiezione di coscienza
e oggi lo fa con molti limiti. E' tuttora attivo un movimento "Per una
Svizzera senza esercito". (Fonti di stampa; Peter Bichsel, Il virus della
ricchezza, capitolo "L'esercito e' mortale (anche in tempo di pace)", pp.
81-94, Marcos y Marcos, Milano 1990; Periodico trimestrale "Obiezione!", c.
p. 2463, 6501 Bellinzona, e-mail: obiezione@???).
*
Il Costarica non ha l'esercito, abolito nel 1949. Il paese ha svolto una
efficace politica di pace nella regione, negli anni '80. In ogni villaggio,
il simbolo che incontri non e' la Coca Cola, ma la scuola e il posto di
pronto soccorso: i giovani medici fanno un anno di servizio obbligatorio
nelle comunita' piu' lontane. La polizia e' molto presente, a prevenire piu'
che a reprimere. L'analfabetismo e' al 4,2%, mentrre nel Centroamerica e' al
30%. La speranza di vita e' 77 anni, la piu' alta di tutta l'America Latina.
Il tasso di omicidi e' di 7 ogni 100.000, sette volte in meno del Guatemala,
il paese piu' violento della regione. Il 25% della popolazione e' immigrata,
accolta, ha arricchito la cultura locale. L'ultima guerra il Costarica l'ha
fatta nel 1856 contro degli avventurieri al soldo di uomini d'affari Usa. I
monumenti nelle piazze non ricordano generali e battaglie, ma i valori di
Pace, Democrazia, Cultura. A Ciudad Colon sorge l'Universita' della Pace,
patrocinata dalle Nazioni Unite, con docenti provenienti da oltre una
dozzina di nazioni. I problemi non mancano: Il Costarica si proclama
neutrale, ma nel 2003 il governo di Abel Pacheco approvo' la guerra di Bush
all'Iraq, sconfessato da tutta l'opinione pubblica. (Fonte: Costarica senza
esercito, di Maurizio Campisi, giornalista italiano che vive la', nel
mensile "il foglio", n. 302, maggio 2003, sito: www.ilfoglio.org).
*
Se il Brasile dara' un segno in questa direzione, sara' un'altra stella
luminosa tra le nubi della lunga notte che stiamo attraversando.
*
Appendice. Nessun'arma e' leggera
Ogni anno, in tutto il mondo, circa mezzo milione di esseri umani sono
uccisi dalla violenza armata: una persona al minuto. Ci sono circa 639
milioni di armi leggere nel mondo oggi, e 8 milioni vengono prodotte ogni
anno.
Le armi purtroppo circolano liberamente in molte zone del mondo attraversate
da conflitti. La loro diffusione incontrollata e il loro uso arbitrario da
parte di eserciti regolari e di gruppi armati hanno un costo elevato in
termini di vite umane, di risorse e di opportunita' per sfuggire alla
poverta'. Ogni anno, in Africa, Asia, Medio Oriente e America Latina si
spendono in media 22 miliardi di dollari per l'acquisto di armi: una somma
che avrebbe permesso a questi paesi di mettersi in linea con gli "Obiettivi
di Sviluppo del Millennio" promossi dall'Onu, eliminare l'analfabetismo
(cifra stimata: 10 miliardi di dollari l'anno) e ridurre la mortalita'
infantile e materna (cifra stimata: 12 miliardi di dollari l'anno).
Per far fronte a questo drammatico problema e' nata la mobilitazione
internazionale "Control Arms", lanciata congiuntamente da Amnesty
International, Oxfam e Iansa, che si prefigge l'obiettivo dell'adozione di
un Trattato internazionale sul commercio delle armi entro il luglio 2006.
Nel nostro paese la campagna e' rilanciata dalla sezione italiana di Amnesty
International e dalla Rete italiana per il disarmo. Oltre a contribuire alla
grande mobilitazione mondiale, i promotori intendono agire per migliorare
gli strumenti legislativi e di trasparenza esistenti in Italia sul commercio
di armi. Il nostro paese e' infatti il quarto produttore e il secondo
esportatore mondiali di armi leggere, eppure la nostra legislazione e'
vecchia di 30 anni e ad oggi non esiste alcuna forma di controllo sugli
intermediatori internazionali di armi.
Il 23 ottobre in Brasile un referendum sottoporra' alla popolazione il
quesito: "Volete che il commercio delle armi da fuoco e munizioni venga
bandito in Brasile?". Contro la forte pressione degli industriali della
morte, ognuno scriva e sostenga il popolo brasiliano nella scelta di vita:
Francesco Comina (per contatti: f.comina@???) e' il referente in
Italia.
In Brasile, nel 2004, sono stati 38.000 i morti ammazzati da armi da fuoco:
una persona ogni 15 minuti; il 40,8% delle lesioni invalidanti di pazienti
dei centri di riabilitazione si devono alle armi. Nel gruppo dei pazienti
tra 12 e 18 anni, le armi sono la causa del 61% dei casi di lesioni
invalidanti.
Il referendum e' importante per il Brasile, per l'America Latina e per il
mondo intero. Ci sono in Brasile quasi 18 milioni di armi da fuoco in
circolazione. Possedere armi per difendersi dalla violenza non e' una
risposta: chi ha un'arma in casa ha infatti il 57% in piu' di possibilita'
di essere assassinato rispetto a chi non ne ha.
A New Orleans, in Usa, lo spaccio libero delle armi e il saccheggio delle
armerie, ha reso piu' terribile la tragedia dell'uragano Katrina.
Per ulteriori informazioni, interviste e approfondimenti:
- Amnesty International Ufficio Stampa: tel. 064490224, cell. 3486974361,
e-mail: press@???
- Rete italiana per il disarmo: cell. 3283399267 oppure 3355769531, e-mail:
segreteria@???, sito: www.disarmo.org
- sul referendum brasiliano: sito: www.referendosim.com.br
- contatti per sostenere dall'Italia il referendum brasiliano: per
promuovere iniziative in Italia per sostenere la campagna per il "si'" al
referendum brasiliano per vietare il commercio delle armi si puo' contattare
Francesco Comina in Italia (e-mail: f.comina@???) e padre Ermanno
Allegri in Brasile (e-mail: ermanno@???, sito: www.adital.com.br);
inoltre questo foglio in queste settimane ospitera' le dichiarazioni di
sostegno al si' al referendum brasiliano delle persone che vorranno
intervenire per esprimere solidarieta' (e-mail: nbawac@???).
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