[Cm-roma] Re:Ciclogita a Tolfa

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Aihe: [Cm-roma] Re:Ciclogita a Tolfa
Per gli interessati, gli indecisi, i curiosi ecco alcune info
ciclopaesaggistiche tratte dal libro "Lazio in bici" di Piero Bottali 
(http://www.romapedala.splinder.com/post/5081242) sulla ciclogita di 
domenica a Tolfa...
                  oltre



Prima parte. Roma - La Storta - Santa Maria di Galeria - Manziana.

È uno dei percorsi più amati e frequentati dai cicloturisti con qualche
esperienza. A renderlo così gradevole sono l'andamento altimetrico della via
Claudia Braccianese (statale 493) vivacemente misto con saliscendi, curve e
curvoni di grande effetto e piacere, e i luoghi attraversati. Il fondo
stradale è generalmente buono o molto buono, il traffico automobilistico è
relativamente scarso specie nei giorni feriali ed infine vi sono
possibilità, non molte ma interessanti, di curiosare deviando senza
allontanarsi troppo dal percorso prefissato.

Si esce da Roma a nord per il Corso di Francia varcando il Tevere sul
monumentale Ponte Flaminio ed al termine del Corso si prende a sinistra la
Cassia Nuova, a cui più avanti si unisce la Cassia Vecchia proveniente da
Ponte Milvio. Si procede tra case fitte e traffico alquanto caotico e al km
9,8 a sinistra tra i cipressi il grande sarcofago di Publio Vibio,
volgarmente chiamato Tomba di Nerone, nome dato alla località integrata
nella città.

Si supera il raccordo anulare con una salita di qualche impegno e dopo poco
al km 14,8 la Torre delle Cornacchie dell'XI secolo. Meno di 2 km ed ecco La
Storta: si chiama così per la svolta ai lati della quale sostavano per
l'ultima volta le vetture postali prima di giungere a Roma. Buon esempio da
seguire anche noi e dare un'occhiata alla cappella a ricordo della visione
di Cristo con la croce avuta una sera del novembre 1537 da Sant'Ignazio di
Loyola con due compagni che si recavano a Roma. Poco più avanti il bivio: a
destra la Cassia diretta a nord, a sinistra la Claudia Braccianese.

Oggi di non primaria importanza, in epoca romana e fino a duecento anni fa
la Claudia (o Clodia) Braccianese fu collegamento fondamentale e frequentato
da Roma fino alle città etrusche di Blera, Norchia e Tuscania a nord-ovest
dell'Urbe in quella che è l'attuale Maremma Viterbese. Il moderno tracciato
riprende in parte quello antico. La strada traversa (passaggio a livello) la
ferrovia Roma - Bracciano - Viterbo, poi allegre, larghe serpentine in
discesa da fare in volata; al km 23,7 il centro della Radio Vaticana con
alte antenne e subito dopo il quadrivio di Osteria Nuova. Conviene prendere
a sinistra e percorrere 1,5 km di deviazione per Santa Maria di Galeria.
Poco prima di questa si stacca a destra una stradicciola ben asfaltata dalla
quale, ancora a destra, si diparte un viottolo (non percorribile con
bicicletta normale ma da gustarsi con quella di montagna) che porta ai
romantici ruderi di Galeria, l'etrusca Careiae, distrutta dai Saraceni nel
IX secolo e definitivamente abbandonata nel 1809. Tornando sulla stradina di
prima arriviamo al casalone di Santa Maria di Galeria, caratteristicamente
con edifici tutt'attorno ad una piazza (enorme fontanile al centro) dalla
quale si passa in un cortile dove sorge la chiesa di Santa Maria in Celsano,
a tre navate divise da antiche colonne ed affreschi absidali di Antoniazzo
Romano.

Rieccoci sulla Claudia Braccianese. La strada scivola in gradevole
falsopiano, e proprio dove la discesa si fa più sensibile e compaiono gli
edifici del Cnen, lontano ad ovest spuntano i pittoreschi avanzi di Galeria
con il campanile che esce dalla vegetazione. La vista si mantiene sempre
ampia a sinistra verso il mare.

Al km 31,8 la strada procede accanto alla ferrovia dove alle Crocicchie v'è
una modesta stazioncina: comincia qui un bel tratto alberato, pianeggiante,
con ottimo fondo e prati a dolci rilievi; ad un quadrivio una strada a
sinistra porta a Cerveteri (16 km), a destra un breve tronco (1,7 km) a
Bracciano (v. Itinerario 2).

Qui comincia la parte relativamente più dura del nostro itinerario:
rasentando la cittadina e superato il gran discesone con le caserme (ma
attenzione alla curva a gomito a sinistra, in fondo), la strada sale (circa
il 5% di pendenza) lungo il versante esterno dei Monti Sabatini immergendosi
nella Macchia Grande di Manziana, una delle maggiori fustaie del Lazio,
ricca di superbi esemplari di cerri e di farnie: tra la strada e la macchia
è visibile la Solfatara, brullo lembodi terra biancastra dal caratteristico
odore di zolfo. Ancora una dirittura in leggera salita (7,4 km) e siamo a
Manziana, allegra e fresca cittadina di villeggiatura estiva. Qui, da
assaggiare prima di tutto alla bella fontana del Vignola la squisita Acqua
di Praecilia, oligominerale e famosa fin dall'antichità per la sua bontà.

Code di intenditori "dell'acqua 'bbona" fanno la fila con damigiane e
bottiglie.

L'ombra fitta e scura dei quattro lecci sopra la fontana sembra fatta
apposta per rinfrancare lo spirito. Da visitare il dirimpettaio e severo
Palazzo Tittoni, parimenti del Vignola, e da assaggiare i dolci artigianali
nel forno De Micheli, nella via principale (chiuso il lunedì).


Seconda parte: Manziana - Canale Monteranno - Rota - Tolfa.

È un itinerario affascinante che ci porta fra i Monti della Tolfa. Memorie
etrusche, artigianato del cuoio e "colore" buttero: entriamo in quel lembo
della Maremma Viterbese che si insinua nella provincia di Roma. Un percorso
breve ed emozionante ma duro, misto, con fondo medio-buono, con passaggi su
crinali, discese precipiti da fare lanciati con l'ingranaggio più piccolo
della ruota libera, e salite. Alcune forti. Se non fosse che in meno di 30
km si possono assaporare tutti assieme la Maremma, gli Etruschi, la natura
intatta, una città morta di impressionante vastità e altro ancora, se non
fosse per questo, forse tale itinerario andrebbe lasciato a chi del ciclismo
fa, più che un divertimento, un motivo di agonismo.

Usciti da Manziana (v. Itinerario 2) si abbandona la Claudia Braccianese e
s'imbocca la provinciale che lasciando a destra il sobborgo di Quadroni e
salendo alquanto sul piede meridionale del Monte Calvario si dirige ad ovest
verso la Tolfa e il mare. Dopo 11 km quanto mai simili alle montagne russe
non sarà male fermarsi un po' compiendo una breve deviazione a destra (km 1)
per Canale Monterano, tranquillo paese agricolo con bella chiesa, forse su
disegno del Bernini; nella stradicciola che scende alla sinistra della
chiesa c'è un'osteriola con minimo pergolato che dopo una pedalata col
fiatone appare come il paradiso. Si torna sulla strada principale e si
prosegue tra dolci alture incontrando a destra al km 13,5 il cartello
indicatore per le rovine della città morta di Monterano, l'etrusca
Marturanum. Ci si arriva solo a piedi e con scarpe robuste scendendo nella
gola del Mignone e risalendo dall'altra parte con un viottolo disgraziato.
Altrimenti, poco più avanti si ammirano da lontano le sagome del palazzo
baronale, della chiesa di San Bona ventura eseguita su disegno del Bernini e
delle tante case. Branchi di cavalli bradi entrano ed escono dalla chiesa,
ormai ridotta a stalla.

La strada gira attorno al cocuzzolo del Monte Angiano e subito a sinistra
scende a Bagni di Stigliano, appartata stazione termale con varie sorgenti
di diverse temperature e composizione chimica con uno stabilimento di cura e
un albergo tra colli boscosi. Ripresa la strada si scende subito nella valle
del Mignone, assai movimentata dalle curve. Improvvisa su una collina appare
a sinistra Rota, minuscolo borgo agricolo quasi abbandonato, che di vivo,
poderoso e rinascimentale ha il palazzo baronale con affreschi del XVI-XVII
secolo: il proprietario, chiedendoglielo, solitamente concede il permesso di
visita e naturalmente l'ombra e l'acqua della fontana. Conviene
approfittarne con larghezza e ingollare anche qualche tavoletta energetica
perché da questo punto la strada provinciale comincia a salire per 8
km verso la Tolfa, che appare subito con il suo caratteristico (e
temutissimo dai ciclisti) monte a pan di zucchero. L'ultimo tratto,tenendo
presente che passa da un 7% ad un 12%, nessuno si offenderà se verrà
compiuto a piedi. Tolfa, vivace paese agricolo diventato famoso fuori dai
confini regionali per le sue caratteristiche catane (cioè tascapani) di
morbida vacchetta, fu centro etrusco di importante zona mineraria di ferro e
allume, come dimostrano le numerose miniere di ferro abbandonate e i resti
di villaggi e di necropoli sparsi nei dintorni. Nel borgo merita sostare
nell'alberata Piazza Vittorio Veneto aperta su un panorama di monti; da fare
una capatina alle cinque botteghe artigiane del cuoio, odorose e traboccanti
di borse,selle maremmane (bardelle), redini, briglie, morsi, stivali,
cosciali in cuoio pezzato. L'interessante Antiquarium (orario: 9 - 14,
escluso il lunedì) ha reperti dalle varie necropoli dal VII al III secolo
avanti Cristo.


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