Lontano dalle primarie
Ritengo un grosso errore il tentativo di una parte
rilevante dei
"disobbedienti" di presentare una candidatura "di
movimento" alle primarie, e spero che essi abbandonino
al più presto il progetto. Credo, più in generale, che
il movimento no-global debba tenersi il più distante
possibile dall'intera vicenda. E non solo per le
ragioni di metodo già segnalate - il meccanismo
plebiscitario, ultraleaderista e superpersonalizzante
- ma sopratutto perchè essa rappresenta il sigillo
unanimista e la sanzione definitiva della totale
egemonia delle componenti liberiste su un probabile
governo di centrosinistra che, in quanto garante della
pacificazione sociale e della concertazione, mira a
vanificare ogni istanza davvero conflittuale. Tali
componenti liberiste, da Prodi a Fassino, da Rutelli a
D'Alema, hanno squadernato negli ultimi mesi senza
alcun pudore un campionario programmatico
rigorosamente liberista (su salari, contrattazione,
precarietà, privatizzazioni, sostegno al capitale
finanziario e alla Confindustria, pensioni ecc..),
bellicista (la guerra va bene se c'è l'Onu, totale
passività sul ritiro delle truppe dall'Iraq,appoggio
alla partecipazione italiana alle missioni militari) e
filostatunitense ("sordina" sul caso Calipari,
appoggio a Bush-Blair nella
"crociata antiterrorismo", alleanza stretta con gli
Usa). I dissidi e le polemiche tra DS e Margherita
riguardano il futuro peso specifico nel governo e la
competizione tra varie lobbies capitalistiche, non
certo significative divergenze sulla gestione della
società. Io non credo che sia possibile piegare tali
forze ad un programma neanche parzialmente
antiliberista, e mi resta incomprensibile il perchè
Rifondazione Comunista - con una virata a 180 gradi
iniziata circa due anni fa,che ha contribuito non poco
ad accentuare le difficoltà del movimento no-global,
visto il grande impegno del PRC in esso fin da Genova
- abbia deciso a priori, rinunciando a porre qualsiasi
condizione vincolante sul programma comune, il suo
pieno inserimento, e con enorme anticipo, in tale
centrosinistra e in un suo futuro governo. Ma se, fino
a ieri, restava aperta la possibilità di un
ripensamento, con le primarie - enfatizzate più di
tutti proprio da Bertinotti - mi pare che il PRC
finisca per dare un'investitura presidenzialista e
definitiva ad un Prodi che non ha perso un'occasione
estiva per ricordare che egli è lo stesso liberista
(moderato?)che era quando il PRC ne fece cadere
giustamente il primo governo. Mi pare di capire che
Bertinotti conti di uscire dalle primarie non solo
con il "titolo" di leader della sinistra ma anche con
un gruzzolo di voti ben superiore a quella che è la
dotazione consueta del PRC. Ma tale "dote" sarebbe
spendibile solo se Bertinotti andasse alle primarie
dicendo: questi sono i punti programmatici che il PRC
giudica irrinunciabili per fare parte di un governo di
centrosinistra e su questo cerco il sostegno di -
poniamo - almeno il 30% dell'elettorato potenziale.
Allora, pur venendo superato da Prodi, il "ricatto"
politico avrebbe una reale
forza. Ma mi sembra che Bertinotti non ci pensi
proprio, e quindi il suo "gruzzolo" alle primarie non
porrà alcun vincolo a Prodi. Però, perlomeno,
Bertinotti ne ricaverà una significativa ricaduta
"pubblicitaria", pro domo sua e di chi la pensa come
lui. Ma cosa sperano invece di ricavare dalle primarie
i compagni/e "disobbedienti"?
La massima attenzione sui punti programmatici di
movimento, come dice Casarini? Ma, a parte che i
quattro punti elencati da Luca, pur sacrosanti, ne
trascurano incredibilmente altri cruciali come il
salario/reddito (che riguarda decine di milioni di
lavoratori e disoccupati, immiseriti come mai nel
dopoguerra), la lotta alla precarizzazione
(cancellazione della legge 30 e del pacchetto Treu),
la difesa della scuola pubblica (eliminazione della
legge Moratti e della parità), della sanità e degli
altri beni
comuni, le pensioni e il TFR,davvero Luca ritiene che
per ribadire questi punti esposti in quattro anni di
movimento e notissimi al centrosinistra, ci voglia un
candidato alle primarie che inevitabilmente
costituirebbe un ulteriore avallo all'egemonia
prodiana? Non si penserà mica che il movimento debba
ridursi ad essere - come hanno scritto i
"disobbedienti" romani nella loro proposta di lista
comunale - il "contrappeso" ai "centristi" di Rutelli?
E se persino le componenti di movimento che
voteranno per il centrosinistra pur di cacciare
Berlusconi guardano con grande diffidenza alle
primarie, come si spera di mobilitare il movimento su
un terreno così scivoloso? Perchè esporre al "ludibrio
dell'1%" un candidato "di movimento", condannandolo/ci
ad un ruolo così marginale e subordinato? Cari
compagni/e, quasi quaranta anni di partecipazione alle
lotte dei movimenti mi hanno convinto che i tentativi
di ovviare alle
difficoltà di mobilitazione sociale proiettando
"leadership" di movimento nelle contese elettorali
sono sempre fallimentari. Non credo ci siano
scorciatoie: l'unico modo per i movimenti di pesare
sulla politica istituzionale è appunto quallo di "fare
movimento". Su questa strada maestra dobbiamo agire
nei prossimi mesi, superando le divisione e le
impasse, lasciando perdere primarie e candidature
varie e intensificando unitariamente in tutti i
settori mobilitazioni e lotte, dicendo fin d'ora al
centrosinistra forse vincente che dovrà fare i conti -
e pesantemente e senza gli "sconti" che ricevette
nelle precedenti esperienze di governo - con un forte
e radicato movimento antiliberista che intende imporre
a qualsiasi governo, con i fatti, il proprio
programma.
>
> Piero Bernocchi
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