Alle 13:29, mercoledì 31 agosto 2005, Paolo Bellino ha scritto:
> questo è il punto. è un dato ormai assodato, direi incancrenito, del nostro
> (della popolazione genericamente definibile come occidentale) modo di
> vivere. siamo arrivati dunque a questo punto: la totale assunzione acritica
> che il pieno va fatto, ma sulla spesa si può tagliare? do' da mangiare alla
> mia vettura togliendomi il pane di bocca?
Mah, io penso che sia un problema di abitudini, ma anche di una struttura
urbanistico/sociale _basata_ sull'automobile.
Quando uno abita p.e. a Monteverde, lavora sulla Tiburtina, ha il dentista a
Prati e va al cinema al Parco dei Medici (dove c'è l'UNICA SALA a Roma che
proietti "La guida Galattica per gli Autostoppisti") come vuoi che faccia a
fare a meno dell'automobile? Taglia su quello che può tagliare: il cibo.
Poi magari più in là cambierà dentista, cambierà lavoro, cambierà casa,
cambierà moglie, e non avrà più bisogno dell'auto, ma per il momento stringe
i denti e spera che torni tutto come prima...
> noi DOBBIAMO rinunciare al pieno, questa è la chiave (una delle chiavi) per
> risanarci la vita. il nostro obiettivo deve essere la SCOMPARSA dello
> stesso concetto di pieno al serbatoio, se non quello dell'acqua. quello che
> i ciclisti critici fanno, o dovrebbero fare, è proprio questo (a parte gli
> scazzi inutili): mettere il dito lì, in quel punto lì; far vedere ai nostri
> vicini di banco, di scrivania, di tornio quanto questo modello di
> spostamento sia insensato e non solo, direttamente e costantemente dannoso:
> nocivo, e non per i gas di scarico, ma per l'intera gamma di attività
> umane.
Lo capiranno da soli sbattendoci il grugno, le vacche grasse sono finite!
> mi si scusi lo sfogo.
Si figuri! :-)
Ciao
--
Marco Pierfranceschi
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"Il (nostro) scopo è reinventare la vita
in un'era che ce ne sta privando in forme mai viste."
(Luigi Pintor)