Autore: Andrea T Data: Oggetto: [Cm-roma] effetto serra in tribunale - da repubblica
Sindaci Usa fanno causa al governo per l'effetto serra
Giudice di San Francisco apre il procedimento ( da repubblica.it)
Per la prima volta un giudice autorizza la causa di ecologisti
e città degli Stati Uniti contro le politiche ambientali
La Casa Bianca a processo
"Colpevole per l'effetto serra"
Sotto accusa due agenzie federali per aver finanziato progetti energetici
che avrebbero prodotto l'8 per cento delle emissioni
di RICCARDO STAGLIANÒ
Adesso tocca a Washington dimostrare, se ce la fa, che l'effetto serra non
esiste. Perché un giudice federale ha detto, ed è la prima volta, che il
governo può essere portato in tribunale per il suo contributo al
surriscaldamento del pianeta. E così due gruppi ecologisti e quattro città
americane, in rappresentanza dei cittadini, potranno andare avanti nella
loro causa con la quale chiedono un risarcimento danni all'amministrazione
Bush per le conseguenze nefaste delle loro politiche energetiche sul
clima. Non solo statunitense perché, come ha rimarcato il direttore delle
ricerche di Greenpeace Kert Davies, "l'inquinamento da global warming non
conosce confini".
Gli ecologisti di Greenpeace e Friends of the Earth da una parte e gli
amministratori delle californiane Oakland, Santa Monica, Arcata e la
sciistica Boulder in Colorado festeggiano la vittoria. Di una prima
battaglia di una guerra lunga e impari perché, dal presidente in giù, di
sacrificare l'economia per l'ambiente alla Casa Bianca sembrano non
volerne sapere. Jeffrey White, il giudice di San Francisco che ha dato
ragione ai ricorrenti, si è limitato a dire per il momento che la loro
pretesa di citare per danni le due agenzie federali che finanziano per
miliardi di dollari progetti energetici all'estero sta in piedi, è
legalmente sensata. Adesso si dovrà provare che, ad esempio, l'impianto
petrolifero al largo delle isole russe di Sakhalin o l'oleodotto che,
lungo mille chilometri, collega il Ciad al Camerun, contribuiscono al
peggioramento del clima. E, dal momento che entrambe le attività sono tra
le tante finanziate dalla Overseas Private Investment Corporation e dalla
Export-Import Bank (i cui presidenti sono nominati direttamente da Bush)
con soldi dei contribuenti statunitensi, si possa chieder loro conto di
ciò che fanno. E magari obbligarli a condurre studi di impatto ambientale
e puntare su fonti energetiche più pulite.
Per Greenpeace e soci il dubbio non sussiste, e danno cifre molto
circostanziate. Avendo finanziato progetti all'estero per circa 32
miliardi di dollari nel periodo '92-2002, sostiene l'esposto, sono stati
responsabili di oltre 2,1 miliardi di tonnellate all'anno di diossido di
carbonio e di emissioni di metano, ovvero l'8% dei gas serra mondiali e un
terzo di quelli americani. Un guasto prodotto a migliaia di chilometri da
casa ma "che fa male ai cittadini di Oakland e a ogni persona di questo
paese" ha dichiarato il sindaco Jerry Brown al San Francisco Chronicle,
dettagliando come il surriscaldamento metta a rischio le riserve d'acqua,
la qualità dell'aria, la probabilità di incendi e alluvioni, soprattutto
nell'area dell'aeroporto della città.
Ma non è questione di preoccupazioni campanilistiche, di costa ovest
contro est. Nei giorni scorsi, infatti, per supplire al rifiuto della Casa
Bianca di ratificare il protocollo di Kyoto - e il conseguente impegno a
ridurre del 5,2% i gas inquinanti tra 2008 e 2012 - nove Stati nel nordest
hanno dato l'esempio. New York e Massachusetts, tra gli altri, hanno
firmato un accordo per diminuire le emissioni di anidride carbonica del
10% entro il 2020.
Proprio negli stessi giorni in cui, grazie alle rivelazioni del Washington
Post, si apprendeva che il tanto contestato quanto fortissimamente voluto
da Bush neo-ambasciatore John Bolton aveva presentato all'Onu il suo
programma per il vertice di metà settembre, quando si discuterà del piano
di riforma delle Nazioni Unite. Tra i 750 emendamenti spicca, appunto,
quello di far fuori le misure anti-effetto serra.