UN SASSO IN PICCIONAIA
RIFLESSIONI SU UNA NUOVA CAMPAGNA MONDIALE CONTRO LA FAME, LA MISERIA, LA POVERTA'
Il 1° settembre inizierà una nuova campagna internazionale dal titolo 'Global Call to Action Against Poverty' ovvero un 'Appello all' azione contro la povertà' nella versione italiana della Campagna. Una cosa troppo importante per non coinvolgerci e non farci riflettere a fondo per la sua riuscita. Dopo aver riflettuto abbastanza a ungo credo che sia giusto contribuire a un approfondimento anche se con un apporto fortemente critico per la forma e per il contenuto dell' appello.
Per la forma : esiste un linguaggio ormai affermato e difficilmente modificabile per questo tipo di appelli e di campagne. Ci sono delle parole che sono buone per ogni contesto senza più farle corrispondere ad un preciso significato (le 'parole ameba' di cui parlava Illich). Queste sono le parole largamente usate dalla religione laica e buonista del nostro tempo (la 'religione dello sviluppo' - G. Rist) : 'sviluppo, povertà, miseria, pace, progresso' etc.
Quanto siano ormai vuote di reale significato certe parole di circostanza lo dimostra il fatto che esse hanno spesso bisogno di aggettivazioni continuamente variate per poter essere di nuovo rese credibili dopo ogni fallimento. Così è per la parola 'sviluppo': volta a volta 'altro', 'umano', 'durevole', 'sostenibile', 'giusto', ora infine 'autocentrato' o 'integrale' e così via successivamente. Questo per tentare di ridare credito a una parola screditata cercando di convincere che è di un 'altro' sviluppo di cui si sta parlando in opposizione a quello reale che dopo una prima fiammata (i 'gloriosi trenta') ha poi accumulato disastri su disastri. Eminenti studiosi ormai da decenni ci segnalano che il problema non è l' aggettivo ma lo stesso sostantivo (Illich, Latouche, Rist, Sachs, Goldsmith, Rahnema, Bové, Berlan etc). E ci invitano ad abbandonarlo.
Altre campagne contro la povertà (o miseria, o 'sottosviluppo' o fame a seconda del momento) sono state fatte nel passato senza dare grandi risultati, anzi. Lanciare oggi una ennesima campagna che sembra avere come obbiettivo primario il mettere a disposizione della lotta alla povertà, alla fame, alla miseria (nel testo queste parole appaiono scambiate fra loro come fossero sinonimi intercambiabili, ciò che non è, come ormai credo sia stato dimostrato abbondantemente) quantità maggiori di denaro senza prima una severa critica e autocritica mi sembra quanto meno superficiale.
Di nuovo si mette in risalto l' aspetto quantitativo delle risorse cosiddette necessarie, senza alcuna analisi del perché le precedenti campagne sono fallite. Per il loro impiego poi vengono auspicati i più diversi canali tradizionali : le Nazioni Unite ('restituire alle Nazioni Unite la responsabilità, i poteri e le risorse necessari'), i governi nazionali, le Istituzioni Locali e le Regioni. Si riconosce che nei primi 5 anni del quindicennio 2000-2015 nel quale si dovrebbero realizzare gli 'obbiettivi del millennio' non è stato fatto nulla o quasi da parte dei governi e delle istituzioni internazionali. Lo si riconosce nello stesso documento e del resto esistono decine di studi qualificati elaborati in parti diverse del mondo che giungono alla stessa conclusione. Si ignora invece il ruolo del Fondo Monetario Internazionale, che sappiamo tristemente ineliminabile nella presente distribuzione dei poteri (non lo si cita neppure per chiederne la trasformazione), e non si citano le OnG come destinatarie di parte di questi fondi , qui forse per pudore perché molte di esse dovrebbero cominciare a fare serie autocritiche sulle proprie politiche passate e ancor più presenti.
Con un atto di fede si invoca un cambiamento di rotta per i prossimi 10 anni. In base a quale fatto miracoloso 'il 2005 può essere l' anno del cambiamento' ? Grazie alla pressione della società civile pure invocata senza successo in tutte le campagne precedenti?
Già la FAO a fine secolo scorso aveva indicato il 2015 come obbiettivo temporale per dimezzare la fame nel modo (da 830 a 415 milioni di persone..) ma aveva avuto l' accortezza di fare una riserva con 3 'se':
- Se i governi dei paesi ricchi avessero ripristinato allo 0,7% del PIL l' entità del loro aiuto allo sviluppo (di nuovo una indicazione 'quantitativa'). E ciò ad oggi non è avvenuto.
- Se il numero di catastrofi naturali fosse stato numericamente ridotto nel corso del quindicennio. Sappiamo invece che esse sono in aumento per il degrado del clima, i disboscamenti etc come confermato da una recente previsione del Dipartimento di Stato statunitense.
- Se il numero di conflitti armati fosse stato contenuto (ma da 3 anni le guerre, non più per aprire nuovi mercati ma per arraffare le residue risorse, in atto (Iraq..) o previste (Iran.) non seguono questo auspicio.
Se questi erano gli obbiettivi e se queste erano le condizioni, e se la stessa FAO avverte che siamo fuori rotta, come si pensa di rilanciare con successo una campagna con scadenza ravvicinata, della cui durata 1/3 è stato già bruciato, e basata solo su generosi appelli a 'ripensamenti' degli stessi che sono causa dell' attuale situazione mondiale?
Non si rischia così di generare nuove delusioni e nuove frustrazioni? O importante è tenere mobilitata la gente, con una successione di campagne de4stinate a 'consumare' le buone volontà attivate?
Ancora 4 osservazioni sul documento:
'All' inizio del 21° secolo più di un miliardo di persone sono ancora condannate alla povertà estrema' : così il documento. La parola 'ancora' fa pensare che esista un processo in corso che sta andando nel senso giusto ma con troppa lentezza. Ma non è così purtroppo: il numero dei 'poveri' è invece in aumento, fino ormai a essersi radicato anche all' interno delle società cosiddette ricche.
Il documento invoca uno 'sviluppo sostenibile' ma tace del tutto il problema ecologico che è quello ormai noto per essere al centro della 'insostenibilità'. Omissione grave, direi imperdonabile, in un documento tanto ambizioso.
Propone inoltre di 'promuovere un commercio più equo' eliminando i sussidi alle esportazioni agricole assicurando ai produttori dei paesi più poveri l' accesso ai nostri mercati'. Si dimentica che l' India dovrà 'sradicare' 600 milioni di suoi contadini per cedere il posto all' agribusiness delle multinazionali agricole, la Cina 500, che il Messico ne ha già radicati 30 milioni, e molti altri in Brasile e in Argentina, per gettarli nella fornace dell' emigrazione clandestina e così via. Che il mercato sia asimmetrico e lo sia tanto più quanto più è 'libero' se gli attori hanno potere disuguale (la famosa 'libera volpe nel libero pollaio'.) non sembra preoccupare, basta che sia 'libero e 'equo'. (1)
Infine: "Per la prima volta abbiamo le risorse e le conoscenze per poter migliorare le condizioni di vita di tanta gente oggi disperata". Un deja vu : le stesse parole usate dal Presidente Truman nel discorso di investitura del 20 gennaio 1949 che dava l' avvio alla 'occidentalizzazione' ancor più profonda del mondo. Neppure un po' di accortezza semantica. (2)
Lo sviluppo è morto, ci dice Rist, esso è la luce che giunge oggi a noi da una stella morta miliardi di anni fa. "Ecco perché le organizzazioni internazionali hanno deciso non di 'consacrarsi' allo 'sviluppo' ma di 'affrontare il problema della 'povertà'. Questo è infatti il nuovo slogan... E' allora possibile 'attaccare la povertà' senza interrogarsi sulle cause profonde, che dipendono al tempo stesso dalla costruzione sociale e dall' egemonia del sistema di mercato." (3)
Credo che una campagna mondiale di tale rilievo meritasse dagli sponsor italiani un documento più pensato e attualizzato. Credo che una campagna mondiale di tale rilievo meritasse dagli sponsor italiani un documento più pensato e attualizzato. Ma non è mai troppo tardi per avviare un confronto. Scusate se ho usato la tecnica del 'sasso in piccionaia' ma i tempi di partenza della campagna incombono.
Aldo Zanchetta,, Giuseppina Nardini, Giovanna Morelli, Paul Temoche, Paolo Antognoli, Mirko Del Carlo, Renato Galeotti, Amelia Defrancesco
(1) "Fernand Braudel ha ad esempio dimostrato - o quanto meno sostenuto in modo assai convincente - che l' autentico protagonista dell' economia di
mercato è l' 'irrazionale'." Guido Rossi - Il conflitto epidemico - ed Adelphi
pag. 32. Guido Rossi, lo ricordiamo, è uno dei massimi esperti internazionali
di diritto societario e figura di rilievo del mondo economico internazionale.
(2) Harry Truman - Discorso di insediamento (1949) : "Per la prima volta nella
storia l' umanità è in possesso delle conoscenze tecniche e pratiche in grado
di alleviare la sofferenza di queste persone..le nostre risorse in
conoscenze tecniche..crescono incessantemente e sono inesauribili.
(3) Su 'Disfare lo Sviluppo per rifare il mondo' - Jaca Book 2005.
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