Autore: ugo Data: Oggetto: [NuovoLaboratorio] zona d'ombra(pericolo perle libertà individuali)
Da "Il manifesto" del 11 agosto 2005
articolo di DANILO ZOLO
Con le notizie diffuse dal Guardian e da altre fonti giornalistiche e non
smentite dal governo britannico, ci troviamo di fronte ad una nuova, grave
limitazione delle libertà fondamentali che il governo Blair intende introdurre
nel sistema giudiziario britannico. In una Londra ferita dagli attacchi terroristi
e dalle menzogne del governo che, dimentico della guerra in Iraq che continua,
ieri annunciava per bocca del capo della polizia, I'«inevitabile» attacco
alla City. Qual è il punto? Il ministro degli interni sta per proporre l'istituzione
di una nuova procedura istruttoria a carico di soggetti cittadini britannici
o stranieri sospettati di terrorismo internazionale. La nuova procedura
comporta l'istituzione di uno speciale giudice istruttore - una sorta di
pre-trial judge -, con il potere di decidere i tempi della custodia cautelare
di un soggetto indiziato di reati terroristici. Il giudice potrà decidere
nel corso di udienze a porte chiuse e sulla base di materiale informativo
e documentario che potrà restare segreto.
Ma la segretezza non è il solo elemento che altera i diritti di habeas corpus
della secolare tradizione del mìe of law inglese. Aspetto ancora più grave
è la proposta di una notevole estensione dei tempi della custodia cautelare.
L'indiziato potrà essere legalmente trattenuto in carcere sino a tre mesi
-ben oltre i quattordici giorni oggi previsti - sulla base di semplici indizi
e senza una precisa formulazione del capo d'accusa. In più, verranno drasticamente
limitati i suoi diritti di difesa: egli non avrà diritto di nominare un avvocato
di fiducia, né verrà nominato un difensore d'ufficio. Il ruolo del difensore
sarà esercitato da un «avvocato speciale» non meglio precisato, anche qui
in violazione di norme elementari dell'equo processo, oggi in vigore in tutto
il mondo occidentale.
Se queste proposte di Blair venissero approvate dal Parlamento britannico,
ci troveremmo di fronte ad un ennesimo, gravissimo sviluppo della derva illiberale
che oggi investe la cultura giuridica britannica, nella scia delle norme
liberticide del PatriotAct Usa.
E' un'intera civiltà giuridica giudiziaria che verrebbe brutalmente violata
nei suoi valori più alti e nelle sue pratiche più consolidate. Tramonterebbe
la gloriosa tradizione britannica del rule of law, che è all'origine della
dottrina dei diritti dell'uomo e dell'intera esperienza dello stato di diritto
europeo e occidentale.
Questa tradizione, com'è noto, è nata in Inghilterra grazie alla funzione
garantista svolta dai giudici di common law che si sono sempre opposti ad
ogni forma di tribunale speciale e di procedura giudiziaria non prevista
dalla «costituzione» inglese: una costituzione non scritta ma condivisa da
un popolo intero. Sono i giudici delle corti ordinarie che hanno strenuamente
difeso le «libertà degli inglesi» contro ogni possibile attentato sia del
potere esecutivo, sia del Parlamento. Sono i giudici che si sono battuti
in particolare per lo scrupoloso rispetto dei diritti dell'imputato e della
presunzione d'innocenza. Ora tutto questo potrebbe finire nel cono d'ombra
di una lotta contro il terrorismo internazionale che presenta sempre più
gli aspetti di una politica autolesionista. Nessuno strumento giudiziario
o poliziesco sarà in grado di fermare il terrorismo internazionale o solo
di attenuarne la violenza sanguinaria. Nessuna violazione delle libertà fondamentali
avrà l'effetto taumaturgico di riportare la pace in Europa, in Occidente
e nel mondo. Anzi, questa strategia avrà molto probabilmente effetti perversi,
comprimendo il valore della libertà delle persone, della loro integrità fisica
e intellettuale, della loro vita
Non è negando se stesso, non è abbandonando gli elementi più significativi
della sua identità giuridica e politica che l'Occidente si salverà. L'Occidente
non si salverà dal nichilismo sanguinario del terrorismo internazionale se
non avrà anzitutto liberato se stesso dalla pretesa di dominare il mondo
con il suo strapotere economico e con la guerra.
(danilo zolo)