da unità venerdi 5 agosto 2005
Marco Travaglio
Ride ÌI telefono
In questa temperie di incertezza e veleni, si sentiva il bisogno di una voce forte e autorevole, un approdo sicuro per la parte sana del Paese. E quella voce forte e chiara è arrivata. La voce del professar Rocco Buttìglione. Il ministro filosofo ha riunito nella natia Gallipoli il comitato di crisi, formato nell' ordine da lui medesimo, moglie, figli, sorelle giornaliste e cane Tea (appena ribattezzato Teo-Con). S'è consultato col fido capogabinetto Giampiero Catone, momentaneamente a piede libero fra un arresto e un processo per truffa e bancarotta. S'è specchiato in un vassoio di molluschi crudi. E alla fine ha pronunziato poche, ma decisive parole: «È in azione una banda di farabutti che ha accesso alle intercettazioni e le fa arrivare ai giornali. Un 'infamia pari a quella delle lettere anonime». Con tutti i farabutti che circolano nel mondo degli affari e della politica, Buttìglione non ha dubbi: i farabutti sono i giornalisti che informano i lettori. E così il caso Fazio è brillantemente chiuso, anzi non s'è mai aperto. È l'uovo di Colombo, ma ci voleva una testa d'uovo come il Kant del Tavoliere, consigliato dal cane Teo-Con, per escogitarlo. Seguite il filo del ragionamento: se i giornali non pubblicano le intercettazioni, nessuno le conosce, ergo nessuno chiede le dimissioni di Fazio e il governo non deve occuparsi del caso, perché non esiste alcun caso. E si va tutti in ferie tranquilli. Geniale. Più o meno così don Ferrante aveva risolto il problema della peste a Milano: «In re-rum natura, non ci son che due generi di cose: sostanze e accidenti;, e se io provo che il contagio non può esser né l'uno né l'altro, avrò provato che non esiste, che è una chimera». Annota il Manzoni: «Su questi bei fondamenti, don Ferrante non prese nessuna precauzione contro la peste; gli s'attaccò; andò a letto, a morire, come un eroe di Metastasio, prendendosela con le stelle...».Nasce così, grazie a Buttìglione, una nuova corrente: il surrealismo politico: non si parla di fatti reali, bensì di cose mai accadute né esistite, come l'araba fenice o l'ippogrifo. In questo caso non si parla di quanto si dicono via cavo il governatore e la governatora con i loro amichetti e «furbetti der quartierino». Si parla invece dei gravissimi reati commessi dai giudici di Milano «intercettando il Senato» (lo dicono Pera, Casini, Grillo, Maroni, Guzzanti padre ecc.) e dal «circolo me-diatico-giudiziarìo»chefa uscire le intercettazioni «violando il segreto istnittorio» (tutti i suddetti, con l'aggiunta dì quei gran geni di Ostellino sul Corriere e di Folli sul Sole 24 ore, e di complemento il solito battaglione del centrosinistra: Boselli e Crema dello Sdì, Mastella e vari giuristi della domenica che chiedono chiarimenti, commissioni d'inchiesta, addirittura nuove leggi: non perche non ce ne siano già abbastanza, ma perché non le conoscono). .Metà dell'ultimo consiglio dei ministri è stato dedicato a questi non-fatti. E di questi non-fatti son pieni i cinegiornali Rai, che dedicano servizi su servizi al segreto istruttoria violato e al Senato intercettato, senza raccontare mai, nemmeno per sbaglio, che si dice in quelle telefonate. Chi vuoi saperlo si compri i giornali. Completa il quadro l'incredibile garante della Privacy franco Pizzetti, tutto stupito perché «in Germania si intercetta meno che in Italia» (non lo sfiora neppure il pensiero che l'Italia ha quattro regioni occupate militarmente da mafia, camorra, 'ndranghe-ta e Sacra Corona; la Germania no). Poi, per l'angolo del buonumore, c'è il cosiddetto ministro Castelli, che tanto per cambiare ordina un'ispezione. Sui non-fatti, sul nulla.Perché sul nulla? Per almeno due ragioni. 1) II Senato non,è mai stato intercettato: è stato intercettato il banchiere Fiora-ni che parlava cori vari personaggi, fra cui la moglie di Fazio. Questa, astutamente, pensava che bastasse chiamarlo da un'utenza del senatore Grillo per non essere ascoltata. Non sa, la governatora, che se uno è intercettato, quel che dice al telefono -viene registrato anche se lo chiamano da un cellulare criptato ih Australia (lo scriviamo per risparmiare alla signora inutili trasferte in Australia). 2) II segreto istruttoria non esiste più dal 1989, quando il Parlamento (non i giudici) lo abolì e sostituì nel nuovo codice di procedura con il più blando segreto investigativo, che copre solo le notizie «non conoscibili dall'indagato». Le intercettazioni finora pubblicate sono non solo conoscibili, ma arcinote agli indagati, essendo riportate negli atti di sequestro delle loro azioni di Antonveneta. Dunque pubblicabilissime, lecitissimamente. Se proprio Castelli ha la fregola di ispezionare qualcosa, mandigli 007nella cassetta della posta degli indagati: troverà tutto. Ora infatti qualche buontempone se la prende con i pm e con il gip perché riportano le telefonate negli atti di sequestro. Ma certo: un giudice dispone intercettazioni, scopre reati gravissimi, sequestra azioni per miliardi. Ma poi nel provvedimento, per non urtare Castelli e Buttìglione, non spiega il perché della sua decisione. Non cita le prove dei reati. Scrive solo: «Bloccate quei finanzieri. Hannp una bruttafaccia. Mi stanno sulle palle».
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