Autore: cetrusco Data: Oggetto: [Incontrotempo] Fw: [lavoroprivato] La lotta di ATESIA sulla STAMPA
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Cc: <cobas@???>
Sent: Tuesday, July 26, 2005 9:10 AM
Subject: [lavoroprivato] La lotta di ATESIA sulla STAMPA
> rassegna stampa da Il manifesto e Liberazione sui licenziamenti all'Atesia
> di Roma.
>
> LA situazione è abbastanza complicata visto il terrorismo creato dai 4 licenziamenti > e la difficoltà di produrre iniziative in periodo pre-estivo.
>
> In ogni caso Oggi ci sarà un incontro all'assessorato del Lavoro di Roma
> e domani un'incontro presso l'Ispettorato del Lavoro.
>
> VENERDO POMERIGGIO stiamo provando a costruire un'assemblea con le realtà
> cittadine fuori ATESIA. E' un tentativo per riportare l'attenzione delle
> realtà che in questi mesi si sono mosse sul tema precarità sulla posta in
> gioco in atesia.
>
> Certo è che non c'è stata grande attenzione da parte del movimento sulla
> vicenda.
>
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>
>
>
> ATESIA dal Manifesto
>
> Quattro licenziamenti all'antica
> Ritorsione contro il Collettivo precari, attaccato dai sindacati
> FRANCO PICCIONI
>
> Quattro licenziamenti, infine, ad Atesia. E 800 «sospensioni dal servizio»
> per altrettanti lavoratori del call center, invitati a «farsi risentire»
> a settembre presso un numero telefonico che darà loro ragguagli su eventuali > rimesse al lavoro oppure no. Ma mentre per questi ultimi si può parlare
> di decisione motivata da ragioni «commerciali» (gli 800 erano addetti alla
> campagna «Tim out», attualmente finita), anche se il loro contratto era
> ancora in corso, per i quattro licenziati si tratta invece chiaramente di
> una ritorsione da parte dell'azienda. I quattro sono infatti membri del
> «Collettivo precari Atesia», vicino ai Cobas, che negli ultimi mesi hanno
> promosso scioperi - anche riusciti, con molto seguito tra i lavoratori -
> contro l'attuazione dell'accordo firmato tra azienda e sindacati confederali. > In quell'accordo, infatti, non c'era traccia della «stabilizzazione» richiesta > da lavoratori che sono precari in azienda ormai da anni, ma spuntavano invece > «i contratti di apprendistato e d'inserimento». Un'accettazione piena di
> quella «legge 30», che la stessa Cgil - in altre categorie, come i metalmeccanici > o gli alimentaristi - rifiuta e cerca di eliminare.
>
> Sull'opinione prevalente tra i lavoratori Atesia, insomma, non c'era molto
> da discutere: lo sciopero «autorganizzato» andato peggio ha ricevuto intorno > al 50% di adesioni. Stupisce perciò il volantino affisso ieri in bacheca
> da Nidil-Cgil, Cisl e Uil che parla di «alcuni `prezzolati' da Atesia, infiltrati > con lo scopo di creare caos e darle la scusa per non trattare con le OO.SS». > Una «voce» oltretutto attribuita a non meglio specificati «collaboratori»,
> nel peggior stile tardo-stalinista. Tra i lavoratori licenziati e non, lo
> «stupore» è certamente minore, visto che le polemiche tra organizzazioni
> sindacali in Atesia hanno ormai una lunga storia. E certo non aiuta il «dialogo» > il fatto che il volantino sia comparso proprio la mattina che l'azienda
> provvedeva ai licenziamenti dei quattro «avversari».
>
> I quattro, venerdì mattina, hanno promosso un'agitazione contro gli 800
> «allontanamenti», così come era avvenuto molte altre volte. Trattandosi
> formalmente di «collaboratori» (una delle tante ipocrisie che servono a
> mascherare la natura del rapporto di lavoro precario), la sospensione del
> lavoro avviene tramite la «messa in pausa» individuale. E in questo senso
> stavano sollecitando gli altri lavoratori. La lettera di licenziamento immediatamente > inviata ai quattro «cattivi» non brilla davvero per chiarezza. «Ella è stata > notata dagli assistenti di sala (altra ipocrisia per «controllori») mentre
> disturbava i suoi colleghi» e «li esortava ripetutamente a sospendere l'attività > lavorativa per partecipare a un'assemblea non autorizzata». Chiunque abbia
> la minima esperienza di lavoro sindacale sa che questa è l'assoluta normalità. > Misure come il licenziamento, per fatti del genere, venivano prese dai «padroni > delle ferriere» all'alba del movimento operaio. E in posti come Atesia sembra > proprio che lì si sia tornati.
>
>
>
> Da Liberazione
>
> Roma, da domani restano a casa gli 800 operatori telefonici della campagna
> "Tim out". I sindacalisti del Collettivo ne discutono con i lavoratori in
> pausa. E il servizio va in tilt
> Roberto Farneti
>
>
> I 4mila precari di Atesia non ci stanno a essere trattati come strofinacci
> "usa e getta". E quindi si ribellano. L'ultimo episodio di un braccio di
> ferro che va avanti da mesi risale a venerdì scorso, quando all'improvviso
> l'azienda ha comunicato agli 800 operatori che lavorano per la campagna
> Tim out, quelli che offrono le promozioni ai clienti, che non c'erano più
> numeri da chiamare. E che, di conseguenza, non c'era più bisogno di loro:
> da lunedì tutti a casa. Il colmo è stato raggiunto quando Atesia ha fornito > ai poveri telefonisti un numero a pagamento per sapere, dopo qualche giorno, > se c'erano nuove opportunità di lavoro legate ad un'altra campagna.
>
> La reazione dei sindacalisti del Collettivo è stata dura e immediata: hanno > invitato gli operatori a prendersi una pausa collettiva di mezz'ora mentre
> c'erano 200 telefonate in coda, mandando in tilt il 119 della Tim. Dopodiché > si sono recati nel cortiletto interno per decidere come rispondere a questo > atto di prepotenza. L'iniziativa sindacale ha mandato su tutte le furie
> i dirigenti del call center: per ogni chiamata non evasa, infatti, la società > del gruppo Cos deve pagare una penale alla Telecom. Il danno economico è
> stato quindi rilevante.
>
> Immediata è scattata la rappresaglia. «Ad un certo punto - racconta Valerio > - io e altri tre miei colleghi del Collettivo autorganizzato siamo stati
> richiamati ai "piani alti", dove ci è stata comunicata la rescissione del
> contratto con valenza immediata. In pratica il licenziamento. Nessuno di
> noi ha firmato questa lettera, che ci è stata poi spedita a casa». Le motivazioni > del provvedimento disciplinare, riportate sulla lettera sono le seguenti:
> assemblea non autorizzata («il che non è vero perché il contratto non esclude > il diritto alla pausa, che può essere esercitato in qualsiasi momento e
> senza limiti», precisa Valerio). La seconda motivazione è l'interruzione
> di servizio, «con il pretesto che i lavoratori in pausa erano stati chiamati > da noi».
>
> Appena i precari hanno saputo dei licenziamenti si sono praticamente alzati > tutti in blocco dalle postazioni e si sono riuniti davanti all'ingresso
> dell'azienda, chiedendo l'immediata riassunzione di Valerio, Mariella, Riccardo > e Manuela. Da lì è partito un presidio spontaneo che si è concluso intorno
> alla mezzanotte. Ieri, intorno alle 12, il presidio è ripreso per poi proseguire > fino a tarda sera. Domani mattina è previsto un nuovo presidio nel corso
> del quale partirà una raccolta di firme per chiedere il reintegro dei quattro > licenziati. «L'idea delle pause collettive di mezz'ora con le chiamate in
> coda - spiega Valerio - ci è venuta perché in occasione degli scioperi precedenti > l'azienda ha girato le chiamate del 119 agli altri call center del gruppo
> Cos, riducendo gli effetti della protesta».
>
> Conflittuale è anche il rapporto con i sindacati confederali. «Venerdì scorso > quando siamo arrivati in azienda - riferisce ancora Valerio - abbiamo trovato > un volantino a firma Cgil Cisl e Uil che accusava il Collettivo autorganizzato > di essere pagato dall'azienda per creare caos e scompiglio e far saltare
> gli accordi del 24 maggio 2004».
>
> Il 30 settembre prossimo scade il contratto per tutti e 4mila gli operatori > di Atesia. L'intesa siglata dai confederali prevede dal primo ottobre la
> trasformazione dei co. co. co. e degli attuali co. co. pro in contratti
> di apprendistato, inserimento o di nuovo a progetto ma con tariffazione
> oraria e 90 ore mensili, il che significa uno stipendio di non più di 500
> euro al mese. «E' vero che in questo modo il rapporto di lavoro per la gran > parte degli addetti diventerà di tipo subordinato ma i contratti - obietta
> Valerio - restano comune precari, perché a termine, a fronte di paghe irrisorie». > Come i 380 euro lordi per un part time a 20 ore settimanali su turnazione
> h 24, proposti a 216 operatori sotto i 24 anni. «Noi del Coordinamento invece > - spiega Valerio - chiediamo l'assunzione effettiva di tutti i precari con
> contratto a tempo indeterminato, full o part time a richiesta del lavoratore». >
>
> Una vertenza «esemplare», dice Paolo Ferrero, che esprime solidarietà di
> Rifondazione ai quattro licenziati e ai lavoratori in lotta. Il Prc chiederà > l'intervento degli assessori al Lavoro del Comune di Roma, della Provincia
> e della Regione «affinché si adoperino per il rientro dei licenziamenti
> e si apra un tavolo per un percorso che porti alla stabilizzazione, con
> tempi certi, di tutti i precari». Nel frattempo «rivolge un appello a tutte > le organizzazioni sindacali perché si superino divisioni che giocano solo
> a favore dell'azienda». Negli ultimi due anni il fatturato del gruppo Cos
> è cresciuto del 140% «ma ai lavoratori di Atesia - sottolinea Ferrero -
> si offre come via di uscita dal precariato l'apprendistato professionale
> a 380 euro lordi al mese. E' perciò sempre più evidente - conclude il dirigente > del Prc - la necessità di abrogare la legge 30 in modo da rendere impossibili > forme di precarietà e di sfruttamento come quelle di Atesia e degli altri
> call center».
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> (questo messaggio viene inoltrato automaticamente dalla Mailing list del
> Cobas del Lavoro Privato)
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