Bush si prepara ad attaccare l'Iran
Gli americani, assieme al resto del mondo, si stanno accorgendo della sconfortante verità che il presidente G. Bush non solo ha mentito loro per
quanto riguarda le armi di distruzione di massa (la scusa con la quale nel marzo 2003 è iniziata l'invasione e l'occupazione dell'Irak), ma anche per quanto riguarda il percorso che li ha portati in guerra.
Il Presidente Bush ha dichiarato agli americani, in data 16 ottobre 2002:?Non ho ordinato l'uso della forza, anzi, spero che l'uso della forza non si riveli necessario.?
Oggi, sappiamo che questa affermazione era una menzogna, e che il Presidente, già nel luglio 2002, aveva firmato gli ordini ?esecutivi? che
autorizzavano le forze militari USA a iniziare le operazioni militari all'interno dell'Iraq. Sappiamo anche che questi ordini erano stati messi in esecuzione già nel settembre 2002, quando le forze aeree americane, in collegamento con le forze aeree inglesi, avevano iniziato ad estendere i loro obiettivi da bombardare all'interno e all'esterno della cosiddetta no-fly zone in Iraq.
Queste operazioni avevano lo scopo di logorare la difesa aerea irachena e la sua capacità di controllo del campo di battaglia.
Allo stesso tempo, servivano per facilitare le incursioni delle forze speciali americane che dovevano compiere delle ricognizioni strategiche e, subito dopo, azioni dirette, contro obiettivi specifici dell'Iraq. Tutto ciò prima ancora dell'inizio delle ostilità, avvenuto il 19 marzo 2003. Il Presidente aveva firmato, nella primavera del 2002, dei documenti segreti
che autorizzavano la CIA e le forze speciali USA a introdurre forze clandestine all'interno dell'Iraq allo scopo di rimuovere Saddam dal potere. In realtà, la guerra in Iraq è iniziata ai primi dell'estate del 2002, se non addirittura prima. Questo quadro della situazione ha delle implicazioni che vanno ben oltre i semplici fatti storici o le inchieste politiche relative a fatti del
passato. Si tratta di un precedente che deve essere considerato per valutare gli avvenimenti relativi alle relazioni USA-Iran.
Come nel caso dell'Iraq, nel periodo pre-marzo 2003, anche oggi l'amministrazione Bush parla di ?diplomazia? e del desiderio di soluzioni ?pacifiche? per quanto riguarda la questione iraniana. Ma i fatti sono ben diversi. Si tratta di guerra e di rimozione forzata del regime teocratico che attualmente detiene il potere a Teheran. Come già accaduto per l'Iraq, il Presidente ha preparato il terreno per
condizionare sia il pubblico americano sia una stampa anche troppo compiacente, disposta ad accettare sulla parola i vantaggi di una politica di cambio della guardia a Teheran, collegando il regime dei Mullah ad un ?asse del male? (assieme all'Iraq ?liberato? e alla Corea del Nord) e insistendo sull'assoluta necessità di portare la ?democrazia? anche al popolo iraniano.?Liberazione? e diffusione della ?democrazia? sono diventate parole di un codice ormai ben comprensibile, che nasconde il disegno neo-conservatore di guerra e conquista per gli addetti all'esecuzione degli ordini. In base a questa retorica, gli americani dovrebbero ben intuire come l'Iran, ormai, sia il prossimo bersaglio della politica illegale di cambiamento di regime, messa in pratica dalla amministrazione Bush.
Però gli americani, e anche il resto del mondo, continuano a cullarsi nel falso senso di sicurezza che fra gli USA e l'Iran non siano ancora cominciate operazioni militari convenzionali, scoperte o palesi che siano. Per come stanno le cose, molti si illudono che, nel caso dell'Iran, sarà evitata quella che è stata, ed è, la follia irachena. Ma si tratta delle speranze di illusi.
La realtà è che la guerra contro l'Iran è già cominciata.
Mentre stiamo parlando dei velivoli senza pilota gli americani stanno sorvolando il territorio iraniano con strumentazioni sempre più moderne e efficaci. La violazione dello spazio aereo di una nazione sovrana è, di per sé, un atto di guerra. Ma la guerra con l'Iran è andata ben al di là di una semplice raccolta di informazioni. Il Presidente Bush ha approfittato degli enormi poteri conferitigli in seguito ai fatti del 11 settembre, per condurre una guerra mondiale contro il terrore e per iniziare delle operazioni segrete all'interno dell'Iran. Le più evidenti di tutte, sono le azioni recentemente intraprese dai
Mujahadeen el-Khalk, o MEK, un gruppo di opposizione iraniano sostenuto dalla CIA, un tempo guidato dai temibili servizi segreti di Saddam Hussein, oggi totalmente sostituito dalla Direzione delle Operazioni della CIA.È una amara ironia della sorte constatare che, oggi, la CIA si serve di un gruppo appartenente a una organizzazione terrorista, addestrato in attentati dinamitardi da quelle stesse forze dell'ex dittatore Saddam che oggi stanno uccidendo i soldati americani in Iraq, per condurre operazioni dinamitarde in Iran. E questo mentre Bush condanna ogni giorno queste cose, con l'unica differenza che lo fa riferendosi all'Iraq.
Forse, il detto: ?il terrorista per uno è il combattente per la libertà per l'altro? è stato finalmente accolto anche dalla Casa Bianca, rendendo evidente tutta la vergognosa ipocrisia che guida l'andamento dell'attuale guerra globale al terrore. Ma la campagna dinamitarda di terrore del MEK, sostenuto dalla CIA, non è l'unica azione che si sta conducendo in Iran. Nel Nord, nel vicino Azerbaijan, i militari USA stanno preparando una base di operazioni per una presenza militare massiccia, posta a preludio di una campagna terrestre avente lo scopo di espugnare Teheran. L'interesse del segretario di Stato Rumsfeld per l'Azerbaijan può essere sfuggito ai poco vigili media occidentali, ma la Russia e le nazioni del Caucaso hanno capito sin troppo bene che, ormai, i dadi sono stati tratti per quanto riguarda il ruolo dell'Azerbaijan nei confronti della prossima guerra con l'Iran. I legami etnici fra gli Azeri dell'Iran del nord e l'Azerbaijan sono stati a lungo sfruttati dall'ex URSS durante la guerra fredda, e questa possibilità di manipolazione interna è stata afferrata dagli agenti paramilitari della CIA e dalle unità speciali. Esse, infatti, si stanno addestrando con le forze dell'Azerbaijan per formare dei gruppi speciali capaci di operare all'interno dell'Iran, sia per raccogliere informazioni, sia per condurre delle azioni dirette, sia per mobilitare l'opposizione interna ai Mullah di Teheran. Ma questo è soltanto uno dei compiti che gli USA hanno programmato per l'Azerbaijan. Le forze aeree americane, operanti dalle basi dell'Azerbaijan, dovranno percorrere un tragitto molto più breve per colpire obiettivi sia a Teheran che nei dintorni. Infatti, le forze aeree americane sono in grado di mantenere una presenza militare costante 24 ore al giorno sopra i cieli di Teheran, una volta aperte le ostilità. Gli Stati Uniti non hanno più bisogno di ricorrere ai vecchi piani della guerra fredda che prevedevano di arrivare a Teheran attraverso il Golfo Persico e le città di Chah Bahar e Bandar Abbas. I Marines possono prendere queste due città solo per proteggere il vitale stretto di Hormuz, senza la necessità di proseguire l'invasione via terra. Adesso esiste una strada per Teheran molto più breve, e cioè la strada che corre lungo il mare Caspio, dall'Azerbaijan a Teheran. I comandanti militari USA hanno già iniziato le simulazioni di guerra che richiedono lo spiegamento di forze multidivisionali in Azerbaijan. I piani logistici che riguardano la presenza aerea e terrestre in Azerbaijan sono già molto avanzati. Poiché la maggior parte del lavoro logistico necessario per condurre le operazioni di supporto e comando a sostegno delle operazioni della guerra in Iran è già operativo nella regione, grazie alla massiccia presenza USA in Iraq, il tempo di organizzare una guerra contro l'Iran sarà considerevolmente ridotto persino rispetto ai già ridotti tempi di esecuzione richiesti per l'invasione dell'Iraq nel 2002-03. L'America e le nazioni occidentali continuano ad occuparsi della fallimentare tragedia che si sta svolgendo in Iraq. Finalmente, sia negli USA che altrove, sta crescendo un dibattito e una riflessione necessari a comprendere le reali cause della guerra in Iraq e il conseguente fallimento della occupazione post-bellica. Normalmente, questo dovrebbe far prendere una piega favorevole agli eventi.
Ma, con i pensieri rivolti esclusivamente al passato, non ci si accorge del nuovo crimine che si sta per ripetere in Iran da parte di Bush, e cioè una guerra illegale, di aggressione, fondata su delle falsità, e portata avanti senza rispetto nè verso il popolo iraniano nè verso quello americano. La maggior parte degli americani, in compagnia di quasi tutti i mezzi di informazione, non vedono gli ormai evidenti preparativi di guerra, e si aspettano, invece, una qualche formale dichiarazione di guerra oppure una sorta di fiction televisiva, così come abbiamo già visto il 19 marzo 2003. Ora, si sa che la guerra era già cominciata molto prima. Allo stesso modo, la storia ci dirà che la guerra USA-Iran non sarà cominciata nel momento in cui gli USA ci faranno vedere l'atto formale della dichiarazione ma, piuttosto, sin dal giugno del 2005, quando la CIA ha dato inizio al suo piano di terrore dinamitardo affidato agli esecutori del MEK.
Scott Ritter è stato ispettore dell'ONU per le armi in Iraq, dal 1991 al 1998 e autore di un libro di prossima pubblicazione, nell'ottobre 2005, dal titolo: Irak Confidential: The untold story of America's intelligence conspirancy.
Fonte:
www.informationclearinghouse.info Link:
http://www.informationclearinghouse.info/article9199.htm
19.06.05
Articolo scelto e tradotto per
http://www.comedonchisciotte.org/da VICHI
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