Autore: magnone@chimica.unige.it Data: Oggetto: [NuovoLaboratorio] Mediterraneo denuclearizzato
il manifesto - 21 Luglio 2005
AMBIENTE
Mediterraneo denuclearizzato
Italia nucleare Il problema della rimozione delle testate americane e dei
sommergibili atomici
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Larticolo di Danilo Zolo sul Mediterraneo fornisce spunti di grande interesse,
che meritano di essere riempiti di contenuti concreti e di obiettivi
praticabili. Egli accenna en passant all'aspetto del nucleare. Crediamo che
valga la pena di riprenderlo e di svilupparlo, perché potrebbe fornire uno dei
possibili punti di partenza. Si tratta infatti di un problema molto ben
definito, su cui ci sembra concretamente possibile sviluppare un'azione che
coinvolga tutti i paesi che si affacciano sul Mediterraneo, unificando i
movimenti aldilà di altri possibili punti di divergenza; su cui è possibile
rifarsi a normative internazionali precise, sostenute da efficaci sistemi di
controllo internazionale. Il quadro è presto fatto. Il primo aspetto,
anacronistico e inquietante, è dato dalle 480 testate americane schierate in 5
paesi europei della Nato, di cui 2 si affacciano sul Mediterraneo: Italia,
Belgio, Germania, Olanda, Turchia (la Grecia si è liberata delle ultime 20
testate nel 2001). La normativa internazionale esistente è estremamente
chiara. Il Tnp è uno dei pilastri del Diritto internazionale (e lo rimane
nonostante il fallimento della recente Conferenza di Revisione): l'Art. VI
imponeva (dal 1970) il disarmo nucleare totale (ribadito nel 2000 in 13 passi
pratici per realizzarlo); gli Artt. I e II vietano espressamente agli stati
nucleari di trasferire, e agli stati non nucleari di ricevere armi o esplosivi
nucleari, ma anche il controllo, diretto o indiretto, su di essi. Delle 90
testate presenti in Italia, 50 sono nella base Nato di Aviano, ma 40 nella
base italiana di Ghedi Torre, controllate quindi dalle nostre forze armate,
destinate ai nostri caccia e ai nostri piloti, addestrati per questa missione.
L'Italia è di fatto un paese nucleare.
Minaccioso e destabilizzante, soprattutto per l'area in cui si colloca, è
anche l'arsenale di Israele, che non lo ha mai neppure riconosciuto, anche se
è un segreto di Pulcinella fin dalla sua nascita negli anni `60, e non
aderisce al Trattato di Non Proliferazione (TNP) e che comprende un numero
imprecisato, tra 200 e 400, di testate, sicuramente modernissime.
Non si può a questo punto non porre anche la questione dell'arsenale francese,
terzo al mondo, 350 testate, 4 sommergibili nucleari (2 costantemente in
navigazione), 80 bombardieri strategici, e programmi nucleari che si
proiettano almeno fino al 2040.
Ultimo, ma non meno importante, aspetto è costituito dai sommergibili nucleari
di varia nazionalità, con missili nucleari, che scorrazzano nel Mediterraneo,
sostano nei nostri porti (violando l'efficacia di sistemi di allarme e
sicurezza), e dispongono di basi come quella de La Maddalena.
Un aspetto importantissimo, ed unico, degli armamenti nucleari è che con il
Tnp venne istituita l'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (IAEA),
deputata ad effettuare i controlli (negli Stati non nucleari) con procedure
rigorose ed internazionalmente riconosciute ed accettate.
A conferma di questi obblighi e di questo regime, un parere della Corte
Internazionale di Giustizia stabilì nel 1996 che la detenzione di armi
nucleari ed anche il loro uso come minaccia (e cioè la strategia
della «deterrenza», anche quella della Guerra fredda) violano il Diritto
internazionale, il Diritto umanitario e le norme di rispetto dell'ambiente, e
confermò l'impegno ad attuare il disarmo immediato.
Dopo la firma del Tnp vi furono accordi internazionali che istituirono quattro
zone Libere da armi nucleari: America Latina (1985), Pacifico del Sud (1985),
Sud Est Asiatico (1995) e Africa (1996). La proposta di denuclearizzare il
Medio Oriente è sul tappeto: essa potrebbe evidentemente disinnescare
notevolmente le tensioni e i rischi di proliferazione in questa zona, ma ha
sempre incontrato la ferma opposizione di Israele, appoggiato dagli Usa,
mentre non ha ricevuto l'appoggio necessario di altri paesi, in particolare
europei. I quali bloccano anche la proposta di dichiarare il Mediterraneo zona
denuclearizzata.
Proprio qui sta il punto. Quest'ultima proposta potrebbe venire ripresa e
rilanciata con forza, unificandola con quella per il Medio Oriente, costruendo
un movimento che si estenda a tutti i paesi che si affacciano al Mediterraneo,
una rete di alleanze con le forze progressiste aldilà di tutte le divergenze,
ed esercitando così una forte pressione sulle istituzioni. Come abbiamo visto,
non dobbiamo inventarci nulla: è tutto scritto, sottoscritto, ribadito,
sancito da trattati e giurisprudenza. Quest'obiettivo andrebbe a nostro avviso
assunto in termini specifici e ben definiti: non per accantonare gli altri
problemi, ma per costruire una forte unità, e cercare di spuntarla su un punto
specifico, per farne poi un punto di forza per estendere l'azione.
Questo obiettivo avrebbe molti riflessi estremamente positivi. Di fronte ad
una spinta massiccia, come potrebbero molti parlamenti e stati tirarsi
indietro? Con quali motivazioni?
Israele verrebbe messa nell'angolo, non da parte dei paesi arabi limitrofi, ma
per la prima volta di tutti i paesi del Mediterraneo, troppi dei quali nutrono
profonde ambiguità e complicità con Tel Aviv. L'isolamento di Israele avrebbe
anche un effetto positivo indiretto sul conflitto palestinese.
La proposta potrebbe disinnescare anche il rischio della «bomba» iraniana
poiché, senza bisogno di schierarsi apertamente con Teheran, allenterebbe
l'accerchiamento, allontanerebbe la minaccia israeliana, e isolerebbe la
politica di Washington intralciandone anche i disegni e le azioni nella
regione. Attuerebbe difatti, come delineava Zolo, un'incisiva unità di un
ampio schieramento di forze non confessionali, su un obiettivo che non sarebbe
attaccabile come filo-arabo, al di sopra delle altre divergenze sulle quali
gli Usa e Israele fanno leva.
Un riflesso interessante vi sarebbe anche per l'Unione Europea. Nel progetto
di una forza militare comune, infatti, non è chiaro quale possa essere la
collocazione degli arsenali nucleari francese e britannico: residui
ingombranti, che non si sa dove mettere. Una asimmetria nucleare non sembra
consona ad una Europa unita, ma la condivisione di questi arsenali violerebbe
il Tnp, promuovendo Stati formalmente non nucleari a divenire Stati nucleari
effettivi.
L'obiettivo, infine, porrebbe in maniera univoca e unitaria il problema della
rimozione delle testate americane -e non- dal Mediterraneo, in particolare per
quanto riguarda i sommergibili atomici che vi entrano continuamente, come
avvio di un percorso che porti alla denuclearizzazione dell'intero scacchiere
geo-strategico. Il Mediterraneo sarebbe il punto d'inizio -e dall'Italia
potremmo, e dovremmo, dare un segnale concreto lanciando un'azione energica
per quanto riguarda le 90 testate, inducendo il Parlamento e il prossimo
governo a chiederne con forza il ritiro, come ha fatto recentemente il
Parlamento del Belgio.
La proposta nel suo insieme potrebbe venire concretamente discussa e lanciata
durante le celebrazioni che il 6 agosto 2005 si terranno a Ghedi, Aviano e
Padova in memoria dello sgancio della prima bomba atomica su Hiroshima.
(***) Angelo Baracca, Alberto Cacopardo, Augusto Cacopardo, Patrizia Creati,
Donald Bathgate, Brenda Porster, Myra Evans, Patrizia Lacerna, Paolo Lombardi.