[Forumlucca] Lettera aperta ai lavoratori del marmo

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Author: Gabriele Focosi
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Subject: [Forumlucca] Lettera aperta ai lavoratori del marmo
Lettera aperta di Giuseppe Nardini, Presidente del Parco Apuane.

Cari lavoratori del marmo,

non è il parco il vostro nemico, prova ne è il fatto che, ad oggi, in
Apuane si scava ovunque e che le cave in area parco ( il 20% del totale),
sono in possesso delle autorizzazioni necessarie. Anche alle Cervaiole si
scava e, prima che alcuni sindacalisti iniziassero una campagna stampa
contro di noi, era stato concordato con l’azienda un nuovo piano di
coltivazione per permettere all’azienda ed a voi di continuare a lavorare.
Non un piano alternativo a quello a cui l’azienda punta, ma un piano che
avrebbe permesso di andare avanti a tutte le parti in causa, compreso al
parco che da anni è alla ricerca di regole certe e concordate nell’area
posta sotto la sua tutela dettate dal piano del parco un importante
strumento di programmazione che ancora non si riesce ad adottare.

Forse non tutti sanno che questo piano, pagato con soldi pubblici, è
pronto dal 2000 e che nel 2003, esattamente il 24 maggio, la comunità di
parco ha dato il proprio parere favorevole. Comunità di parco che tuttavia
non rilascia, né il parere sul regolamento, né quello sull’intesa per le
aree contigue, impedendo di fatto l’adozione del piano stesso, che
permetterebbe immediatamente dopo di dare l’avvio al piano di sviluppo
economico e sociale anche questo uno strumento pronto da anni, magari da
rivedere alla luce delle nuove esigenze, ma sul quale comunque noi del
parco puntiamo per dare nuove opportunità a questo territorio.

Nonostante i nostri ripetuti solleciti per andare avanti con l'adozione del
piano del parco e permettere così la formulazione di eventuali osservazioni
anche da parte della regione, oggi tutto è bloccato. I motivi ufficiali di
questo blocco sono a noi ufficialmente sconosciuti, trattandosi di dare un
parere su un regolamento largamente condiviso e di un intesa sulle aree
contigue con le province che dovrebbe riguardare alcuni aspetti marginali
del piano relativi a caccia e pesca (il numero dei capi giornalieri da
abbattere o da pescare ).

Ma torniamo alla questione marmo. Scaricare su di noi l’eventualità di
licenziamenti è inaccettabile alla luce di quanto succede nell'invidiato
distretto industriale di Carrara dove il parco non dà nessun parere perché
lì le cave sono fuori dal parco.

E’ di pochi giorni fa la notizia che cento piccole imprese ridotte al
collasso hanno scritto a istituzioni e sindacati, chiedendo aiuto per poter
lavorare il marmo in loco, ritenendo che il monopolio di pochi sulla
escavazione sia la causa del problema.

Anche là c’è un continuo ricorso alla cassa integrazione che interessa
perfino chi produce macchinari dal marmo. Perché allora l’attacco e la
pressione su di noi?

Non vogliamo essere il capro espiatorio delle incapacità altrui. L’abbiamo
detto e lo ribadiamo, il parco deve essere il soggetto attivo per poterci
incamminare anche lungo la strada di un diverso sviluppo di questo
territorio, questo nonostante risorse limitate che ci vengono messe a
disposizione.

Si è di recente formata l’associazione rifugisti delle Apuane, famiglie che
vivono e lavorano a cui noi contribuiamo alla possibilità di avere un
reddito. Non può essere dimenticato tutto il lavoro che abbiamo svolto e
che svolgiamo, insieme alle imprese e alle associazioni (Legambiente, Slow
Food), sulla valorizzazione dei prodotti tipici. Grazie a questo, migliaia
di persone percorrono il nostro territorio, si fermano a mangiare e ad
acquistare e contribuiscono a fornire reddito. A tutto questo, lo possiamo
dire con orgoglio e soddisfazione, noi abbiamo contribuito.

Rispetto al nostro sistema carsico (le grotte turistiche), lo stesso antro
del Corchia pur tra mille difficoltà ed incomprensioni è lì a testimonianza
di un nuovo modello di sviluppo che avanza.

Sul territorio, poi, se andiamo a vedere le importanti manifestazioni che
sponsorizziamo possiamo dire che si è chiuso da pochi giorni il solstizio
d’estate con risultati positivi in termini di presenze; si è aperto (il 17
luglio) a Levigliani amor-marmoris, una mostra d’arte con sculture che si
lega e si fonde con il vostro lavoro. A Careggine in agosto, in
collaborazione con la provincia (Ponti nel tempo) si svolgerà la festa
delle Apuane anche lì contiamo di fare arrivare gente. Nei paesi alcune
botteghe, sintomo di umana presenza, riaprono. Tutto questo non conta?
Siamo solo portatori di vincoli e di problemi perché abbiamo focalizzato
l’attenzione sull’intangibilità delle vette dei monti?

Avevamo pensato anche ad un progetto che vi coinvolgesse e al quale la
proprietà della ditta ci era sembrata interessata, ma poi lo abbiamo visto
minimizzare e marginalizzare dal sindacato ed amministratori. Una
“pinacoteca”, ha detto un sindacalista e addirittura una "speculazione
edilizia" lo ha definito un amministratore; ed allora quale è la nostra
idea la vogliamo spiegare.

Proprio perché pensiamo di valorizzare il vostro lavoro in positivo abbiamo
pensato di attribuire alle strade che portano a tre fiumi, quella
proveniente dalla Garfagnana, quella proveniente da Massa (passo del
vestito) e quella proveniente dalla Versilia lo pseudonimo di “via dei Marmi”.

Nel piano del parco non ancora adottato è prevista a tre fiumi una zona D
(significa zona di sviluppo); lì sono presenti anche alcune proprietà
della ditta Henraux (cava delle tagliate oramai in disuso ed alcuni rustici
abbandonati da anni).

Abbiamo proposto la creazione di una società mista pubblico-privato tra gli
enti pubblici, noi compresi, e la ditta la quale avrebbe messo i beni
immobiliari (area della cava delle Tagliate e rustici in disuso) mentre la
parte pubblica i soldi.

Il titolo del progetto era "Opere di riqualificazione ambientale", avremmo
potuto attingere a canali di finanziamento regionale su linee riguardanti
la ecoefficienza e un primo consistente finanziamento ci era stato promesso.

Avevamo pensato di fare un concorso di idee interamente finanziato da un
istituto bancario. Si prevedeva: la ripulitura della zona dai ravaneti
abbandonati tramite l’uso di mano d’opera locale (forse anche gli esuberi
avrebbero potuto lavorare); la cava delle Tagliate ristrutturata ed adibita
ad atelier del marmo; i rustici ristrutturati come case del parco e dati in
gestione a cooperative di giovani locali.

Questa l’idea progettuale, evidentemente insufficiente perché non ha
trovato riscontri negli amministratori; loro eletti del popolo, ma che noi
abbiamo contribuito a far eleggere, ne avranno sicuramente di migliori, Se
ci renderanno tutti partecipi saremo felici di valutarle.

Ribadiamo comunque che non faremo licenziare nessuno per nostra causa,
siamo figli di questa terra e all’odore della polvere di marmo siamo stati
abituati fin da bambini. Voi non siete degli sconosciuti, siete nomi e
volti Luigi, Carlo, Sauro, Elia che è già in cassa integrazione, anche lo
stesso Paolo è un volto preoccupato che contribuiremo a rasserenare.

Cari lavoratori i vostri nemici non siamo noi, non siamo noi …, non siamo noi.