[Forumlucca] Fw: Nablus, 15 luglio

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Szerző: Alessio Ciacci
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Tárgy: [Forumlucca] Fw: Nablus, 15 luglio

----- Original Message -----
From: "Andrea Busetto" <andrea.busetto@???>
Sent: Sunday, July 17, 2005 8:54 AM
Subject: Nablus, 15 luglio


> Ciao,
> nell'inoltrarvi questo report da Nablus, scritto dalla mia compagna di
> appartamento, mi scuso per aver scritto nel precedente, da Ramallah,
> "17giugno". Ovviamente volevo dire luglio.
> Questa, forse, sarà l'ultima mail che vi invio dalla Palestina.
> Ringrazio tutti coloro che hanno letto e inoltrato i nostri report.
> Grazie, di cuore.
>
> Non c'è Pace senza il rispetto dei diritti umani.
> Andrea
>
>
>
> Nablus, 15 luglio 2005
>
> Negli ultimi giorni sono successe un po' di cose, e credo che sia
> tardi per raccontarvele come notizie. Ci hanno pensato i media, le
> mille liste sulla palestina, i report di altr* presidianti piu'
> efficienti di me. Io in questi giorni indulgo nella passivita' che ben
> si addice a chi, priva di passaporto e di visto, tanto non ha il
> diritto di fare niente, ed e' meglio non non si faccia venire voglie
> infondate, come andare a spasso.
> Martedi' c'e' stato un attentato a Netanya. L'ho saputo mentre mi
> godevo il fresco del tramonto sul mio tetto. Palestina-Israele e' un
> paese piccolissimo, ma la frammentazione microscopica del teritorio e
> dei movimenti, e il veleno razzista dell'occupazione fanno disastri
> tra tutt*, mica solo tra i locali. Tre morti a Netanya (20 km dal mio
> tetto) mi sembrano una cosa lontana come la luna. Una cosa con cui non
> ho nessun contatto. Si muore a qualche centinaia di metri da casa mia,
> difficile mantenere il cuore aperto alla sofferenza del mondo. Povera
> gente, penso per un istante. Ma poi subito cerchiamo di capire da dove
> venisse l'attentatore, dove andra' la rappresaglia. A Tulkarem, e
> anche questo l'avete saputo, non c'e' bisogno che ve ne parli.
>
> Ma se noi ci siamo un po' innervosit* al campo profughi di Balata
> erano legittimamente terrorizzat*. Ora loro sapevano bene che in
> serata nessun ragazzo mancava all'appello, che dunque l'attentatore
> non era uno di li', ma non sapevano se lo sapevano gli israeliani. Non
> e' una svista, uso apposta questa espressione politicamente scorretta,
> gli israeliani. Lo sanno gli israeliani che non e' qui che devono
> venire a uccidere per rappresaglia? a distruggere una casa per
> rappresaglia? a seminare rigogliose piantine di odio per il prossimo
> raccolto di sangue? Questi sono i pensieri della gente di Balata,
> quando scoppia un bomba a Netanya. Nel dubbio hanno chiesto a quegli e
> quelle internazionali che nel pomeriggio erano al campo per corsi e
> attivita' di fermarsi a dormire li'. Ora io mi immagino che voi da
> casa penserete che bisogna avere particolari doti di coraggio o di
> incoscienza per accettare. Ma e' tutto molto piu' banale. Stai in un
> posto, ci lavori, parli con la gente, e' parte del
> tuo quotidiano. Ti chiedono di fermarti, ti fermi. Non e' una cosa da
> supereroi, e' una reazione normale.
> Cosi' vi posso raccontare (di seconda mano, io senza passaporto non
> servo a niente) un po' cosa succede a Balata quando ci si aspetta una
> rappresaglia. Chi fa resistenza nonviolenta, internazionali e
> palestinesi, si deve dare alcune regole. In caso di invasione si esce
> in strada solo fino a mezzanotte. Infatti solo fino a quell'ora ci
> sono civili fuori. Dopo c'è il coprifuoco del campo: in strada ci sono
> solo miliziani armati. Sono affari tra adulti consenzienti i loro con
> l'esercito occupante, affari in cui i e le volontarie non si
> mescolano: inutile e pericolosissimo. Ma se i soldati entrano prima di
> mezzanotte si va in strada, si cerca di bloccare l'ingresso al campo
> con una sorta di ricatto. Se vuoi entrare qui devi attaccare civili
> disarmati con passaporti buoni in tasca, americani, europei, "bianchi"
> insomma. Pare che a volte abbia dato qualche risultato. Io stento a
> crederci. Un po' di gas e la strada e' libera, secondo me, ma non
> voglio essere disfattista. Una volta che i sol
> dati sono dentro e' necessario assistere (cioe' coprire) il personale
> medico e paramedico, fare interposizione tra militari e civili (gente
> che torna a casa e bambini che tirano pietre), e proteggere le case. E
> con le case si mette in atto un ricatto che mi sembra invece piu'
> efficace. Quando si puo' prevedere quale sara' la casa da abbattere,
> se la famiglia che la abita accetta, chi (tra gli e le straniere
> ovviamente) se la sente entra dentro, oppure, ancora meglio, si
> incatena fuori. Prima che i soldati arrivino vengono avvertiti
> consolati e ambasciate, che hanno il dovere di avvertire a loro volta
> immediatamente i militari e diffidarli da fare alcuna azione che metta
> in pericolo l'incolumita' dei cittadini stranieri. Pare funzioni,
> almeno se non riescono a portarti via. E questa strategia mi pare piu'
> convincente. Si chiede di farlo ai volontari di breve termine, perche'
> arresto e espulsione sono quasi garantiti. E anche l'odio imperituro
> del tuo consolato, che non ti vorra mai pi
> u' neppure sentire nominare. La casa di una famiglia in cambio di un
> volo a casa. In molt* accettano e non mi stupisce.
> Tutti questi scenari, queste opzioni, queste scelte vengono discusse
> ore prima con calma e attenzione. Nessun* deve subire pressioni, e'
> fondamentale che la scelta su cosa fare e dove stare sia assunta in
> maniera completamente serena e responsabile. Compatibilmente.
> Dopo tutta questa discussione l'esercito e' andato a Tulkarem. Un 15
> di Km da qui. Non credo di essere l'unica ad avere tirato un'osceno,
> indecente, mostruoso, sospiro di sollievo.
>
> Ma pare che la guerra contro i militanti della jihad islamiya, che ha
> rivendicato l'attentato, sia solo iniziata. Mercoledi' sera l'aereo da
> ricognizione rimbombava nelle nostre teste. Un'operazione "pulita",
> l'omicidio di un ricercato (brigate di al aksa), mentre si trovava
> nella casa di una giornalista britannica, nella strada elegante,
> quella dei negozi e dei ristoranti. Omicidi mirati, esecuzioni
> extragiudiziarie, democrazia del medioriente in azione. Non so nulla
> del morto. Solo che tra tre giorni si doveva sposare, che non vuole
> dire assolutamente niente. Forse sarebbe stato un pessimo marito,
> forse invece no, chi lo sa. E' il brutto della pena di morte, no? Non
> lascia spazio al dubbio e all'incertezza. Ora non si sposa piu'.
> Khalas, fine del dibattito se era bravo o cattivo.
>
> Qualche ora prima noi eravamo ad un concerto all'universita', dove
> c'era tutta l'alta borghesia di Nablus e in conseguenza la piu' bassa
> concentrazione di donne velate che abbia mai visto qui. Canzoni piene
> di pathos sulla resistenza, i martiri e Gerusalemme Citta' Santa per
> ogni Palestinese. Io non riuscivo a concentrarmi ne' a godermi la
> musica, ossessionata come ero da due fortissimi desideri: radere al
> suolo Gerusalemme, nel cui nome la gente muore e uccide, e mandare le
> due artiste (pianoforte e voce, una roba molto chic) e tutto il
> pubblico in gita premio a Balata, anche solo per una notte.
> Lo so, e' un report sgangherato. Verrano tempi migliori.
>
> Ruby
> Presidio di pace a Nablus - http://assopace.blog.tiscali.it/
> Associazione per la Pace - www.assopace.org
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