[Badgirlz-list] Turing e la castrazione chimica

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Autore: Errata
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Oggetto: [Badgirlz-list] Turing e la castrazione chimica
IL GENIO DI TURING, CASTRATO CHIMICAMENTE

di STEFANIA MAURIZI

pubblicato su Tuttoscienze de LA STAMPA, 6 luglio
2005, pag. 4



Tolleranza zero: un colpo di forbici per i pedofili e
castrazione chimica per gli stupratori. Sono queste
le misure chieste dal ministro Calderoli nei giorni di
allarme per le violenze sessuali, misure che hanno
suscitato qua e là qualche reazione indignata, ma
neanche più di tanto, perché reati come la violenza
carnale o la pedofilia sono raccapriccianti e
proteggere la società da criminali che vanno in giro
ad aggredire e stuprare è un obiettivo sacrosanto. Ma
la castrazione chimica funziona? E se sì, è un
trattamento eticamente accettabile?

La castrazione chimica consiste nel somministrare a
soggetti maschili delle sostanze come il
medrossiprogesterone acetato, un ormone femminile che
nelle donne viene usato, tra le altre cose, come
contraccettivo. Negli uomini, invece, sopprime
l’erezione e l’eiaculazione e riduce drasticamente la
libido. Tuttavia, la comunità scientifica è tutt’altro
che concorde sull’efficacia e sulla sicurezza di
questo trattamento. La riduzione drastica della
libido, infatti, non è sempre un fattore cruciale
nella prevenzione degli stupri, perché le violenze
sessuali non avvengono necessariamente perché il
soggetto è in preda a un desiderio incontrollabile,
quanto piuttosto perché è un individuo aggressivo e
violento verso le donne. Un trattamento come la
castrazione chimica, che semplicemente sopprime la
libido, ma non va ad agire sulla carica di violenza
dello stupratore, non risolve il problema: uno
stupratore anche impotente può comunque aggredire e
fare violenza alla vittima con oggetti o provocarle
lesioni gravi. Quanto alla sicurezza del trattamento,
va detto che, sebbene si conoscano alcuni effetti
collaterali di sostanze castranti come il
medrossiprogesterone (diabete, trombosi,
ipertensione), gli effetti a lungo termine sugli
uomini sono sconosciuti.

Se efficacia e sicurezza sono discutibili,
l’accettabilità etica lo è ancora di più. E’
ammissibile sottoporre a un trattamento medico
altamente invasivo individui che di fatto non possono
negare il loro consenso? Di fronte a criminali che
stuprano bambini o donne, si può avere la tentazione
di liquidare questa domanda, tuttavia imporre
trattamenti medici a chi non può scegliere liberamente
di rifiutarli è, notoriamente, una pratica da lager.
Il consenso volontario del paziente, infatti, è il
principio fondante dell’etica medica ed è un principio
emerso come reazione alla barbarie dei medici nazisti,
che avevano sottoposto a trattamenti ed esperimenti
abominevoli ebrei, persone “sessualmente deviate”,
malati di mente, disabili, ovvero individui che per il
nazismo non meritavano di vivere, tantomeno di
decidere cosa ne andava fatto del proprio corpo.

Infine, non bisogna dimenticare che la castrazione
chimica si porta dietro un’eredità sinistra e
vergognosa di strumento di repressione sociale: negli
anni ’50, infatti, fu usata in modo massiccio per
estirpare il “sudiciume sociale” rappresentato da
individui considerati “colpevoli di turpitudine
morale”, tipo gli omosessuali. Vittima illustre della
castrazione chimica fu, ad esempio, il grande
matematico inglese Alan Turing. Genio assoluto,
eccentrico ed ateo, Turing è stato uno dei grandi del
Novecento, padre dell’intelligenza artificiale e del
primo computer moderno e cervello del gruppo di
criptoanalisti che, durante la seconda guerra
mondiale, assestarono un colpo al cuore della macchina
da guerra del Führer, decifrando il codice “Enigma”,
usato dai nazisti nelle loro comunicazioni belliche.
Nel ’52, ovvero, proprio negli anni in cui criminali
nazisti come Adolph Eichmann scorrazzavano liberamente
per il mondo - aiutati anche da uomini molto pii -
Alan Turing fu arrestato e processato per
omosessualità. Non lo misero in prigione né lo
lobotomizzarono, come suggerivano alcuni studi di
quegli anni sulla perversione sessuale: lo lasciarono
libero “a condizione di sottoporsi a trattamento
terapeutico presso un medico qualificato”, ovvero a
condizione che accettasse di essere imbottito di
ormoni femminili che lo resero impotente e gli fecero
crescere il seno.

Il pomeriggio dell’8 giugno 1954, fu la governante a
trovarlo nel letto, cadavere, con le labbra cianotiche
e, accanto a lui, una mela più volte morsicata. Non fu
analizzata, ma era evidente che era stata intinta nel
cianuro.

Prima del suicidio, i colleghi lo avevano sentito
canticchiare per giorni il ritornello intonato dalla
strega che confezionava la mela avvelenata per
Biancaneve.

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