[Cm-roma] de sica, buonanima, s'arivorta iperrealisticamente…

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Autor: C'hopopoungranculo
Data:  
Temat: [Cm-roma] de sica, buonanima, s'arivorta iperrealisticamente intell'a tomba

questa di certo nu je sarebbe mai venuta in mente, a Vittorio! altro che
cinema neorealista. sentite che cazzo me pò esse successo a me.

NOTIZIA ANSIA
*SVENTATO FURTO DI GREGORIO SAMSA*


ieri. ore 20:15.
come mio uso e costume stavo facendo tre cose insieme:
- leggere er lista
- parlare al telefono
- grattarmi la panza
quando.
citofonano.
mollo l'amica al telefono.
m'affaccio.
tre fagotti umani, riconoscibili vagamente come tre miei co-condomini, chini
sul povero Gregorio Samsa (la mia bici) parcheggiato di sotto.
Mepesa: sìììì???
i tre fagotti umani, che da ora in poi indicherò come Tizio, Caia e
Sempronia, sollevano le nari al cielo.
Caia: "sono tue LE BICI?"
Mepesa: "uoz?"

a questo punto serve un
-FLASH BACK-
ero tornata solo un'ora prima dalle mie insulse peregrinazioni pomeridiane
e, prevedendone altre in serata, avevo evitato di incollarmi Gregorio su per
le scale, come peraltro faccio sempre e anche con una certa qual
ossessività.
l'avevo parcheggiato al paletto davanti al portone colla solita,
ma ahimé poco solida, Catenazza Farlocca.
non vi starò a tediare con analisi logica & grammaticale della precedente
frase. basti notare in questa sede che "l'avevo parcheggiato" è una forma
verbale reggente un complemento oggetto inequivocabilmente di numero
singolare.
capiscesi quindi il mio stupore nel sentir Caia dare a Gregorio del Voi.

eravam rimasti a "uoz?"
Sempronia (di fronte alla mia evidente paresi da stupore): " a Chià, a
scenni subbito che hanno provato a fregatte la bici"
Mepesa: "poffar Bacco"

inzomma, per farvela breve, lascio l'amica a parlare con la cornetta e mi
precipito giù. i tre mi raccontano quanto segue.
Caia, cognata di Tizio, esce dal portone e vede due bambinelli rom di circa
8 anni i quali, armati de un pezzo de tubo innocente (povero, il tubo, lui
non ne ha colpa, è innocente...uuuaahahah) je danno de mazzolate al
lucchetto di
Gregorio. Caia, sveja come pochi al mondo, urla:
“che state a fa, sciagurati?
io so della polizia, so. mo v'aresto a tutti, v'aresto.”
quello di essere
poliziotta, nonostante menzognero fosse, sortisce l'effetto desiderato. i
pupi si spaventano e scappano, mollando sul luogo del delitto l'innocente
tubo, la vittima Gregorio, sconvolto e ormai quasi scatenato e, UDITE UDITE,
un'altra bicicletta, probabile corpo di un reato precedente e recente.
puta caso, assiste alla scena pure Sempronia, la quale nonostante affermi di
abitare nel mio palazzo, vive in realtà sul marciapiede di fronte, di solito
con una busta della spesa in mano.
dulcis in fundo, tutto il trambusto richiama in finestra anche il mio
mutandato dirimpettaio dal timpano assai fine, le cui gesta già ampiamente
vi narrai, il quale, capito immediatamente il punto della questione,
provvede a lanciarsi in una delle sue famose performance di improperi a
pugno alzato, del tipo “a zozzoni. ve possino caricà. ecc ecc”
e io, ragazzu mieu, avvolta dalle sonnolente spire della mia plurima
attività, nun me so accorta de gnente.

ma mo, e solo mo, amicu, viene il bello. siate pazientu.

passato il pericolo, rimane il problema di cosa farne della seconda bici
apparsa dal nulla. 
il ligio alla lege Tizio ha la bella idea di chiamare i carabbi per
denunciare il misfatto e restituire la bici rubata al legittimo
proprietario.
vabbé, chiamiamo.
dopo all’incirca mezz’ora e due telefonate, ecco che ariva sorniona la
volante (che nun se sa perché se deve chiamà così visto che volà popo nun
vola).
dopo all’incirca mezz’ora e svariate spiegazioni, ecco che il carabba di
turno comprende i fatti.
dopo all’incirca mezz’ora e un intero guardaroba di camicie sudate, ecco che
noi riusciamo ad interpretare alla meno peggio il delirio dell’uomo in
divisa e comprendiamo che la denuncia non si può fare.
le sconclusionate motivazioni addotte dal carambolo sono le seguenti:
-    Caia non è stata testimone del furto della bici rubata, ma solo del
tentativo di furto di Gregorio. Quindi, al massimo dovrei essere iome Mepesa
a sporgere denuncia per la tentata estrapolazione di Greg dal paletto
-    la Bicicletta è un oggetto di proprietà sì, ma non immatricolato, il che
la rende assimilabile perciò a un qualunque altro oggetto, chessò, un libro,
una ciavatta o una fetta de mortadella. quindi è passibile di abbandono in
strada senza né A né BA né eventualità alcuna di dimostrarne la proprietà.
come dire, se ad esempio appoggio un attimo la bici fuori dal bar senza
legarla, entro a pijamme il caffè e passa uno che, come io me pijo er caffè
lui se pija la bici mia, c’ha pure ragione, perché in quel momento la bici è
un oggetto di proprietà indimostrabile abbandonato in strada come una
qualunque fetta de mortadella sfuggita ad una qualunque mandibola.
niente denuncia quindi.


ma il sempre ligio alla lege Tizio, lungi dal rassegnarsi, propone al
carabbino di sequestrare la bici in caso qualcuno la reclamasse. manco.
senza denuncia il sequestro non si può effettuare. ma c’è dell’altro. la
bici, ora promossa improvvisamente da fetta de mortadella a veicolo,
assimilabile perciò ad un motorino o a una macchina, ad un elicottero o a un
panfilo, deve essere sequestrata chiamando un carrattrezzi. ma, suvvia
signori, la cosa graverebbe troppo in termini economici sulla società già
ampiamente provata da altre e ben più rilevanti sciagure. e poi,
sinceramente, fa caldo ed è pure ora de cena.
niente sequestro quindi.

ma non è ancora finita. il sempre più ligio alla lege Tizio, uomo dalle
mille risorse, acuto come un falco, scova sul telaio della bici mignotta (=
matris ignotae) un numero inciso nei pressi del 
movimento centrale, presumibilmente un numero di matricola. alleluia gente.
gaudio, tripudio ed allegrezza. si può forse risalire al proprietario
contattando la distribuzione di quella particolare marca, quindi il negozio
dove è stata venduta! a quel punto il carabby deve aver lanciato un fumogeno
perché i miei ricordi un po’ si confondono. il numero non può essere un
numero di telaio, sarà un numero di telefono. ecco, sì, sarà il numero di
telefono di qualche vandalo o di qualche maniaco, và che gentaglia, vedi, se
guardassi meio più giù ce troveresti scritto “chiamami bella, che me
t’arigiro e me t’arivorto come na pedivella”
ormai siamo allo stremo delle forze, ma io, con un ultimo barlume di
lucidità, riesco ad esporre all’amico carobbino il punto della situazione in
questi termini: 
-    ok, quindi mi stai dicendo che la bici potremmo pure averla rubata noi, ma
a te nun te ne strafotte un bruscolo, quindi ce la possiamo pure tenere?
-    … eeeeehhh beeeeh, al massimo portatela all’ufficio oggetti smarriti, ove
rimarrà un anno, e poi ve la riprendete. ma comunque, sì.


òòòòòòòòhhhhh, tutto è bene quel che finisce bene. io e Tizio ci stringiamo
solennemente la mano e ci congratuliamo per aver portato a termine
magistralmente e, per di più, senza muoverci dalle rispettive sindoni
sudaticcie stampate sulle nostre opulente poltrone, un furto di cui non
verremo mai incriminati.
che bella cosa.

la morale di questa storia è:
DA CHE MI DOVEVANO FOTTERE LA BICI A CHE ORA NE HO DUE.

e l’oggetto della mia prossima mail sarà:
REGALO BICI RUBATA




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