Incollo sotto il testo dell'appello per la marcia perugia assisi, che quest'anno
si svolgera' l'11 settembre.
Ricordo che arci genova promuove e supporta la partecipazione alla marcia
sia attraverso momenti di informazione sia attraverso l'organizzazione di
pulman. Chi e' interessat* ad esserci lo segnali gia' ora a testoni@???.
ciao, grazie x l'attenzione
laura
laura testoni
arci genova
via san luca 15/9
tel 010-2467506
fax 010-2467510
mob 347-8437722
testoni@???
www.arciliguria.it
:::::::::APPELLO MARCIA PERUGIA-ASSISI 2005:::::::::
11 settembre 2005
Marcia Perugia-Assisi
per la giustizia e la pace
Mettiamo al bando la miseria e la guerra. Riprendiamoci l?Onu.
Io voglio. Tu vuoi. Noi possiamo.
APPELLO
Dal 14 al 16 settembre 2005 i Capi di stato di tutto il mondo si riuniranno
a New York per decidere, a cinque anni dalla Dichiarazione del Millennio,
quali nuovi impegni assumersi per migliorare la vita nel pianeta, lottare
contro la povertà, promuovere la pace e la sicurezza, difendere i diritti
umani e l?ambiente, riformare l?Onu. Un?agenda troppo importante per essere
lasciata nelle mani degli stessi governi che, in buona misura, sono responsabili
delle drammatiche condizioni in cui versa l?umanità e della grave crisi
delle Nazioni Unite. Per questo invitiamo tutti, ragazze e ragazzi, donne
e uomini, movimenti e organizzazioni della società civile, Comuni, Province
e Regioni a partecipare alla Marcia Perugia-Assisi per la giustizia e la
pace che si svolgerà domenica 11 settembre. Ancora una volta hanno promesso
e non hanno mantenuto gli impegni. Non restiamo in silenzio! Potevano salvare
la vita di centinaia di milioni di persone. Costringiamoli a farlo ora!
Vieni anche tu indossando una maglietta bianca. Insieme creeremo la fascia
bianca vivente più lunga del mondo. Una fascia bianca (simbolo dell?impegno
mondiale contro la povertà) con un messaggio chiaro: mettiamo al bando la
miseria e la guerra. Riprendiamoci l?Onu. Io voglio. Tu vuoi. Noi possiamo.
* * *
Il mondo è sempre più affamato, disperato, violento e violentato. Crescono
la miseria, le malattie, le disuguaglianze e l?ingiustizia che le alimenta.
Crescono lo sfruttamento e la spoliazione dei paesi ricchi a danno di quelli
più poveri. Cresce il degrado ambientale e la competizione per le risorse
naturali. Insieme con la globalizzazione cresce la criminalità internazionale.
Crescono l?illegalità e l?impunità. Crescono anche i traffici di droga,
di rifiuti tossici, di esseri umani, di armi leggere e pesanti. La guerra,
l?uso della forza militare è tornata al centro delle relazioni internazionali.
Sebbene in tutto il mondo si stia affermando l?idea della sicurezza umana,
continuano ad imporsi dottrine militariste di sicurezza nazionale. E? ricominciata
la corsa al riarmo e con essa sono in continuo rialzo le spese militari.
Si moltiplicano gli atti di terrorismo seminando angoscia e disperazione.
Allo stesso tempo la cosiddetta «guerra al terrorismo» produce nuovi conflitti,
orrori e violazioni dei diritti umani. I signori della guerra e del terrorismo
hanno trasformato l?informazione in un campo di battaglia: per imporre la
propria agenda e la propria volontà usano la menzogna, la deformazione della
realtà, lo stravolgimento dei fatti e della verità. La lotta al terrorismo
sta spostando l?attenzione e le risorse del mondo dalle principali cause
d?instabilità come la povertà, le malattie infettive, il degrado dell?ambiente
e la crisi delle risorse naturali.
Ci sarebbe bisogno dell?Onu ma l?Onu è sotto attacco, sempre più indebolita,
delegittimata e marginalizzata. I suoi poteri, le sue risorse e le sue funzioni
sono stati drammaticamente ridotti. L?unilateralismo dei più forti e un?incontrollata
globalizzazione stanno mettendo da parte la sola «casa comune» dell?umanità.
Allo stesso tempo importanti decisioni politiche ed economiche continuano
ad essere assunte in sedi e istituzioni internazionali prive dei necessari
principi, valori, legittimazione e controllo democratico. Spesso i governi
che controllano e gestiscono l?Onu non mantengono nemmeno gli impegni politici
ed economici che hanno volontariamente sottoscritto (come sta avvenendo
con gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio); violano i diritti umani e
gli stessi principi di legalità e di democrazia internazionale che proclamano
nei loro discorsi e nelle loro risoluzioni; procedono nella gestione degli
affari internazionali senza tener in alcun conto le proposte che la società
civile mondiale continua ad avanzare. Alcuni, addirittura, stanno palesemente
tentando di imporre all?Onu la dottrina della guerra preventiva.
Milioni di persone e migliaia di organizzazioni della società civile ed
enti locali sono impegnati in tutto il mondo per denunciare, arrestare e
invertire questi processi. Nonostante la sordità e l?opposizione di molti
governi e poteri economici, le loro lotte e il loro costante lavoro quotidiano
stanno costruendo un argine al disordine internazionale, favorendo l?incontro
di civiltà, gettando le basi di una nuova cittadinanza planetaria, promuovendo
un?economia di giustizia e la democrazia, difendendo i diritti umani, i
beni comuni e l?ambiente.
Insieme a loro, domenica 11 settembre 2005, rinnoviamo il nostro impegno
concreto per la giustizia e la pace, per costruire un nuovo mondo più giusto,
pacifico e democratico per tutti. Io voglio. Tu vuoi. Noi possiamo.
* * *
Mettiamo al bando la miseria.
Non ci sono più scuse. La miseria non è un fenomeno naturale ma la più crudele
delle ingiustizie. Essa cresce in un'economia organizzata per il profitto
di pochi anziché per il benessere di tutti, che mette il mercato al di sopra
delle persone e che privilegia la competizione selvaggia anziché la cooperazione,
i profitti resi possibili dalle disparità anzichè la riduzione di esse;
le rendite finanziarie e i guadagni speculativi anziché la produzione; la
crescita quantitativa dell'economia anzichè la qualità e la distribuzione
dei beni e dei servizi; lo sfruttamento della natura e dell'ambiente anziché
la loro protezione. I poveri sono la maggioranza sulla terra e la miseria
li uccide ad ogni istante, anche quando le pistole sono silenziose. La Dichiarazione
Universale dei Diritti Umani riconosce a tutti il diritto ad un tenore di
vita dignitoso; il diritto al cibo, al vestiario, alla salute, alle cure
mediche, all?abitazione, all?istruzione, al lavoro. La miseria è la più
grande ed estesa violazione dei diritti umani. Per questo deve essere messa
al bando. Sradicare la miseria è possibile e deve essere il primo impegno
di tutti i politici e di tutte le istituzioni. Le risorse e le conoscenze
per farlo non mancano. Raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio
non è un optional: é il minimo che si possa fare per cominciare a ripagare
il nostro debito di giustizia con il mondo e per mettere un freno alla crescente
instabilità internazionale. Nessun esercito, nessun muro, nessun fossato
potranno garantire la nostra sicurezza se, intorno a noi, continueremo a
lasciar crescere miseria e disperazione. Sempre più la nostra pace e la
nostra sicurezza dipendono non dai nostri muscoli o dal nostro buon cuore,
ma dal nostro impegno per la giustizia, per la rimozione delle cause e delle
istituzioni dell?ingiustizia.
Mettiamo al bando la guerra.
La guerra è proibita dalla Carta delle Nazioni Unite, dal diritto internazionale,
dalla morale e, alla luce della storia drammatica degli ultimi anni, anche
da un sano realismo. La guerra non ha senso perché è ormai chiaro che anche
una guerra vinta non chiude il conflitto che voleva risolvere: lo riapre
in forme ogni volta più terribili. Nessuna delle guerre intraprese dalla
fine della guerra fredda, con le più diverse motivazioni, può dirsi conclusa.
La puoi chiamare come vuoi, giusta, umanitaria, preventiva, inevitabile:
il risultato non cambia. La guerra non risolve i problemi: li complica.
La difesa dei diritti umani, delle persone e dei popoli, che ci viene fatto
obbligo di esercitare richiede ben altri strumenti, tempi e modalità. Nessuno
può permettersi di usarla strumentalmente per i propri interessi. Se è vero
che la libertà e la giustizia non si conquistano con il terrorismo è altrettanto
vero che il terrorismo non si vince con le bombe. Per questo, insieme ai
familiari delle vittime dell?11 settembre, denunciamo l?assurda pretesa
di chi afferma di voler fermare la violenza con altra violenza. La guerra
è una risposta sbagliata, inefficace, illegale, pericolosa e va messa al
bando. Gridiamolo insieme: mai più guerra, mai più terrorismo, mai più violenza.
Riprendiamoci l?Onu.
Il futuro dell?Onu ci riguarda tutti. Non ci sono diritti umani senza istituzioni
internazionali, democratiche e indipendenti, capaci di farli rispettare.
L'Onu è malandata ma se non ci fosse dovremmo inventarla. I responsabili
della sua profonda crisi portano i nomi e i cognomi dei governi che la controllano.
L?Onu di cui abbiamo bisogno deve essere più forte e più democratica, trasparente
e partecipata, aperta alla collaborazione permanente con la società civile
mondiale, con gli Enti Locali e con i Parlamenti, capace di prevenire lo
scoppio di nuovi conflitti armati e di promuovere il disarmo, impegnata
a difendere il diritto internazionale dei diritti umani e a mettere al bando
la guerra, decisa a riconquistare una centralità politica nel campo sociale,
ambientale ed economico (i tre pilastri fondanti del concetto di sviluppo
sostenibile), impegnata, insomma, a promuovere davvero «tutti i diritti
umani per tutti». A sessant?anni dalla sua fondazione, dopo oltre quindici
anni di dibattiti, gruppi di lavoro, comitati di saggi, rapporti e raccomandazioni
è necessario riconoscere che nessuna riforma positiva delle Nazioni Unite
sarà possibile senza una forte pressione della società civile mondiale.
Il 2005 deve essere l?anno in cui prende avvio una grande mobilitazione
per salvare, democratizzare e rafforzare le Nazioni Unite e, più in generale,
per costruire un nuovo ordine mondiale pacifico, giusto e democratico. La
convocazione di una «Convenzione universale per la democratizzazione e il
rafforzamento delle Nazioni Unite» può essere il primo obiettivo concreto.
Riprendiamoci l?Onu. E? nostra. E? dei popoli. Di tutti i popoli.
* * *
Ripartiamo dall?Italia.
L?Italia occupa un posto importante nel mondo. In nome dei propri valori,
della propria Costituzione, della vocazione europea che condivide, della
cultura che custodisce, della società civile che la arricchisce potrebbe
fare cose importanti per sé e per tanta parte dell?umanità. E invece, da
tempo, il nostro paese è diventato un problema per il mondo. E la sua credibilità
internazionale è al minimo storico. E? scandaloso che l?Italia, a causa
dei continui tagli dei fondi alla cooperazione internazionale, sia scivolata
all?ultimo posto nella classifica dei paesi donatori in Europa e in occidente.
Altrettanto scandaloso è il modo in cui i pochi fondi disponibili vengono
gestiti, la mancata cancellazione del debito dei paesi impoveriti, l?adesione
del governo italiano alla dottrina della guerra preventiva, la ripetuta
violazione della Costituzione e del suo articolo 11, gli ostacoli frapposti
alla costruzione di una politica europea di pace, il continuo aumento delle
spese militari, il duro colpo inferto alla legge per il controllo del commercio
delle armi, il grave atteggiamento assunto nei confronti dei rifugiati e
degli immigrati,? Tutto ciò è ancora più insopportabile se si considera
che la grande maggioranza degli italiani ha dato continua e chiara dimostrazione
di avere tutt?altri principi e orientamenti sulla lotta alla miseria, sulla
guerra, sulla cooperazione, la giustizia e la democrazia internazionale.
Un cambiamento radicale è necessario e urgente. Alcuni paesi europei hanno
già cambiato direzione. Perché non deve farlo l?Italia? Le conseguenze delle
crescenti disuguaglianze e tensioni internazionali non risparmiano il nostro
paese. Quello che non investiamo oggi nella prevenzione e nella giustizia
pagheremo cento volte in più domani per fronteggiare insicurezza e instabilità.
Per questo, domenica 11 settembre, alla vigilia del vertice delle Nazioni
Unite, in occasione della giornata mondiale di mobilitazione contro la povertà,
la guerra e l?unilateralismo lanciata dal Forum Sociale Mondiale di Porto
Alegre, insieme a milioni di cittadini di tutto il mondo aderenti all?Appello
mondiale all?azione contro la povertà, noi marceremo da Perugia ad Assisi
per chiedere, ancora una volta, al Governo, al Parlamento e a tutti i responsabili
della politica italiana di:
1. attuare, senza ulteriori scuse, gli impegni assunti per sradicare la
povertà, costruire un?economia di giustizia e raggiungere, entro i tempi
stabiliti, gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, con politiche e misure
sostenibili, coerenti, trasparenti e rispettose dei diritti umani che vedano
il pieno coinvolgimento degli Enti Locali e della società civile;
2. promuovere un commercio più equo modificando radicalmente la politica
europea dei sussidi per l?agricoltura, assicurando il diritto alla sovranità
alimentare dei popoli, riconoscendo il legame tra produttori e territorio,
assicurando ai produttori dei paesi più poveri l?accesso ai nostri mercati,
condividendo i frutti della conoscenza globale, promuovendo l?occupazione,
i diritti fondamentali dei lavoratori, la difesa dell?ambiente e il trasferimento
delle tecnologie sostenibili ai paesi poveri;
3. cancellare senza ulteriori inganni il debito estero dei paesi impoveriti,
applicando per intero la legge 209 del 2000, e rivedere il sistema di concessione
dei crediti che genera processi insostenibili di indebitamento;
4. aumentare fino allo 0,7% del PIL le risorse destinate alla cooperazione
internazionale, al netto delle operazioni di cancellazione del debito, fissando
un piano pluriennale rapido, chiaro ed efficace, senza imporre ai paesi
beneficiari di comprare il «made in Italy»;
5. definire, insieme alla società civile e agli Enti Locali, una nuova legge
per una seria politica italiana di cooperazione allo sviluppo efficace,
partecipata e coerente con gli obiettivi di sviluppo sostenibile democratico;
6. ritirare le nostre Forze armate dall?Iraq e da tutte le missioni militari
realizzate in violazione dell?articolo 11 della nostra Costituzione e della
Carta dell?Onu, ridurre le spese militari e il commercio delle armi, promuovere
il disarmo e la riconversione dell?industria bellica utilizzando le risorse
economiche risparmiate nella lotta alla miseria e al perseguimento degli
Obiettivi di Sviluppo del Millennio;
7. costruire un?Europa di pace, autonoma e indipendente, determinata a costruire
un mondo più giusto, pacifico e democratico, decisa a combattere la povertà
promuovendo un?economia di giustizia, a ripudiare la guerra e a contrastare
ogni piano di «guerra infinita», di «scontro di civiltà» o di terrorismo
per costruire nel Mediterraneo, nei Balcani e nel Medio Oriente una comunità
di pace, a saldare il suo debito storico con l?Africa e i suoi popoli;
8. salvare, democratizzare e rivitalizzare l?Onu restituendogli la centralità
che deve avere nel sistema multilaterale, promuovendo una Convenzione Universale
sul futuro dell?Onu, aprendo le sue porte alla società civile organizzata,
in tutte le sue diverse espressioni, agli Enti Locali e ai Parlamenti e
assicurandogli i poteri e le risorse necessarie per: prevenire le guerre
e risolvere pacificamente i conflitti aperti; difendere e promuovere tutti
i diritti umani per tutti e dare efficacia alla giustizia penale internazionale;
intervenire adeguatamente sui problemi dell?ambiente, dell?economia mondiale
(beni pubblici globali, finanza, commercio, debito,?) e promuovere regole
e istituzioni internazionali più giuste, democratiche e trasparenti; promuovere
il disarmo generalizzato e la messa al bando di tutte le armi di distruzione
di massa;
9. promuovere il cambiamento radicale del Fondo Monetario Internazionale,
della Banca Mondiale, dell?Organizzazione Mondiale del Commercio e delle
altre istituzioni associate e il loro inserimento nel sistema delle Nazioni
Unite in modo da assicurare il rispetto dei diritti umani, del diritto internazionale,
dei principi e degli obiettivi dell?Onu;
10. promuovere una più corretta e ampia informazione pubblica sui grandi
problemi del nostro tempo e sulle possibili soluzioni, sugli obiettivi di
sviluppo del Millennio, per sviluppare l?educazione permanente alla pace
e ai diritti umani attivando in particolare le risorse, gli spazi e le competenze
del servizio pubblico radiotelevisivo.
La Marcia Perugia-Assisi dell?11 settembre vuole ricordare ai governi e
ai potenti della terra che la stagione delle promesse è finita. Questo è
il tempo delle azioni. Non attuarle è da irresponsabili. La sesta Assemblea
dell?Onu dei Popoli e la seconda Assemblea dell?Onu dei Giovani, convocate
rispettivamente a Perugia e a Terni dall?8 al 10 settembre prima della Marcia,
contribuiranno a rafforzare l?impegno diretto della società civile e degli
Enti Locali. Non possiamo restare alla finestra. Non possiamo evitare le
nostre responsabilità. Non ci possiamo permettere un altro fallimento.
Vieni anche tu indossando una maglietta bianca. Insieme creeremo la fascia
bianca vivente più lunga del mondo. Una fascia bianca (simbolo dell?impegno
mondiale contro la povertà) con un messaggio chiaro: mettiamo al bando la
miseria e la guerra. Riprendiamoci l?Onu. Io voglio. Tu vuoi. Noi possiamo.
Perugia, 2 luglio 2005