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per la globalizzazione dei diritti
Mercoledì 22 giugno: un'ora in silenzio per la pace dalle 18 alle 19 sui
gradini del palazzo ducale di Genova.
Incollo il testo del volantino che verrà distribuito
Un'ora in silenzio per la pace
Dal Settembre 2001 ogni mercoledì ci troviamo qui dalle 18 alle 19 per l'
"ora in silenzio per la pace".
Abbiamo cominciato pochi giorni dopo l'attentato alle torri gemelle di New
York: volevamo esprimere la nostra solidarietà alle vittime ed il nostro
timore che quel tragico attentato fornisse il pretesto per altre violenze.
I timori non erano infondati: poco tempo dopo gli USA hanno attaccato l'
Afganistan con il risibile pretesto della caccia a Bin Laden e della lotta
al terrorismo internazionale.
L'Italia è da allora coinvolta in quel conflitto in maniera molto diretta:
nella prima fase della guerra fornì basi e supporto logistico, anche grazie
alla benevola astensione in parlamento dei partiti del centro sinistra; oggi
con un contingente contribuisce all'occupazione del paese. (E Bin Laden?)
Nel marzo 2003 gli USA hanno attaccato l'Iraq: caduto il pretesto della
ricerca di armi di distruzione di massa occupano tuttora illegalmente il
paese. Con la diretta partecipazione dell'Italia, che, con il motivo
ufficiale dell'aiuto umanitario presidia oleodotti e raffinerie della zona
di Nassirya.
Anche per questo la spesa militare italiana ha raggiunto quest'anno la cifra
record di 20.793 milioni di euro.
La guerra è costata agli iracheni oltre centomila morti. Si sono svolte
elezioni farsa, e gli occupanti hanno dichiarato che era stata ottenuta la
democrazia.
La Liguria è una regione ad alta concentrazione di produzione militare: il
primissimo atto della neo eletta amministrazione di centro sinistra è stata
una pressante richiesta al ministro Scajola per il finanziamento di dieci
corvette militari. Non una parola su possibili riconversioni produttive che
salvaguardassero i posti di lavoro senza costringere i lavoratori a
costruire strumenti di morte.
Il succedersi di questi avvenimenti, insieme alla considerazione che nel
mondo sono attualmente in atto 35 conflitti, in parte combattuti anche con
armi italiane, ci ha impedito finora di considerare conclusa la nostra
iniziativa.
Continuiamo ogni settimana a
a.. Ricordare a tutti che le forze armate italiane non stanno svolgendo
all'estero " missioni umanitarie" ma stanno occupando in modo coloniale due
paesi
-Denunciare la violazione dell'art. 11 della Costituzione, che dichiara "l
'Italia ripudia la guerra"
- Esigere dalle forze di centro sinistra l'assunzione di posizioni
coerentemente pacifiste, con la richiesta di ritiro dei contingenti italiani
dalle cosiddette "missioni all'estero", di riduzione delle spese militari,
di riconversione del civile dell'industria bellica.