Philippe Da Velò
il celebre critico d'arte
si é convertito alla bici
Il suo primo saggio ciclistico, appena pubblicato su Arte In Bici
http://www.hypertextile.net/arteinbici
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Philippe Da Velò
(Non) arte in bici, di massa e di officina, a Firenze
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Purtroppo, ai nostri giorni, ancora si considera Firenze come "culla
mondiale delle belle arti". Ma per fortuna (e grazie alla bici), qui c'è
qualche bell'evento di non-arte, che sorpassa la massa dei beni culturali, i
quali (assieme alle automobili) affliggono questa sventurata città. Grazie
alla bici e, dunque: "arte in bici". Inoltre: "non arte", per definizione.
Si segnalano in proposito, le due ultime Mestruali (o eventi mensili) di
Critical Mass a Firenze: venerdì 13 Maggio e venerdì 10 Giugno 2005.
La Mestruale CM di maggio ha proposto a livello di massa (critica) la
seconda Biennale di Ciclostumistica: una cospicua sfilata di ignobile
vintage, griffato grezzamente a bomboletta.
Presenti inoltre, varie sculture bici-cinetiche, ovvero carrelli da
bici-rimorchio, realizzati in prevalenza con baby passeggini e notevoli a
livello concettuale: non rimorchiando praticamente nulla, erano puri mezzi
di trasporto, avulsi da ogni fine: apoteosi ironiche del "Traffico".
Alla Mestruale CM di giugno, c'é la bici Ape Maya a ruota fissa
(trasmissione da triciclo per adulti) che insegue vanamente una Fanciulla
Fiore con il suo fiore bici-rimorchiato. Si distinguono inoltre: la bici
Ultima Spiaggia, finemente incrostata di conchiglie e di stelle marine, poi
il Moto Ciclo Transgenico, ibrido incrocio di un'autentica bici con moto
giocattolo, e il Bici Padre Virtuale con scimmiotto di pelouche sul
manubrio. Presenti, d'altra parte, vari autentici bambini, variamente
installati sui loro seggiolini.
Tra le varie coppie di acrobati su bici singola, notevole è il Duo
Tamburino: uno pedala reggendo lo strumento e l'altra glielo suona da
dietro, reggendosi in piedi sul portapacchi. La possente percussione del
Duo è accompagnata da trombettieri a pera, sempre più numerosi negli ultimi
tempi, e da una massa orchestrale di bici-campanelli.
Non manca la poesia estemporanea, ispirata all'imminente Referendum su
fecondazione medicalmente assistita, con l'efficace haiku : "Più bici, meno
papi!"
Tutte quante le performance appena elencate (e deliberate, più o meno
professionalmente), assumono pieno senso e spessore solo all'interno della
cornice mobile che gli è fornita da tutti quei ciclisti, che sono coincisi,
in quel giorno, in un labile stormo di Critical Mass: uno stormo tra i tanti
che infestano regolarmente il nostro pianeta.
D'altra parte, gli antichi dipinti su pala di altare, sono stati rimossi dai
propri altari accessibili al pubblico, per essere internati nei musei, sotto
guardia degli agenti di custodia dei beni culturali. Ma questa è un'altra
storia: la solita vecchia storia dell'arte. E' una storia che possiamo
lasciar credere a chi oggi espone biciclette "d'artista" in gallerie di
sedicente arte, con bolle critiche d'accompagnamento, fornite dal critici
altrettanto sedicenti... Per fortuna, la storia dell'arte è finita da tempo
e, in effetti, pochi la rimpiangono.
Tornando alla realtà, questa mobile massa di bici e ciclisti è più che
cornice (è più che epi-testo) di tutte le singole opere più sopra recensite.
Infatti, secondo il primo (e ben noto) principio dell'Arte in Bici:
"qualsiasi atto di ciclismo urbano è un'opera d'arte di per sé". Perciò, a
maggior ragione (secondo il terzo e ben noto principio dell'Arte in Bici),
lo sarà Critical Mass, che è un'opera d'arte collettiva. Inoltre, come opera
d'arte di strada e su strada, Critical Mass è in contatto interattivo con il
pubblico, senza filtri (e sia pure, talvolta, estremamente spiacevole).
Questa immediata interazione di Critical Mass con il pubblico (non più
spettatore passivo ma, intimamente, attore nel dramma), è un segno
distintivo dell'autentica Arte Pubblica *), prodotta da gente, per la gente
e fra la gente. L'immediata interazione con il pubblico è altresì un segno
distintivo dell'autentica Arte Definitiva **), che non distingue tra artisti
e pubblico e che definisce praticamente soggetto, oggetto e statuto
dell'arte. Insomma e in due parole: Non Arte ***).
Arte o non arte (non è questo il problema), la bici è in pieno sviluppo
persino sulla scena fiorentina, soprattutto nel campo cinetico, visivo e
performativo. ll suo principale centro creativo si può identificare
vagamente nella "Ciclofficina Alfonsina" alias "Ciclon/officina", alias
"Ciclofficina Brugola Rossa" (senza battesimo definitivo, comunque,
attualmente in via Villamagna, presso CPA). Indirizzi e nomi a parte, ci si
attende vivamente un analogo sviluppo dell'audio, che senz'altro richiede
dei tandem o dei quadricicli (uno guida e l'altro suona) o apposite
invenzioni ciclofoniche per one-man-orchestra. Un'introduzione meccanica di
bici-dj o sound-sistem non pare all'altezza di queste coincidenze estetiche
di massa, totalmente organizzate dal vivo e organiche nel corpo.
In conclusione, e comunque possa andare, suggerisco agli amanti della non
arte e ai miei colleghi critici (per lo meno ai più lucidi, se ve ne sono)
di seguire attentamente l'arte in bici fiorentina. L'avviso è molto
semplice: basta montare in bici e inter-venire alla Mestruale di Critical
Mass? Si parte ogni mese da Piazza Santissima (già Annunziata, ora Pedalata)
alle ore 18 del secondo venerdì... non si paga neppure il biglietto. Per
quanto riguarda gli artisti, non chidono tangenti per la loro Esposizione.
Quanto a me, questo grande saggio critico, per questa volta, l'ho scritto
proprio gratis.
Philippe Da Velò
*) Arte Pubblica,
http://www.hypertextile.net/iap
**) Arte Definitiva,
http://www.hypertextile.net/museoaperto/fead00.html
***) Non Arte,
http://www.carta.org/rivista/
settimanale/2005/03/03Echaurren.htm