ogni cristo di giorno vado e torno dal lavoro in bici.
la attraverso diametralmente cercando di farla
sempre piu' veloce perche' godo ad avere ogni volta
la conferma che la bici, se usata in un certo modo,
puo' diventare uno strumento imbattibile, micidiale, non paragonabile
ad alcun mezzo di trasporto cittadino pubblico o individuale che sia.
nonostante l'alta concentrazione sulla strada e a quello che si muove
accanto a me, facendo la stessa strada ogni cristo di giorno
riesco a cogliere situazioni e particolari che la citta' frenetica
mi regala.
va a periodi, a filoni...
questo e' uno di quelli pesanti, sconfortanti, angoscianti.
settimana scorsa di fronte l'entrata dell'ortomercato mi becco
in diretta una motrice di un tir che travolge una ragazza in bicicletta
mollo tutto e la assisto per primo, bici a patatina ma lei
rimane illesa. quello e' stato un vero miracolo
altro che madonnine che frignano.
oggi pomeriggio tornando a casa verso le 8 sempre in zona
e precisamente all'incrocio con via lombroso e viale molise
i lampeggianti accesi, il controviale bloccato, la polizia, i vigili
carroattrezzi e pompieri, gerogrifici in gesso sull'asfalto.
agghiacciante scenario di una fila di auto parcheggiate
fresate violentemente con il brutale finale di un cartoccio di
tubi sottili, cerchi, raggi e altri pezzi piu' o meno riconoscibili
infilata sotto una di queste.
come se una bicicletta fosse stata sputata con tutta la forza
da un gigante imbizzarrito sulla fessura che sta tra l'asfalto
e le ruote di un'auto parcheggiata al bordo di una strada.
ho capito subito che la situazione era quella dell'accurato studio
dell'accaduto dopo l'inferno.
mi sono fermato ma ho solo provato a chiedere ad un ragazzo in motorino
affianco a me che non mi ha nemmeno risposto continuando a fissare
con lo sguardo il mucchietto di ferro rimasto.
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menthos
