scrivo queste poche righe non senza un certo malessere procuratomi da questa campagna pro o controreferendaria che ci ha invasi, notte e giorno, in tutti i modi, in tutte le salse e che, personalmente, non mi ha aiutato, da nessuna parte provenissero le informazioni, a capire, discernere, scegliere. direi, visti i dati delle 22 di ieri sera, che mi appaiono quasi incredibili, che molti altri si possono essere sentiti come me, tanto sembra che neppure tra i più convinti per il sì ci sia stata la corsa a votare???
Innanzitutto vorrei ringraziare Elena, Aldo e Daniele che sabato, con i loro interventi nella mailing, hanno portato il dibattito su posizioni meno accese ed integraliste, offrendo qualche spunto di riflessione.
Personalmente da quando ho saputo del referendum sono stato incerto sul da farsi, per mesi ho pensato di votare comunque, ma scheda bianca, poi di scegliere qualche sì e qualche no, alla fine ho votato quattro sì. perché, a dire il vero una convinzione come molti affermano al 100% non ce l'ho, e quindi ho provato a tirare fuori dal cilindro la scelta che mi è sembrata "meno peggio", brutto a dirsi, nella speranza, da credente, che anche quel Dio così tanto tirato in ballo in questi giorni dall'una e dall'altra parte, mi aiutasse. ho pensato che sì, io sono contrario all'aborto, credo sempre, nel senso che credo che se mi trovasse in una qualche situazione che mi ci facesse pensare credo che direi comunque di no, nel senso che credo che in quel tanto discusso embrione ci sia una vita, virtuale, progettuale, boh, e credo che trovandomici in alcune situazioni avrei comunque scelto magari l'adozione o l'affidamento che maneggiare cellule....ma, io sono uno solo uno, posso decidere, non senza difficoltà per me, per e assieme a mia moglie, alla mia famiglia, ma non sono chi è altro da me, non mi piace l'integralismo, e forse altri si sentirebbero di scegliere altro e forse è giusto che le opzioni siano più di una, più della mia sola....banale, elementare, ma vero...
ci sono tante cose che mi hanno dato veramente fastidio questa volta:
· gli integralismi, opposti ma uguali
· tipi come buttiglione che dicono che i cattolici che vanno a votare no imbrogliano e invece vanno a votare sì, tanto che se avessi soldi per rischiare una causa persa lo querelerei per offese, ecc, ecc,.
· i radicali e tutti gli integralisti del sì che hanno invocato la magistratura perché il pera, piuttosto che il mela invitavano all'astensione, ma perché non vi siete concentrati su cose più serie
· i radicali, sì, da sempre difensori degli ultimi, ora assertori di tutti i referendum possibili ma poi schiacciati su posizioni americane quando cè da menar le mani, ammazzare, ecc, solo perché in questo modo si ottiene la libertà, ma quale libertà??
· rutelli, e pensare che lo abbiamo candidato contro il berlusca l'altro ieri, che con un triplo salto mortale da radicale diventa il più moderato dei moderati (forse l'ignavia esiste ancora?)
· ruini e i cardinali e la gerarchia ecclesiale, e questo mi stride di più ancora, perché credo di essere parte di quella chiesa che rappresentano, che dichiara la sua verità integralista, tanto, come dice Daniele, non costa niente, forse non interessa a nessuno, comunque non fa perdere audience, e invece perché non invita ai parroci la domenica di urlare contro chi inquina, evade le tasse, uccide la gente nelle missioni in irak o afganistan? perché questo sì che fa perdere audience.
· mi ha dato fastidio anche sapere che abbiamo dilapidato 700 milioni, o miliardi o cent o cosa cavolo di euro per dare delle risposte che sì, lo penso, dovrebbero invece dare dei parlamentari che abbiamo delegato e che sono quelli con lo stipendio più alto d'Europa e che evidentemente non sono riusciti comunque a fare una legge convincente, soddisfacente, equilibrata, se proprio tra chi l'ha votata pochi mesi fa c'è già chi la rinnega e tra chi la rinnega c'è chi la loda
ma dove siamo, dove sono capitato???
tutto questo e non solo questo mi fa comunque aumentare l'amarezza per un'ennesima occasione persa, per risorse perse, per una classe politica, compresi i referendari, i radicali, i fassini, ecc. ormai alla deriva, attorcigliata e ripiegata su se stessa e sulle lotte a cui è affezionata e lontana dalla gente, sì, per me tutti, con poche esclusioni, forse qualche unità o decina al massimo.
ho votato anche perché ho votato a tutti i referendum (ma quanti ne sono passati in 20-30 anni, quattro-cinque-dieci? su 40 o 50?), perché mi sembra più etico scegliere che provare a vincere grazie a chi comunque, per motivi suoi, non gliene frega niente.
ma mi rimane il malessere ed il malumore, forse un po' di arrabbiatura e sopratutto il non avere ricevuto, come cittadino, il servizio più importante, quello della chiarezza, quello di due pensieri, idee, posizioni, opposte sì, ma capaci di dialogare e di dire magari, sì a questo aspetto non avevo mai pensato, forse su questo puoi avere ragione tu, sono disposto a rifletterci, ci penso e ne riparliamo invece del monofonico "ho ragione io e basta", che ha portato poco lontano!!! un'utopia? chissà?
p.s..
vi allego un articolo del corriere a parer mio molto "istruttivo"
Massimiliano
Corriere della Sera
13 giugno 2005
Quei tre errori (anzi furbizie)
Questa mia riflessione vuole esprimere il disagio che mi ha accompagnato per tutta la durata della campagna referendaria. Un disagio che a volte mi ha fortemente tentato all'esternazione polemica, tradendo l'impegno a star zitto che tre mesi fa avevo espresso anche su queste colonne; un disagio causato dall'accavallarsi di posizioni strumentalmente faziose, nel proporre come verità assolute posizioni parziali e di improbabile verifica; un disagio sconfortato dal constatare che persone sempre stimate hanno scritto, forzando i toni, termini e parole di cui fare lelenco mi umilierebbe.
Se qualcuno voleva una zuffa becera, ce l'ha imposta. Mi sono in questo periodo spesso domandato se un tale disagio fosse da attribuire alla propensione al non-protagonismo che accompagna il mio sereno invecchiare; o se fosse invece da attribuire a una regressione psichica verso il protagonismo a tutti i costi che ha colpito la reverenda classe dei nostri opinion makers, politici, religiosi, giornalisti, scienziati che fossero. Naturalmente è intuitivo (e da perdonare) che io sia portato a dar le colpe agli altri e non a me; ma se guardo con più freddezza a quanto è successo credo che il calor bianco cui ci si è gioiosamente lasciati andare è attribuibile a tre errori/ furbizie delle tre grandi parti in causa.
C'è stato anzitutto un errore/furbizia della leadership referendaria, che ha posto agli elettori non un quesito secco e monotematico ma un caleidoscopio di referendum, su otto temi di diversa natura: sul valore filosofico, teologico, biologico dell'embrione; sulla salute e sulla dignità delle donne; sul primato del soggettivo individuale diritto ad avere comunque un figlio anche senza sapere chi gli è padre; sulla libertà della scienza e della ricerca; sulla speranza di poter, domani, combattere malattie terrorizzanti (dal Parkinson all'Alzheimer); sulla possibilità di una messa in dubbio della legge sull' aborto, sul ruolo più o meno invasivo delle autorità ecclesiastiche; sul valore e sulla legittimità etica e giuridica dell'astensione. Non so se queste multiple motivazioni siano state una furbizia volta a fare somma di chiamate alla mobilitazione o se sia stato un errore, non coerente con il significato monotematico e secco (sì o no, come è avvenuto in Francia per la Costituzione europea) di ogni seria consultazione referendaria.
Ma furbizia o errore che sia stato, l'effetto immancabile è stata la moltiplicazione per otto della carica polemica delle prime linee degli opposti schieramenti. Il secondo errore/furbizia è stato quello degli antireferendari, specialmente delle autorità ecclesiastiche. So che all'interno di quest'ultime ci furono reazioni negative quando all'inizio della vicenda io scrissi «hanno abboccato»; ma forse oggi esse potrebbero convenire che la scelta di schierarsi, sia pure con l'astensione, ha regalato ai referendari un facile nemico e una insperata carta polemica (la difesa dell'autonomia dello Stato e della società civile) senza la quale avrebbero dovuto faticare non poco a montare l'opinione su quesiti astrusi e avrebbero avuto ancor meno votanti. Anche qui è difficile discernere quanto ci sia stato di errore o di furbizia; ma quel che è certo è che la radicalizzazione su questo versante ha creato la maggiore dose di calor bianco ed una importante frattura sociale: non sarà facile dimenticare le offese reciproche, non sarà facile riprendere una rispettosa dialettica fra laici e cattolici, che sembrava cosa ormai acquisita in questa società. Il terzo errore/furbizia è stato quello dei mezzi di comunicazione di massa e specialmente della carta stampata.
Sono stati parte in causa ed hanno fatto del referendum una loro battaglia, un loro punto d'onore, un'occasione di radicalità culturale, una sfida a chi vinceva l'evento. E si sono trovati, se non volevano che l'evento li smentisse, ad alzare i toni, a concedersi paginate illeggibili e non lette, a reiterare gli interventi (con collaboratori chiamati quattro volte a scrivere le stesse cose), a forzare i titoli, a essere più movimentisti che facitori d'opinione. Tanti titoli roboanti o velenosi denotano errori o furbizia del convincimento collettivo? Non lo so, ma certo hanno stressato l'elettore, portandolo a sentirsi solo, con il proprio insoddisfatto bisogno di minimale ragionevolezza. Da stasera avremo qualche scarica di adrenalina in chi ha vinto e in chi ha perso. Ma dopo la nostra testa, pesante dopo la sbornia emotiva, dovrà tornare a ragionare: non solo sulla sostanza della legge 40, cui comunque si dovrà rimetter mano (io avrei aspettato la sua sicura sfrondatura da parte della Corte Costituzionale, senza gli urlati sfracelli di questi mesi?); ma anche su un collettivo esame di coscienza sui tre errori/ furbizia di cui sopra. Con la sperabile intenzione di non commetterne più in avvenire
Giuseppe De Rita
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