Scrivo per esprimere il mio profondo dissenso da quanto riportato nella
prima pagina di Lucca Sette del 5 giugno 2005.
Tante sono le cose che vorrei ribattere agli articolisti (o articolista?
Solo un articolo riportava la firma) ma mi voglio limitare a due argomenti.
1. L'ideologizzazione del dibattito.
Fin dall'inizio della campagna referendaria sono stato profondamente disturbato
dall'ideologizzazione del dibattito intorno alla legge 40/2004.
È un atteggiamento trasversale rispetto ai due fronti e che porterà delle
conseguenze che saranno assai gravi riguardo a questo problema, come anche
ad altri similari che non mancheranno di presentarsi nei prossimi anni.
Cosa intendo con questo termine? Vedo l'ideologia come il tentativo di piegare
la realtà alle proprie idee, idee che ci si rifiuta di verificare o attraverso
procedure oggettive, laddove esse sono possibili, o attraverso un dialogo
rispettoso verso gli interlocutori ed onesto nei confronti delle cose che
dovremmo cercare di vedere per come esse sono e non per come le vorremmo.
Un esempio è la categoria di "vita" sbandierata dal fronte astensionista.
Che cos'è la vita? Se si sta ai discorsi che si sentono in questa area,
vita è quando i due gameti, maschile e femminile, si incontrano e danno
vita ad una cellula portatrice di un corredo genetico diverso da quello
dei due organismi generanti. Questo è ciò che viene detto, ma senza riportare
le altre ipotesi possibili che hanno - quanto questa - i loro sostenitori
fra gli studiosi: non lo si dice perché l'ideologia ha bisogno di concetti
chiari, e pazienza se la complessità del reale o l'onestà intellettuale
debbono venir sacrificate.
Da questa definizione sorgono però delle domande.
Se questa è vita, qualunque microrganismo è vita ed allora perché non diventare
tutti vegeteriani? O perché non, come gli Jainisti, girare con una benda
sulla bocca per evitare di ingoiare anche solo un insetto?
Soprattutto, perché questa vita è da difendere ad ogni costo e tutte le
altre vite, ben più "sviluppate", che si perdono ogni giorno per la nostra
indifferenza o addirittura con la nostra complicità, no?
Forse perché una gerarchia ecclesiastica che si "mette contro" su questi
problemi non dà noia a nessuno, mentre se lo facesse con la stessa intensità
su cose più concrete, come i sistemi politici ed economici, non sarebbe
più così gradita a chi comanda?
Ancora, si parla di vita in questo senso nella Bibbia? No, di vita se ne
parla solo rispetto a Dio che è vivo e vivificante, ma questo dato viene
letto nell'ottica dell'Alleanza, dove al centro ci sono le persone concrete
che stringono l'Alleanza con Lui.
Allora, forse, invece di usare questo concetto, che non dice niente ed è
solo buono per gli slogan, non sarebbe meglio cominciare ad affrontare simili
problemi proprio a partire dalla persone concrete che sono in questione?
Non sarebbe questo un primo gesto che manifesterebbe l'essere dalla parte
della vita e da cui tutte le altre riflessioni scaturirebbero in maniera
più naturale?
L'altro esempio è quello del concetto di "diritto" usato per lo più dal
fronte del Sì.
Credo che anche qui siamo in presenza di un concetto ideologico che viene
sbandierato perché capace di chiamare a raccolta, ma senza che ci si preoccupi
di riflettere sulle cose: per esempio, sui rapporti tra desideri e diritti
(ogni desiderio tecnicamente realizzabile diventa un diritto?), sui costi
sociali di certe scelte in un senso o in un altro (non in senso finanziario,
ma in senso propriamente sociale e cioè delle conseguenze che i mutati paradigmi
relazionali, identitari e familiari legati a diverse pratiche procreative
porterebbero nella convivenza sociale) oppure se il nostro dibattito su
questi diritti non sia un lusso tipicamente occidentale, indifferente al
fatto che, mentre noi discutiamo di queste belle cose, un bel po' di gente
ha dei problemi ad avere anche solo acqua pulita o medicine per la malaria
e la dissenteria.
Se, invece di questo scontro gridato, giocato sulle fobie di ciascun schieramento
("Ingerenze clericali!", "Ce l'hanno con noi cattolici!"), sintomo di pigrizia
mentale nell'affrontare i problemi in modo realistico ed onesto, si fosse
colta - proprio perché sono problemi così difficili - l'occasione di un
dibattito approfondito, onesto e rispettoso. senz'altro ora avremmo una
legge migliore o, quantomeno, una consapevolezza più profonda e costruttiva
della complessità delle questioni.
Questo sarebbe stato anche un modo di rendersi conto che c'è l'esigenza
irrimandabile di costruire una convivenza sociale "con" e non "contro" (clericali
o laicisti oggi, musulmani o stranieri domani) mentre quello che si vede
è invece un alzarsi dei toni di uno scontro di cui nessuno ha bisogno.
Quello che ci troveremo, comunque vada a finire, è purtroppo un paese di
anime belle, che hanno le mani pulite semplicemente perché hanno scelto
di non avere le mani necessarie ad affrontare realisticamente i problemi,
ma concetti astratti buoni solo per sentirsi a posto e per scagliarli contro
chi la pensa diversamente.
2. L'astensione.
Se l'ideologizzazione delle questioni è segno di pigrizia, non c'è da stupirsi
che la paura di un'ennesima sconfitta referendaria, dopo quelle su divorzio
ed aborto, abbia invogliato Ruini, i vescovi o chi altro a cercare di sfruttare
la naturale pigrizia delle persone ad andare a votare ai referendum - in
quanto consultazioni su questioni spesso lontane o difficili da capire -
a cui si aggiungerà una piccola percentuale di persone che si astengono
perché ci hanno pensato e ne sono convinte ed un'altra, che non saprei quantificare,
che non voterà semplicemente "perché lo dice la Chiesa", che è comunque
un'altra forma di pigrizia perché risparmia la fatica di una scelta consapevole.
Invece negli articoli riportati in Lucca 7 ci viene addirittura detto che
porsi in una "posizione di testimonianza" ed andare a votare, per quanto
sia fatto in buona fede, può risultare un gesto sbagliato, perché, aiutando
a raggiungere il quorum, renderebbe un servizio a coloro che vogliono mutare
la legge.
Allora, perché non ci domandiamo, invece, per quale ragione, se c'è il quorum,
si è già così sicuri che quelli che sarebbero per il Si dovrebbero vincere?
Forse è perché sappiamo già che la gente, se vota in numero sufficiente,
voterà diversamente da quello che i vescovi chiedono ed allora si preferisce
che stiano a casa? E' perché questo ci darebbe l'ennesimo segnale che, se
si tratta di riempire le piazze per papi vivi o morti la gente c'è, ma se
si tratta di scegliere, dopo una riflessione fatta nella fede, ce n'è assai
meno e di fronte a questa realtà preferiamo chiudere gli occhi?
Sia come sia, l'eventuale effimera vittoria sarà data dalla pigrizia e non
dirà niente su quello che la gente davvero pensa. Essa sarà, da una parte,
l'ennesimo mattone alla chiesa che vive solo nelle anagrafi parrocchiali
ma non nelle scelte della vita concreta, dall'altra darà ai nostri vescovi
ancora un po' di tempo in cui cullarsi nell'illusione che "la gente ci ascolta".
Quanto a me, forse è superfluo dirlo, domenica a votare ci vado e spero
che il Signore mi illumini nel votar bene, il che, dopo aver provato a chiarirmi
le idee, credo che sia quello che, in quanto credente, sia giusto fare.
Daniele Silvestri
parroco di Vicopelago, Pozzuolo e Gattaiola - Lucca
>-- Messaggio originale --
>From: "Elena Bertoli" <elena.bertoli@???>
>To: <forumvalleserchio@???>, <forumlucca@???>
>Date: Fri, 10 Jun 2005 15:11:53 +0200
>Cc:
>Subject: [Forumlucca] oltre gli opposti stereotipi del "Progresso della
> ricerca scientifica" e della "Difesa della vita"
>Reply-To: forumlucca@???
>
>
>Un'interessante voce fuori dal coro al di là degli stereotipi e degli
>formulette ideologiche che circolano a piene mani sia sul fronte del si
>che sul fronte del no.
>Condivido molte riflessioni e e molti dubbi espressi in questo articolo.
>Ha senso affidare l'autodeterminazione della donna ad una pratica
>biotecnologica?
>Ci possono essere interessi economici sotto la spinta verso la
>liberalizzazione di certe pratiche ultratecnologiche oltre che
>ultracostose?
>Se siamo contro gli interventi dela biotecnologia sulle piante e sui
>semi perchè accettiamo indiscriminatamente tali interventi sugli embroni
>umani, siano o non siano essi persona?
>Che noia sentir ripetere i soliti slogan (per il si e per il no) che ci
>tranquillizzano e ci danno la sensazione di possedere la verità in tasca
>ma che ci impediscono di acedere a punti di vista che non andrebbero
>trascurati.
>Io credo che il cosiddetto "movimento" non dovrebbe trascurare i punti
>di vista espressi in questo articolo che ho trovati sul sito di
>Unimondo.
>Elena
>
>HYPERLINK
>"http://www.girodivite.it/article.php3?id_article=2541"http://www.girodi
>vite.it/article.php3?id_article=2541
>
>--
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>Version: 7.0.323 / Virus Database: 267.6.6 - Release Date: 08/06/2005
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