[Badgirlz-list] astensione femminista

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Szerző: 2special@katamail.com
Dátum:  
Tárgy: [Badgirlz-list] astensione femminista
Potete tenervi le vostre petetiche considerazioni.
Se non andata a votare non siete né femministe, né tantomeno libertarie, o almeno non conoscete il significato di tali parole.
Un saggio una volta disse: dimmi chi ti applaude e ti dirò chi sei.
Bè voi avete accanto quel reazionario del Papa, gli antiabortisti, tutta la destra più bigotta e clericale, persino Bush non andrebbe a votare !

Di Pietro e Tavella, se non votate, se fate schifo, almeno non rompete i coglioni intasando Indy e mailing lists varie.




Da: fazio@???
> Data: Wed, 8 Jun 2005 17:19:05 +0200 (CEST)
> A: badgirlz-list@???
> Oggetto: [Badgirlz-list] astensione femminista
>
>
> da: http://italy.indymedia.org/news/2005/06/805859.php
>
>
> femministe libertarie astensioniste scrivono una lettera aperta per
> spiegare la loro scelta - condivisibile - e indicarci links importanti.
>
>
> Care amiche, cari amici,
> siamo femministe, libertarie e di sinistra e al referendum del 12 giugno
> sulla legge 40 non andremo a votare.
> Non ci riconosciamo nello schieramento del Si né in quello del No e
> neppure nell’appello dei vescovi per l’astensione.
> Vi spieghiamo le nostre ragioni, se avete voglia di leggerle, e vi
> passiamo alcuni links.
>
> Con affetto,
> Alessandra Di Pietro e Paola Tavella
>
> Siamo la prima generazione pienamente consapevole che si può essere
> fecondi e creativi anche senza avere figli, biologici o meno.
> Siamo turbate dall’attuale offensiva politica e scientifica che esaspera
> il desiderio di maternità e paternità come essenza dell’essere una donna e
> un uomo completi.
> Le tecniche di fecondazione assistita sono pesanti, invasive, grezze,
> ancora poco sicure e ignote nelle conseguenze,
> (http://www.italialaica.it/cgi-bin/news/view.pl?id=004342), consegnano la
> procreazione nelle mani della tecnica e la sottraggono nei fatti, nel
> simbolico e nell’immaginario, al potere femminile che la governa con amore
> e saggezza fin dagli inizi del mondo.
> Veniamo indotti a credere che i medici e gli scienziati siano sempre
> alleati benevoli del nostro desiderio e possano cancellare rischi, paure e
> malattie, ma l’esperienza su sessualità, contraccezione, parto e aborto ci
> ha insegnato che così non è. Medici e scienziati fanno di solito i loro
> interessi, non solo i nostri, e la procreazione medicalmente assistita è
> una potente chiave emotiva di un’operazione di marketing per far apparire
> le applicazioni dell’enorme business biotech soltanto un vantaggio e un
> progresso per l’umanità
> (http://www.mediamente.rai.it/home/bibliote/intervis/r/rifkin.htm) e
> (http://italia.attac.org/spip/article.php3?id_article=132)
> Non siamo contrarie alle biotecnologie per principio e ci serviamo dei
> progressi che dobbiamo alla scienza, ma siamo diffidenti, caute e
> interessate a mantenere desto il nostro spirito critico, soprattutto
> perché è sulle donne e sulle sorti delle generazioni future che avviene la
> prima sperimentazione di massa del biotech sugli umani. Di questa
> diffidenza, di questa cautela, dell’esperienza critica del femminismo e
> dell’ambientalismo che riguarda corpi e scienza, salute e medicina, non
> c’è invece spazio nella campagna referendaria per il Si. Ma, a proposito
> di salute, basta spostare di poco l’attenzione dallo scontro elettorale, e
> magari dare una telefonata all’Istituto superiore di sanità, per scoprire
> che l’infertilità maschile e femminile è in crescita esponenziale, ma a
> nessuno – né ai legislatori né ai referendari - sembra importante
> intervenire sulle sue cause, che sono inquinamento, stress, problemi
> psicologici, lavori a rischio, malattie trasmesse per vie sessuale, sulla
> prevenzione, e sulle cure, che hanno alte possibilità di successo ma per
> le quali non ci sono investimenti di attenzione né di risorse pubbliche.
> Noi contestiamo questa logica totalmente allopatica, che cura i sintomi e
> ne perpetua le radici, che divide l’essere umano in pezzi, che lo riduce a
> puro corpo malato. Non possiamo fare a meno di riflettere sul dato che
> dice che dal punto di vista strettamente medico l’infertilità è, fra il 14
> e il 20%, sine
> causa.(http://www.cecos.it/info_sterilita.php#DIMENSIONI%20DELLA%20STERILITA%20IN)
> Pensiamo che l’uso della procreazione medicalmente assistita non vada
> banalizzato. Siamo preoccupate e sbalordite che la campagna referendaria
> abbia trasformato le mere condizioni di accesso a una tecnica in una
> “battaglia di civiltà e di libertà per le donne”, e addirittura in un
> baluardo dell’autodeteminazione. Eppure noi c’eravamo quando il movimento
> delle donne, dopo Chernobyl e quando nacque Louise Brown, la prima bambina
> in provetta, si poneva con inquietudine le domande che ancora poniamo noi.
> Dove è finita questa riflessione? E dov’è l’autodeterminazione se la
> pressione culturale che spinge verso la maternità tecnologica e
> l’affidamento acritico alla scienza è così forte, così avara di conoscenza
> e di informazione? Come mai non leggiamo sui giornali di sinistra che
> Vandana Shiva, Naomi Klein, le organizzazioni femministe e non solo nei
> Paesi Terzi, gran parte dei no global hanno posizioni durissime e
> diffidenti nei confronti delle tecniche di fecondazione assistita e di
> manipolazione degli
> embrioni?(http://www.impegnoreferendum.it/NR/exeres/AF599094-B02A-4095-A525-FD5EA5862970.htm)
> Non riusciamo a capire per quale ragione essere contrari alla
> manipolazione genetica del mais o dei pomodori e non a quella degli esseri
> umani.
>
> Chiesa e scienziati si contendono l’embrione. Gli uni dicono che è di Dio,
> gli altri lo reclamano perché per la prima volta nella storia dell’umanità
> il mistero dell’inizio della vita, che è sempre stato celato agli sguardi
> e nascosto dentro di noi, può essere osservato, studiato, manipolato,
> clonato.
> Su questo argomento molti, uomini e donne, sono a disagio, e non riescono
> a trovare una misura. Abbiamo sentito alcune/i dire che l’embrione è un
> grumo di cellule, altre/i sostenere che è già un bambino. Entrambe le
> tonalità emotive hanno il sapore della rimozione, dell’imbarazzo,
> dell’angoscia. Noi non intendiamo schierarci sulla natura dell’embrione
> dal punto di vista scientifico o spirituale, ma sappiamo che è sempre
> stato delle donne in virtù di una relazione carnale e non metafisica.
> Abbiamo deciso dalla notte dei tempi se farlo crescere o sbarazzarcene, se
> accoglierlo o respingerlo, se amarlo o detestarlo, e ci siamo comportate
> con saggezza, altrimenti nessuno di noi sarebbe qui a discuterne. Della
> nascita della vita noi, le donne, sappiamo più di chiunque. Come mai oggi,
> improvvisamente, non ci interessa la sorte degli embrioni? Siamo così
> ferme nel non volerli lasciare in custodia ai preti, ma ci sentiamo
> davvero tranquille nel permettere agli scienziati di scassinarli? I preti
> vogliono salvare le anime, gli scienziati ci raccontano di agire per il
> bene dell’umanità, ma sul bene dell’umanità lasceremo il monopolio a chi
> già fa crescere orecchie umane sui topi da laboratorio?
> (http://www.bairo.info/Pag29.html)
> Forse dovremmo dirci che la relazione con i misteriosi embrioni è
> titolarità della madre e di nessun altro, anche quando accetta che vengano
> prodotti fuori dal suo corpo, e partire da questa semplice verità per
> discutere.
> Su questo punto però navighiamo nelle incertezze del mare aperto. Perché
> se abbiamo esperienza di gravidanza e di aborto, non ne abbiamo di
> procreazione medicalmente assistita. E’ un territorio nuovo e inesplorato,
> minato e inquinato, quasi del tutto fuori dal nostro controllo. Che cosa
> sentiamo nei confronti dell’embrione? Che cosa dicono quelle che ne hanno
> prodotti, impiantati, congelati, conservati altrove? Abbiamo bisogno di
> ascoltare e di parlare, o altri lo faranno al nostro posto.
> Ci sembra che questa riflessione sia coerente e niente affatto antagonista
> con quello che pensiamo a proposito dell’aborto, su cui siamo state e
> saremo sempre militanti pro choice. Molte sono preoccupate che la
> soggettività dell’embrione introdotta dalla legge 40 metta in dubbio la
> nostra libertà, e anche noi lo siamo. Eppure, mentre sentiamo che sulla
> legge 194 – nonostante le perfidie e i tranelli della destra e del
> fondamentalismo cattolico - è stata chiarita la relazione carnale e di
> libero arbitrio della donna sul frutto del concepimento, oggi avvertiamo
> che la minaccia alla nostra libertà e alla nostra umanità si è spostata
> più avanti, sulle frontiere del biotech, là dove l’embrione è fuori di noi
> e quindi lo si dichiara non nostro, aprendo una gara per la sua custodia.
> Se è vero che si spalanca uno scenario inevitabile e destinato a
> trasformare il modo di pensare alla vita e alla sua creazione, questo ci
> riguarda per prime. La scienza deve fare i conti con la nostra etica del
> limite, con la nostra sapienza sulla maternità e sul rifiuto o
> l’indifferenza verso la maternità.
>
>
> Cautele, dunque, e limiti, e una libera, ampia discussione, e pieno
> accesso alle informazioni, questo è quello che vogliamo. Vogliamo sapere
> quali conseguenze devono aspettarsi le donne sottoposte a pesanti
> stimolazioni ormonali, e che cosa succede alle coppie che affrontano
> questo percorso con successo o meno. Siamo preoccupate della salute fisica
> e psicologica dei bambini nati in provetta, rispetto alla quale non ci
> bastano le generiche assicurazioni di benessere che vengono dai medici che
> praticano la Pma, ma sono smentite da altri.
>
> Se avessimo il potere di farlo, imporremmo una moratoria. E la nostra
> astensione chiede questo, non ci interessa con chi ci accompagniamo.
> Si potrebbe obiettare che se i divieti della legge 40 venissero abrogati
> la discussione riprenderebbe su altre basi. Purtroppo non ci crediamo. Le
> argomentazioni dei referendari ci sono sembrate disoneste, ipocrite, e
> talvolta perfino manovrate dal potere economico, scientifico e
> tecnologico. Abbiamo aspettato che donne autorevoli dei partiti
> referendari, donne che stimiamo, di cui ci siamo fidate in più occasioni,
> esprimessero dubbi, offrissero tavoli di discussione, si sottraessero alle
> contrapposizioni ideologiche fra laici e cattolici e trovassero il
> coraggio di soluzioni controcorrente. Forse era una pretesa esagerata, ma
> l’abbiamo nutrita.
> Così ci rassegniamo temporaneamente alla legge 40 perché, sia pure
> attraverso un percorso che non condividiamo, è cauta quanto noi siamo
> caute e limita pratiche che ci inquietano.
> (http://www.parlamento.it/parlam/leggi/04040l.htm)
> In tutto il mondo le leggi bioetiche vengono costantemente riviste,
> aggiornate, riscritte, discusse da capo, perché i cambiamenti sono molto
> veloci. Succederà anche in Italia, e speriamo che per quel giorno in campo
> non ci siano slogan ma opinioni libere e informate.
>
> Si dirà che potremmo votare No, e lo abbiamo preso seriamente in
> considerazione, ma non ce la sentiamo di difendere attivamente con il voto
> la legge 40 perché mette al centro la tutela dell’embrione e non quella
> delle donne, considerando l’uno un soggetto autonomo dall’altra, una
> strada non praticabile. Abrogare la soggettività del concepito ci
> interessava molto, e avremmo voluto poterlo fare, ma dopo aver letto il
> testo dei quesiti referendari abbiamo scoperto con grandissima rabbia che
> il terzo quesito, pubblicizzato come quello “in difesa
> dell’autodeterminazione della donna”, abroga anche il divieto della
> diagnosi preimpianto, che a noi invece ad oggi preme mantenere.
> ((http://www.fiom.cgil.it/eventi/2005/ref_si/4_quesiti.htm)
>
> Non ci piace la legge 40 perché stanzia fondi ridicoli e insufficienti su
> prevenzione e cura dell’infertilità, pone ipocritamente l’adozione come
> alternativa preferibile alle tecniche di Pma.
> Non ci piace, infine, perché è segnata dal pessimo clima ideologico che
> l’ha prodotta. Siamo due convinte libertarie che avrebbero preferito un
> regolamento semplice, flessibile, rivedibile, realistico e di basso
> profilo, che diminuisse l’enfasi su queste tecniche senza venderle come
> una panacea e come un diritto sul quale misurare la libertà delle donne.
>
>
> Ci preme dire con chiarezza che giudichiamo l’informazione sui quesiti un
> inganno: è una materia complessa, spinosa e difficile su cui, invece di
> creare consapevolezza, si è fatta propaganda. Da una parte e dall’altra si
> vuol vincere, non ragionare, discutere, capire. Dov’è la “battaglia di
> civiltà”, se è basata su un imbroglio e fa leva sulle paure e sulle
> debolezze delle persone?
> La controinformazione è stata il nostro mestiere per tanti anni. Siamo
> giornaliste, veniamo l’una da “Noidonne” e “Avvenimenti” e l’altra da “il
> manifesto”. In questi mesi abbiamo letto, navigato in rete e siamo andate
> a caccia di quello che non viene proposto dai media ufficiali, abbiamo
> parlato con moltissime donne. E abbiamo avuto la possibilità di farci
> un’opinione libera, informata e critica.
>
> Vi proponiamo quindi alcune pillole di controinformazione, oltre ai links
> da consultare direttamente, se ne avete voglia e tempo.
>
> “La legge 40 impone tecniche lesive della salute e della dignità della
> donna, perché la produzione e il contemporaneo impianto di tre embrioni
> espone la donna a ripetere i cicli di stimolazione”.
> La legge 40 infatti, impone di creare solo gli embrioni che si intende
> impiantare ed è ormai sconsigliato dalla pratica medica impiantarne più di
> tre alla volta, tanto che anche la legge Zapatero riconosce lo stesso
> limite di impianto per proteggere le donne da gravidanze plurigemellari.
> Molti medici ritengono inoltre che sia meglio sottoporre le donne a più
> cicli di stimolazione a basso dosaggio piuttosto che a un solo
> bombardamento a dosaggi molto alti, che può essere molto pesante, per
> produrre più ovuli possibile e poi congelare gli embrioni eccedenti e
> averli disponibili per successivi impianti. Secondo le stime della
> “National Summary and Fertility clinic reports” (US Departement of Healt
> and human service), per ogni trasferimento in utero si ha il 31,3% di
> probabilità di nascita quando si utilizzano embrioni non congelati, quando
> si trasferiscono cioè immediatamente. Se invece si utilizzano gli embrioni
> congelati la percentuale scende al 17,6% . La discussione, quindi, verte
> quindi sull’opportunità o meno di applicare alcuni protocolli medici, e il
> secondo e il terzo quesito referendario – quasi uguali e ai limiti della
> incomprensibilità - si potrebbero tradurre così: “Siete favorevoli ad
> eliminare il divieto presente nella legge 40 di crioconservare (congelare)
> gli embrioni in modo da non dover ripetere i cicli di stimolazione
> ormonale necessari a produrre gli ovuli da fecondare?”. Va inoltre detto
> che alcuni operatori delle Pma lavorano ormai anche sulla
> crioconservazione degli ovuli e non degli embrioni, tecnica che ha dato
> risultati incoraggianti. Ma – e qui sta il punto che ci turba – i
> ginecologi impegnati sul fronte abolizionista sono tutti favorevoli al
> congelamento degli embrioni, mentre i pionieri (e sono soprattutto
> pioniere, in verità) del congelamento degli ovuli sono dall’altra parte
> insieme ad altri genetisti e scienziati che lavorano sulla Pma ma in
> un’altra ottica. Perché chiedere ai cittadini di pronunciarsi sulla bontà
> o meno di una singola tecnica come se fosse un problema giuridico o
> morale, mentre in realtà la guerra in corso è fra lobbies scientifiche e
> economiche contrastanti?
>
> “Le donne saranno costrette a farsi impiantare gli embrioni anche se malati”.
> Non è vero. Le linee guida di applicazione della legge 40 specificano che,
> nel rispetto dell’articolo 32 della Costituzione, nessun atto invasivo è
> permesso senza il consenso dell’interessata.
> (http://www.governo.it/GovernoInforma/Dossier/procreazione_linee_guida/decreto.html)
>
> “La legge 40 vieta la diagnosi preimpianto sugli embrioni, che permette di
> scoprire se l’embrione sia portatore di malattie genetiche”.
>
> La diagnosi preimpianto consiste nel prelievo (rischioso) di una cellula
> dall’embrione per analizzare la presenza di alcune malattie e scartare gli
> embrioni portatori. È una tecnica ancora imprecisa (il margine di errore
> del tre per cento costringe comunque ad una successiva amniocentesi),
> potrebbe funzionare solo in pochi casi di malattie monogeniche e non tiene
> conto di una elementare osservazione: molti di noi sono portatori di
> malattie che non si sviluppano nel corso della nostra vita perché anche i
> fattori ambientali hanno la loro importanza. Jacques Testart, uno
> scienziato francese molto progressista che pratica la fecondazione
> assistita, respinge anche la selezione embrionale sulla base della
> presenza di un solo gene, perché nulla sappiamo delle sue combinazioni con
> gli altri geni. E porta un esempio: nelle grandi pestilenze che in passato
> hanno afflitto l’umanità – e oggi nel caso dell’Aids – c’è una fetta di
> popolazione che rimane immune dalla malattia proprio perché portatrice di
> una mutazione genetica che la preserva. Con una diagnosi preimpianto gli
> embrioni portatori di un gene modificato sarebbero eliminati, impedendo
> alla natura di creare una riserva di persone resistenti alla malattia.
> A noi sembra che la diagnosi preimpianto rischi di portarci verso
> un’eugenetica che non si basa più sulla selezione dei tratti somatici (che
> comunque già avviene in paesi in cui è legale, come gli Stati Uniti) ma su
> un presunto criterio di salute ottimale e arbitrariamente deciso sulla
> base delle attuali conoscenze che domani potrebbero essere smentite
> proprio dal progresso scientifico. Anche in questo caso invochiamo cautela
> e vogliamo mettere al bando le illusioni di avere un figlio perfetto. Il
> rischio è insito nella vita e nel dare la vita, le donne lo sanno. E’
> giusto fare prevenzione, ma è una follia far credere che la scienza possa
> controllare l’incontrollabile e che a questo scopo sia giusto pagare
> qualunque prezzo.
> Più studiamo questo argomento e più ci rendiamo conto che diagnosi
> preimpianto è un terreno molto complicato dal punto di vista scientifico e
> etico, che sarebbe opportuno affrontare presa di coscienza dei vantaggi e
> degli svantaggi.
>
> “La legge 40 proibisce la ricerca sulle cellule staminali embrionali e
> blocca l’avanzamento di importanti ricerche per la cura di gravi
> malattie”.
> Questa argomentazione ci indigna più di altre perché i cittadini vengono
> convinti che per ragioni misteriose la legge in vigore sbarri la strada
> alla cura certa e immediata di malattie come il diabete, il morbo di
> Parkinson e l’Alzehimer, diffuse e temute. Ma non è vero. Finora tutte le
> sperimentazioni con cellule staminali embrionali sugli animali hanno dato
> esiti negativi, eppure la sperimentazione viene già fatta sulla natura
> umana. A tuttoggi non esiste nessun protocollo di cura con cellule
> staminali embrionali e anche i fan più accaniti ammettono che è un
> traguardo incerto e molto lontano. (http://www.lucacoscioni.it/node/2486)
> . Ci chiediamo allora perché destinare fondi e personale di lavoro su una
> ricerca rischiosa e ancora agli inizi distraendoli da filoni già avviati.
> Cure con le staminali adulte sono già praticate - esistono 58 protocolli
> di cura - e proprio l’Italia ha ricercatori brillanti e internazionalmente
> riconosciuti in questo campo, tanto che la comunità scientifica stessa non
> è affatto compatta sui miracoli che vengono attribuiti alle staminali
> embrionali. (http://www.ecologiasociale.org/pg/biotecnologie_home.html).
> Noi ci diciamo che l’embrione non sarà un soggetto separato dalla madre,
> ma indubbiamente è un potenziale di vita. Non è meglio, dunque, applicare
> un principio di precauzione e rispetto piuttosto che lasciare ad eventuali
> dottor Stranamore le briglie sul collo? Secondo noi sì.
>
> “La legge 40 vieta la fecondazione eterologa , ma i genitori sono coloro
> che crescono i figli e non chi fornisce il materiale biologico”.
> Non ci interessa la tutela della famiglia patriarcale né di quella
> biologica come vorrebbero i cattolici contrari all’eterologa. Ci piacciono
> tutte le combinazioni familiari, comprese quelle omosex. Ma siamo colpite
> dal fatto che quando si parla di eterologa la scena è dominata dallo
> sperma, mentre nessuno o quasi nomina la donazione di ovuli, che pure è la
> parte più complicata. Per donare gli ovuli bisogna fare apposite
> stimolazioni e un intervento ad hoc per asportarli. Proprio la maggiore
> complicazione fisica espone le più povere delle terra a diventare
> serbatoio di ovuli. Esiste già un fiorente mercato, alimentato non solo
> dalle coppie sterili ma anche dalla scienza, che ha bisogno di un numero
> enorme di ovuli per le sperimentazioni.
> Siamo inoltre fermamente contrarie all’anonimato del donatore di materiale
> biologico e l’esperienza della liberale Inghilterra dovrebbe insegnare
> qualcosa (da aprile, al compimento del 18 anno è possibile conoscere il
> proprio genitore biologico). Anche chi è adottato può non sapere delle sue
> origini ma nessuna legge gli impedisce di andarle a cercare. In Svezia
> l'eterologa è stata vietata di recente per ragioni molto laiche: il numero
> di separazioni tra chi l'aveva fatta erano il doppio che nelle altre
> coppie. Anche gli psicanalisti avvertono: l'ordine simbolico familiare è
> profondamente modificato e ricomporlo non è una faccenda risolvibile solo
> nelle relazioni private.
> E poi l’esperienza omosessuale di un desiderio di paternità e maternità,
> spesso citata come argomentazione progressista a favore della
> liberalizzazione delle tecniche di Pma, è molto più complessa e
> interessante di quanto si creda. Molti e molte non si arrendono alla
> soluzione scientifica che viene loro proposta come unica possibilità, ma
> cercano altre vie. Conosciamo maschi gay che hanno stipulato in amicizia
> accordi con femmine gay, e hanno concepito figli a letto o con i kit
> fai-da-te, in modo che i bambini nascessero per vie naturali e sapendo chi
> sono i loro genitori. Un amico gay americano che desiderava un figlio ci
> ha raccontato che, di fronte al medico che gli proponeva di comperare un
> ovulo da una donna colombiana, fecondarlo con il suo sperma, reimpiantare
> l’embrione dentro la donatrice pagandola come utero in affitto, ha
> pensato: “Preferisco di gran lunga andare a letto con una mia amica e
> avere un bambino con lei”, e così ha fatto.
>
> Con questo scritto non vogliamo convincere nessuno a fare come noi ma
> testimoniare una passione politica e una posizione femminista, di
> minoranza, che non ha voce. Ci piacerebbe seminare qualche dubbio, ma
> soprattutto il desiderio di chiudere le orecchie alla propaganda del
> capitalismo biotech che ha incantato anche la sinistra e di cercare,
> indagare, riflettere, parlare con le altre. In questi mesi abbiamo fatto
> una curiosa esperienza. Basta nominare questo argomento per essere
> subissate di domande. Tante donne e tanti uomini sentono che quel che la
> propaganda dice non è vero, che c’è di più e che la faccenda è di
> importanza cruciale. Lo sanno con il corpo, madri o non madri, padri o non
> padri che siano.
>
>
>
>
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> Badgirlz-list mailing list
> Badgirlz-list@???
> https://www.inventati.org/mailman/listinfo/badgirlz-list


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