Oila',
ho scritto questa cosa, e' una riflessione su
come e perche' nasce il diritto d'autore. So che
dovrei postarla su (L)eft ; mo' ci riprovo. Nel
frattempo a voi.
S
The problem with © (e la Siae)
di Sergio Messina/RadioGladio
www.radiogladio.it
Nella sacrosanta battaglia sui vari risvolti del
copyright e su come rivederlo, riformarlo, ecc.
si è un po' perso di vista un fattore che mi pare
molto rilevante per disegnare nuovi scenari e
proporre soluzioni praticabili. Questa
riflessione nasce dalla musica e dalla Siae ma si
puo' applicare a tutta la proprietà intellettuale.
Prima della nascita del diritto d'autore la
musica era pelopiù un servizio, e non un prodotto
com'e' oggi (però, grazie al digitale, sta
ridiventando un servizio. Lo stesso percorso che
sta facendo il free software.). L'autore valeva
poco (tranne in certi ambienti come la musica
classica) e invece era l'esecutore a guadagnare
coi concerti. Una traccia di questa situazione
c'era ancora negli anni '60: usciva una canzone
bellissima ma cantata da un interprete oscuro, e
immediatamente diventava una hit rifatta da Mina
o da Elvis. Tuttora il grande pubblico italiano
attribuisce la paternità della canzone "A che ora
è la fine del mondo" a Ligabue, mentre solo i più
informati sanno che è una cover dei Rem ("It's
the end of the world as we know it"). Prima del
diritto d'autore i Rem non avrebbero visto una
lira e Ligabue avrebbe incassato tutto. Oggi
invece sono i Rem a incassare i diritti d'autore
(tranne la parte che riguarda l'adattamento del
testo in italiano) e Liga a prendersi il resto.
Non mi pare un meccanismo sbagliato: le idee (la
canzone) circolano liberamente ma se si
guadagnano dei soldi si spartiscono tra chi ha
l'effettiva paternità dell'idea e chi la diffonde.
Ovviamente nel tempo questo meccanismo ha assunto
una dimensione abnorme, anche grazie
all'industrializzazione del settore, e il diritto
d'autore è diventato uno strumento di ulteriore
tassazione della musica (nonché di molte forme di
aggregazione che comprendono anche la musica) e
di odiosa lobby di ricchi autori/editori che si
batte perché il passato regni sovrano e il futuro
stia calmo. Ma in origine la Siae nasce per
tutelare il diritto di chi ha avuto un'idea di
trarne il giusto reddito. Si può discutere se
certe idee musicali siano nuove, o se 'idea di
proprietà intellettuale sia una baggianata, ma
ognuno di noi nella vita ha ascoltato (e magari
riascoltato fino allo sfinimento) un pezzo di
musica al cui autore è stato grato. Il diritto
d'autore in origine tutelava esattamente queste
persone, un anello fondamentale della catena
della musica.
Da cosa lo tutelava, e lo tutela ancora? Da un
lato da possibili abusivi che si attribuiscano la
paternità dell'opera (come se io dicessi in giro
di aver scritto Bladerunner) e dall'altro dalla
grande industria, che non aspetta altro che si
allentino le maglie del diritto d'autore e della
Siae per guadagnare meglio e più facilmente. C'è
infatti grande interesse da parte di molti
potentati economici sul futuro della Siae, del
diritto d'autore e del copyright. Come mai?
Siae: una delle richieste è la fine del monopolio
e la possibilità di avere diverse Siae. I primi a
scendere in campo ovviamente sarebbero quelle
aziende che pagano un sacco di soldi alla Siae, i
grandi utilizzatori di diritti d'autore, in
Italia Rai e Mediaset. A quel punto probabilmente
nessuno utilizzerebbe più musica che non sia
della sua Siae, e gli autori diventerebbero assai
ricattabili da parte dell'industria. Vuoi
lavorare? Iscriviti alla mia Siae.
Diritto d'autore: mi piace molto l'idea che il
diritto d'autore venga ripensato, e che gli
esecutori vengano riconosciuti come coautori,
com'è di fatto, o che il campionamento anche
corposo sia meno perseguito. Ma so bene che i
primissimi ad approfittarsi di questo fatto
saranno proprio certi "grandi musicisti"
disonesti, famosi o meno, che potranno cosi'
massimizzare i profitti e minimizzare il lavoro.
Non si puo' dire per legge che il campionamento
creativo va bene e invece quello becero e copione
no.
Copyright: qui la questione è assai complessa.
Penso però che, qualsiasi scenario si immagini,
si debba tenere conto da un lato della libera
circolazione delle idee e delle loro
trasustanziazioni, ma dall'altro della tutela
della paternità non tanto da parte di altri
autori, ma da parte dei grandi "sfruttatori"
(così si chiamano tecnicamente) del lavoro altrui.
(si ringrazia Marco Conforti)
© Sergio Messina 2005. Questo testo è
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