[Consumo critico - Milano Social Forum] La fine dell’età del…

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Autor: andrea_cip@libero.it
Data:  
Assumpte: [Consumo critico - Milano Social Forum] La fine dell’età del petrolio
La fine dell’età del petrolio

di Gianluigi Corbani
dal nostro corrispondente dalla Gran Bretagna
Cardiff, 31 Maggio 2005.

Le riserve mondiali di petrolio si stanno
esaurendo ad una velocità molto superiore di quanto Industria e Governi
ammettano. Questo si sono sentiti dire i delegati ad una conferenza
organizzata alla fine di Aprile dall’ODAC (Oil Depletion Analysis Centre)
ad Edinburgo. Circa 200 persone appartenenti a diversi settori hanno
partecipato all’evento, tra cui Colin Campbell, uno dei fondatori
dell’ODAC, secondo il quale “...la cosa di cui preoccuparsi non è
l’esaurimento del petrolio. Questo non avverrà ancora per molti anni. Il
problema è il lento declino che si prospetta una volta raggiunto il picco
della produzione”.

“Il petrolio e il gas naturale dominano le nostre viste e il loro declino
cambierà il mondo in modo radicale ed imprevedibile”. Jeremy Leggett, un
membro del pannello di esperti che consiglia il governo britannico sulle
fonti di energia rinnovabili, aggiunge: “La maggior parte di quelli che si
occupano di questo problema, se dovesse fare una previsione, direbbe che
tale picco sarà raggiunto in questa decade”.

“Il 2008 potrebbe essere la stima migliore, più o meno due anni. Quel che
è certo a mio parere è che sarà molto prima di quanto quasi tutto il resto
del mondo pensi al momento. Il problema è che le riserve di petrolio di
numerose nazioni sono segreti di stato e allo stesso tempo alcune delle
più grandi compagnie petrolifere al mondo sono compagnie di Stato, con
regole di trasparenza discutibili. Indizi preoccupanti indicherebbero che
le dichiarazioni di questi due attori principali del mercato petrolifero
sono inaccurate”.

Il Dr Leggett, ex-geologo petrolifero e attivista di Greenpeace, ha
proseguito: “La vita moderna dipende dalla crescita dell’offerta di
petrolio a basso costo e le previsioni sull’andamento dell’economia
mondiale sono fondate sulla presunzione che ciò avverrà per le prossime
due decadi. Questo ultimo dato è falso. Ci sarà un profondo schock
economico e noi non saremo in grado di rendere disponibili fonti di
energia rinnovabile in tempo per riparare il danno”.

Per capire la vera dimensione del problema e la differenza tra la realtà
dei fatti così come interpretata dagli scienziati dell’ODAC e quelli,
forniti dai principali Paesi industrializzati e fin’ora presi per buoni
basta fare riferimento ai numeri snocciolati da Campbell. Campbell, un
ex-capo geologo all’Amoco, vice-presidente della Fina e collaboratore
della BP (British Petroleum), Texaco, Shell e Exxon in una dozzina di
paesi differenti, basa le sue stime su dati disparati e che mettono
assieme risultati storici della produzione paragonati a quelli attuali, le
riserve ufficiali e le nuove scoperte riportate delle compagnie
petrolifere e dai governi produttori.

Inoltre, nel trarre le sue conclusioni, Campbell ha anche preso in
considerazione le riserve stimate dalle compagnie presentate alla SEC
(Securities and Exchange Commission, la CONSOB Americana), i discorsi dei
capi delle aziende del settore e una profonda conoscenza di come
l’industria funziona. “Circa 944 miliardi di barili di greggio sono stati
estratti fin’ora, circa 764 miliardi rimangono da estrarre da campi
conosciuti e ulteriori 142 miliardi in riserve sono classificati come
“ancora da trovare”. Se questi dati sono accurati, allora il picco
complessivo della produzione arriva l’anno prossimo”, dichiara Campbell.

Se ha ragione, ci si può aspettare che la produzione mondiale di petrolio
diminuirà costantemente di circa il 2-3% all’anno e il costo di tutto ciò
che ci circonda, trasporti riscaldamento, agricoltura, commercio e
qualsiasi cosa fatta di plastica aumenterà di conseguenza. Parallelamente,
la lotta per controllare le risorse mondiali si intensificherà. Nelle
parole recenti di un analista americano che preferisce rimanere anonimo
“dite addio al vostro stile di vita”. I calcoli di Campbell e dei suoi
colleghi vanno contro quelli della US Geological Survey (USGS) e
dell’International Energy Agency (IEA) che stimano che il picco non verrà
raggiunto per circa 30 anni.

A questo si aggiungerebbero i dati di estrazione di Paesi come l’Arabia
Saudita, il Kwait, l’Iran e l’Irak che non mostrano un esaurimento delle
riserve e quelli delle compagnie petrolifere che dichiarano che “alla
velocità di consumo odierna, il mondo ha riserve di petrolio per 40 anni e
di gas per 60” (dati BP, Aprile 2004). Purtroppo la produzione di rapporti
sulle stime delle riserve di petrolio disponibili è un settore altamente
politicizzato e non è stato esente da critiche in passato. Secondo
Campbell, le compagnie raramente rendono pubblici i loro veri risultati
per ragioni commerciali, mentre i governi, che possiedono il 90% delle
riserve, spesso mentono. La maggior parte delle cifre ufficiali sono, a
suo parere, inaffidabili: “Stimare le riserve è una questione di calcoli
scientifici. C’è un margine di incertezza, ma non è impossibile avere
un’idea di cosa un giacimento contenga. Riportare (le riserve) invece, è
un atto politico”.

Da una parte le compagnie, “sottostimano le loro nuove scoperte in accordo
con le rigide regole del mercato finanziario americano, ma poi le rivedono
gradualmente al rialzo nel corso del tempo. Nella mia esperienza, non
penso di aver mai detto la verità su una prospezione a cui abbia preso
parte. Quando competi per i fondi in giro per il mondo con le tue
sussidiarie e la concorrenza devi esagerare”. Dall’altra il Governo
Americano è accusato di utilizzare metodi statistici discutibili per
stimare le riserve mondiali. Anche i Paesi dell’OPEC hanno fatto la loro
parte, aumentando drasticamente le stime delle loro riserve nel corso
degli anni ottanta.

L’aumento, giustificato da ragioni politiche, è avvenuto in mancanza di
una qualsiasi scoperta reale di nuovi giacimenti di una certa importanza.
Se tali affermazioni si limitassero ad essere sostenute da Campbell e dai
suoi seguaci, la tesi del prossimo declino della produzione modiale di
petrolio (e dell’economia mondiale con esso) avrebbe ben poca risonanza.
Tuttavia il governo americano stesso è cosciente che le fonti
convenzionali di petrolio stanno esaurendosi rapidamente.

Secondo un rapporto sulle fonti energeticje preparato lo scorso anno
dall’ufficio statunitense delle riserve “il petrolio mondiale viene
attualmente utilizzato ad una velocità tre volte superiore di quanto nuove
scoperte permettano di rimpiazzare. Petrolio viene prodotto sfruttando le
scoperte del passato, ma le riserve non sono rimpiazzate pienamente. Le
riserve delle singole compagnie petrolifere continuano a diminuire. La
disparità tra aumento della produzione e declino delle nuove scoperte può
avere un solo risultato: un limite dell’offerta verrà raggiunto ai fini
pratici e in futuro l’offerta per venire incontro alla tradizionale
domanda di petrolio non sarà disponibile”.

Il rapporto continua, “...Benchè non ci sia un accordo sulla data in cui
la produzione di petrolio raggiungerà il picco, previsioni presentate dal
geologo dell’USGS Les Magoon, dalla rivista specializzata Oil and Gas
Journal e altri esperti, indicano che tale picco verrà raggiunto tra il
2003 e il 2020. Va notato ... come nessuna delle previsioni metta la data
più in là del 2020, suggerendo che il mondo potrebbe trovarsi a
fronteggiare una scarsità di petrolio molto prima di quanto previsto”.

Con i risultati di questi ultimi studi e a dispetto delle posizioni prese
dai governi nazionali, almeno in pubblico, la tesi di Campbell e quella di
altri geologi che la pensano come lui sta diventando la teoria più
accettata nel settore. Gli stessi analisti finanziari hanno cominciato a
dubitare dei dati ufficiali delle compagnie petrolifere. Il gruppo di Wall
Street Herold ha paragonato recentemente i dati ufficiali delle riserve
delle principali compagnie con le scoperte dichiarate e i livelli di
produzione (World Oil Reserves May Have Peaked, Herold Oil and Gas
Perspectives, 04/03/2005).

Secondo il risultato di questo studio, le sette più grandi aziende del
settore cominceranno a mostrare un declino nella produzione entro i
prossimi quattro anni. La Deutsche Bank prevede che la produzione mondiale
di petrolio raggiungerà il picco nel 2014. Un altro dato allarmante
riguarda il fatto che la domanda di petrolio è in continuo aumento. La
IEA, che raccoglie le cifre nazionali e produce stime sulla domanda,
ritiene che i Paesi in via di sviluppo potrebbero aumentare la domanda
mondiale del 47%, portandola a 121 milioni di barili al giorno entro il
2030.

Sempre secondo la IEA, le compagnie petrolifere e i governo dovrebbero
spendere circa 100 miliardi di dollari all’anno nello sviluppo e ricerca
di nuove fonti se volessero manenere il passo con tale aumento. Se la
domanda di petrolio dovesse continuare ad aumentare del 2% l’anno, entro
il 2035 ci sarebbe bisogno di estrarre 160 milioni di barili al giorno, il
doppio di oggi. Questo, secondo la maggior parte dei geologi, è
impensabile. Secondo la IHS Energy, una ditta di consulenza del settore,
il 90% delle riserve conosciute sono al momento in produzione. Le riserve
della Shell sono diminuite l’anno scorso avendo rimpiazzato solo il 15-25%
di quanto prodotto. La BP ha dichiarato sul mercato Americano di essere
riuscita a rimpiazzare solo l’89% della sua produzione del 2004.

Un ulteriore fattore che si aggiunge a dare peso alle previsioni negative
è che la fonte del petrolio attualmente disponibile è sempre più limitata
a un numero di grandi giacimenti, con il 10% di tutta la produzione
mondiale proveniente da soli quattro e l’80% da giacimenti scoperti prima
del 1970. Perfino scoprire un giacimento delle dimensioni di Ghawar in
Arabia Saudita, di gran lunga il più grande al Mondo e con riserve stimate
per altri 125 miliardi di barili, soddisferebbe la domanda mondiale per
solo dieci anni.

“Tutte le maggiori scoperte sono state fatte nel corso degli anni ’60. Il
Mondo intero è stato passato al setaccio da allora. La conoscenza della
geologia del Pianeta è aumentata enormemente negli ultimi 30 anni ed è
quasi impensabile che possano ancora esistere giacimenti importanti che
attendano di essere scoperti”. Continua Campbell “La prima metà dell’era
del petrolio sta giungendo al termine. E’ durata per 150 anni e ha visto
la rapida espansione dell’industria, dei trasporti, del commercio, dell’
agricoltura e dei capitali finanziari, permettendo alla popolazione
mondiale di aumentare di sei volte. La seconda metà sta per cominciare e
sarà caratterizzata dal declino del petrolio e di tutto quello che dal
petrolio dipende”.