è sempre una meraviglia. il ritrovo alla partenza, la voglia di partire e correre, l'assenza totale di arbitri, giudici di gara, autorità di qualsiasi tipo tranne la nostra, collettiva.
questa volta la partenza non è stata fatta bici a terra: lento avvicinarsi al primo semaforo dopo il ponte della ferrovia sull'ostiense e poi
zammm
si balla
il contromano era ovvio, neanche a pensarci di non farlo. non esiste alternativa. quelle cose vagamente scatolari che probabilmente si saranno irritate non avevano alcun potere intimidatorio.
grande cavalcata fino ai resti del velodromo, meta simbolica di un ciclismo che oggi sembra morto e che faremo rinascere, come altre cose. altra grande cavalcata al ritorno, in gruppo a darsi i cambi fino a piazza fermo, scatto a sinistra verso la gianicolense, il fondo stradale da downhill, le gambe che girano.
e mi si piantano a metà della gianicolense, per seguire il potente scatto di menthos che inizia a dettare legge in salita trascinandosi dietro un gruppetto che piano piano mi stacca. mastico un pezzetto di fico secco per riprendere zuccheri e recupero un pò con grande fatica, lo stomaco brucia ma il respiro c'è: riprendo a svolazzare sull'olimpica ma ormai il gruppo è lontano.
anastasio secondo a quasi 50 all'ora saltellando sulla sella e bestemmiando il mio nome e la mia totale affezione al vino, scelto la sera prima come doping.
andrea doria, milizie, ponte -rischiando di finire sotto un pullman a cui taglio la strada sul lgtevere- altro pezzetto di lungotevere, flaminia. riprendo velocità ma davanti non c'è nessuno. aumento comunque l'andatura.
all'arrivo c'è già un gruppetto per terra a riprendere fiato, tra cui felipe e brunociclo: almeno qualche romano c'era, a ratificare la supremazia milanese.
alla prossima.
non vedo l'ora.
facciamola subito.
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