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da Comitato italiano per un Contratto mondiale sull'acqua -L'Abruzzo, la
regione si riprende l'acqua - Liberazione, 28 maggio 2005
(a cura di Associazione progetto STRATEGIE)


Il nuovo assessore chiede ai sindaci di cambiare le regole per garantire la
gestione pubblica delle risorse idriche. E' quello che volevano i movimenti
Abruzzo, la Regione si riprende l'acqua di Checchino Antonini

Questa è una storia che potrebbe avere un lieto fine. C'è una regione, ed è
l'Abruzzo, in cui il "popolo dell'acqua" ce l'ha quasi fatta. Il nuovo
assessore Mahmoud Srour, ingegnere siriano, eletto con l'Udeur e che a
L'Aquila chiamano tutti Mimmo, ha incontrato i presidenti degli Ato
abruzzesi per chiedere loro, entro il 30 giugno, di modificare gli statuti
con
clausole ad hoc che garantiscano la gestione pubblica, "in house" e sventino
la penetrazione di colossi dell'acqua, italiani e multinazionali. Gli Ato
sono gli ambiti territoriali ottimali
cioè, «l'autorità politica che dà in affidamento il servizio idrico
integrato - spiega a Liberazione Corrado Di Sante, ventiduenne di
Montesilvano, studente di storia e portavoce,
per conto dell'Abruzzo social forum, dell'Alleanza abruzzese per l'acqua. Il
cartello di movimenti, partiti, associazioni è nato - sull'onda della
battaglia per contrastare il progetto di un terzo traforo sul Gran Sasso -
per invertire la tendenza alla privatizzazione dei beni comuni. Nel corso di
pochi anni, Wwf e Abruzzo social forum sono riusciti a coinvolgere l'intero
mondo ambientalista della Regione - con la sola eccezione di una fantomatica
sigla inventata dal locale patron di An, Sospiri, sottosegretario di
Lunardi, con lo scopo di supportare
devastanti grandi opere - la Cgil, i cobas, numerose associazioni,
Rifondazione e altre forze della sinistra. «Della Quercia, però, ha aderito
solo la sinistra interna, la Margherita non
ci sta e Cisl e Uil», spiega ancora Di Sante. Inutile sottolineare quanto,
ieri, l'Alleanza per l'acqua fosse soddisfatta della mossa di Mimmo Srour.
La Regione, infatti è ricchissima di acqua: solo il Gran Sasso contiene il
più grande bacino dell'Europa meridionale sebbene i primi due trafori,
progettati dall'allora giovane ingegner Lunardi, abbiano dimezzato le falde.
Su
quelle risorse pesava un ipoteca fissata dai vecchi governatori di Puglia
(Fitto, pupillo di Berlusconi) e di Abruzzo (Pace di An) sulla cessione di
300mila litri alla Puglia gestiti dalla
Black & Weach, multinazionale angloamericana coinvolta, secondo i
movimenti, negli appalti in Iraq. Nel 2003, alla conferenza dei servizi a
L'Aquila furono almeno 500 a gettare sabbia su quell'ingranaggio. Più tardi,
a Pescara, si riuscirà a inserire nel programma del candidato a sindaco
D'Alfonso la rivoluzionaria clausola della ripubblicizzazione, indicando
un'inversione di tendenza - lo stesso farà il nuovo sindaco di Chieti -
praticata per le ultime regionali. Il resto è cronaca dei nostri giorni: il
naufragio di una giunta di destra che aveva puntato tutto su grandi opere e
privatizzazioni e l'inizio di una nuova esperienza di governo. Al primo
consiglio regionale, un paio di settimane fa, erano in cento a manifestare
alla Villa comunale dell'Aquila, dirimpetto al Palazzo della Regione, per
ricordare gli impegni presi, un pezzo di programma scritto dal basso in
sintonia con le campagne per i beni comuni che attraversano nord e sud del
mondo. «Ora la parola passa ai 305 sindaci che siedono nelle assemblee dei
sei Ato - continua Di Sante - per garantire un iter veloce per le modifiche.
E le sei Spa nate da una legge del '97 dovranno adeguare gli statuti
escludendo qualsiasi forma di cessione. Una gestione completamente pubblica,
però, è solo il primo passo verso una gestione efficiente, democratica e
sostenibile dell'acqua. Per questo è necessario che venga rivista la legge
per inserire il ruolo della società civile nelle scelte che riguardano un
bene comune dell'umanità ». Resistenze potrebbero arrivare adesso dai gruppi
di potere che si sono annidati negli Ato per spartirsi la torta dell'acqua.
Magari accontentandosi delle briciole nel caso di subentro di
multinazionali. Sull'Ato 4, di Chieti e Pescara, è stato appena eletto, con
l'opposizione dei sindaci delle grandi città, un presidente dato in quota al
capogruppo ds in Regione. Su quell'ambito pende una partnership con la
Vivendi della repubblica ceka. Altrove, come nell'Ato Sangro- Lanciano, gli
aumenti delle
tariffe stanno provocando le prime rivolte di cittadini. Lì le risorse
derivate dalla privatizzazione sarebbero state giocate in borsa e ora, che
non si riesce a rispettare i piani di investimento, viene chiesta una cifra
che manderebbe in banca rotta qualsiasi municipio.
L'esperienza abruzzese avrà certo riverberi importanti in altre regioni dove
la mobilitazione per la ripubblicizzazione delle acque è già iniziata -
Campania e Toscana - e dove sta
per iniziare. Oggi e domani, nel Lazio, saranno giornate di mobilitazione
contro le politiche liberiste in corso: dall'Ato di Latina, in mano alla
multinazionale Veolia Water alla mutazione
genetica del colosso Acea che gestisce Roma e Frosinone fino alle manovre
intorno all'acqua di Rieti. Il coordinamento Acqua pubblica Lazio (che
raccoglie Attac, Rdb Acea.
Legambiente, Prc, verdi e social forum) promuoverà banchetti e volantinaggi
in diverse città.