[NuovoLaboratorio] legambiente dossier la chimica nel piatto…

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Autor: ANDREA AGOSTINI
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Assunto: [NuovoLaboratorio] legambiente dossier la chimica nel piatto a tavola coi pesticidi
da repubblica.it

A tavola con i pesticidi metà della frutta è contaminata

Presentato il dossier di Legambiente sulla chimica nel piatto

Leggermente meglio la verdura, ma la situazione resta allarmante

A tavola con i pesticidi
metà della frutta è contaminata

La merce più a rischio è l'uva, soprattutto quella d'importazione
"Per difendersi puntare su prodotti di qualità e di stagione"
di VALERIO GUALERZI

Frutta e verdura a rischio pesticidi

ROMA - Altro che mela avvelenata. Se la favola fosse scritta oggi, Biancaneve dalla strega riceverebbe un bel grappolo d'uva. Nulla infatti tra la frutta e la verdura che arriva sulla nostra tavola è inquinato come gli acini, bianchi o rossi che siano. A svelarlo, insieme ad altri dati decisamente allarmanti, è l'inchiesta annuale sui pesticidi presenti nei prodotti ortofrutticoli condotta da Legambiente in collaborazione con il Movimento di difesa del cittadino.
"Metà della frutta commercializzata in Italia è contaminata da uno o più residui di pesticidi, il 2,2% è addirittura fuorilegge", ha spiegato il direttore dell'associazione ambientalista Francesco Ferrante illustrando i risultati dello studio nell'ambito delle iniziative collegata alla manifestazione Park Life in corso a Roma.
La distinzione tra "semplice" contaminazione e illegalità è fondamentale, ma non sposta di molto il grado di preoccupazione. "Bisogna precisare - ha ricordato Ferrante - che i valori di legge sono comunque delle convenzioni e che la normativa italiana, essendo decisamente antiquata, non prende in esame il fondamentale aspetto del possibile effetto sinergico dovuto alla presenza 'lecita' di molecole di diversi pesticidi".
"Per le verdure invece - ha proseguito il direttore di Legambiente - la situazione è leggermente migliore: il 22,7% presenta tracce di pesticidi, l'1,2% ha concentrazioni assai pericolose. Anche i prodotti derivati (olio, pasta, vino, miele, ecc.) presentano tracce di molecole chimiche utilizzate in agricoltura nel 13,7% dei casi. Cala però il numero totale dei campioni fuorilegge: era pari al 2% nel 2004 e scende all'1,4%".

Il dossier non è il risultato di analisi fatte in proprio, ma si limita ad aggregare ed elaborare dati ufficiali raccolti da strutture pubbliche come le Asl e le agenzie regionali per l'ambiente, anche se non tutte le autorità preposte a questo tipo di vigilanza effettuano un numero di controlli sufficiente e qualcuno - come la regione Molise - ha persino deciso di farne a meno.
Complessivamente i campionamenti presi in esame sono stati 3.601 per la frutta e 3.478 per la verdura, prodotti coltivati in Italia ma anche merce di importazione arrivata nei nostri negozi e nei nostri mercati dall'estero. Anzi, una lettura approfondita dei dati sembra porre sul banco degli imputati i prodotti di importazione molto più che non quelli delle campagne italiane.
La maglia nera della contaminazione spetta, come detto, all'uva, l'alimento che ha collezionato più di ogni altro valori fuori norma. In un campione analizzato in Piemonte sono state scoperte addirittura otto sostanze chimiche pericolose per la salute riconducibili a prodotti utilizzati nei campi per difendere le colture da infestanti di vario genere. Ma i controlli effettuati nei laboratori hanno evidenziato valori allarmanti anche nel prezzemolo, nel sedano, nelle pere, nelle mele e negli agrumi.

Dalle insidie che minacciano la nostra tavola, hanno spiegato Francesco Ferrante e Antonio Longo del Movimento difesa del cittadino, è possibile difendersi sia sul piano politico che attraverso le scelte quotidiane compiute in qualità di consumatori. Da un lato è necessaria una riforma in grado di far emergere il valore dell'agricoltura italiana di qualità, attraverso una riduzione della forbice esistente attualmente tra prezzi di produzione e prezzi al dettaglio. Dall'altro lato occorre impegnarsi nell'osservanza di semplici accorgimenti come esigere l'etichettatura con la provenienza della merce e privilegiare i prodotti di stagione.
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