[Lecce-sf] Fw: [antiamericanisti] Inoltro: IL PASSO FALSO DE…

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Szerző: Rosario Gallipoli
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Tárgy: [Lecce-sf] Fw: [antiamericanisti] Inoltro: IL PASSO FALSO DEI "DISSIDENTI" FILO STATUNITENSI A CUBA

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From: Luciano Dondero
To: lucio d
Sent: Saturday, May 21, 2005 11:00 AM
Subject: [antiamericanisti] Inoltro: IL PASSO FALSO DEI "DISSIDENTI" FILO STATUNITENSI A CUBA


Scrivono: Mario Baldassarri e Sergio Cararo
autori di "Cuba. Orgoglio e pregiudizi", edizioni Achab, Verona

IL PASSO FALSO DEI "DISSIDENTI" FILO STATUNITENSI A CUBA
Venerdi 20 maggio a L'Avana si svolge "l'Assemblea per la promozione
della società civile a Cuba". Questa conferenza si va configurando
come un clamoroso passo falso dei settori più reazionari e filo
statunitensi tra i gruppi anticastristi cubani, tanto da provocare
la dissociazione pubblica di diversi esponenti del "dissenso". I
promotori di questa conferenza sono Renè de Jesus Gomez, Felix
Antonio Bonne Carcassès ma soprattutto Martha Beatriz Roque
protagonista di alcuni fatti che si stanno rivelando un vero e
proprio boomerang e stanno provocando serissimi problemi di
credibilità dell'arcipelago che viene sbrigativamente definito
come "dissenso".

1) Martha Beatriz Roque, in una teleconferenza tenutasi
significativamente dentro l'Ufficio di Interessi USA a l'Avana e
collegata con una commissione del Congresso statunitense, ha
dichiarato di appoggiare le misure di blocco economico, commerciale
e politico degli Stati Uniti contro Cuba, incluse le recenti misure
restrittive sulle rimesse degli amigrati cubani negli USA introdotte
dall'Amministrazione Bush. Come è noto, molti gruppi anticastristi
si sono sempre guardati bene dall'appoggiare il blocco USA contro
Cuba e soprattutto le ultime misure sulle rimesse degli emigranti.
Infatti sia il blocco che gli ultimi provvedimenti del governo USA
colpiscono pesantemente e soprattutto la popolazione cubana. In modo
particolare le misure restrittive sulle rimesse degli emigrati
cubani negli USA sono state oggetto per la prima volta, e piuttosto
clamorosamente, di contestazioni e manifestazioni dei cubani
residenti a Miami e negli Stati Uniti.

2) L'altro boomerang - difficile sapere se si tratti di ingenuità o
di arroganza - è la fotografia che Martha Beatriz Roque si è fatta
scattare dentro l'Ufficio di Interessi USA all'Avana in cui sta
votando in un seggio allestito per le elezioni americane dichiarando
di votare per Bush. Fino a prova contraria, Martha Beatriz Roque è
una cittadina cubana e la sua piena identificazione con gli USA ha
provocato una diffusa ostilità e biasimo non solo in una
popolazione - come quella cubana - piuttosto orgogliosa della
propria sovranità ma anche negli altri ambienti del "dissenso" che
cercano disperatamente di separare la propria immagine da quella di
gruppi legati e finanziati dagli USA e dai gruppi che mirano ad una
annessione tout court di Cuba agli Stati Uniti sul modello
portoricano. A complicare questo vero e proprio scivolone è la
notizia che Martha Beatriz Roque percepisce un regolare stipendio
dall'Ufficio degli Interessi USA all'Avana ed ha ricevuto 130.000
dollari dagli USA per organizzare l'Assemblea per la promozione
della società civile a Cuba. Alla conferenza del 20 maggio si
attendono 200 partecipanti...650 dollari a testa per una conferenza,
rischiano di rendere il finanziamento del "dissenso" un nuovo
parametro del PIL cubano ed una seria ipoteca su un possibile
scenario di "elezioni libere" inteso secondo la visione comunemente
percepita.

3) Dalla Conferenza del 20 maggio, si sono pubblicamente e
apertamente dissociati noti esponenti del "dissenso" come Osvaldo
Payà e Cuesta Morua. Defilato anche il "decano" Elisardo Sanchez.
Pur contrastati dalle autorità cubane, questi esponenti godono di
margini di agibilità nel paese per le loro iniziative. La
dissociazione di questi esponenti è dovuta anche alle preoccupazioni
sopra accennate ma anche a motivi personali. La frammentazione,
l'isolamento e l'ostilità della popolazione, hanno accentuato una
esasperata competizione tra i vari gruppi per accreditarsi come
interlocutori credibili verso le organizzazioni internazionali
(Internazionale Socialista, Internazionale Democristiana etc.) per
potersi assicurare riconoscimenti, finanziamenti, appoggi. Gli
organizzatori dell'Assemblea del 20 maggio affermano che a Cuba
esistono "360 gruppi" di dissidenti. Una cifra impressionante ma
anche poco credibile sia perchè indicherebbe una dispersione che
porta all'ultra minoritarismo e all'isolamento sia perchè in più
occasioni è emerso che molti gruppi sono praticamente "unipersonali"
e sfruttati esclusivamente come collettori dei finanziamenti da
parte USA.

L'Assemblea per la promozione della società civile a Cuba nasce
quindi negli ambienti più strettamente collegati all'amministrazione
Bush. Questa iniziativa viene infatti lanciata in Florida appena un
mese dopo l'insediamento di Bush alla Casa Bianca (il 24 febbraio)
dopo le ultime elezioni presidenziali. Tutti gli osservatori
internazionali sanno quanto George Bush sia "in debito" con la
Florida. Adesso sanno anche che la più forte lobby della Florida
(quella cubano-americana) è passata subito all'incasso dei propri
crediti. A complicare il quadro c'è la vicenda dello stragista (
notoriamente addestrato dalla CIA) Posada Carriles che gli Stati
Uniti sono stati costretti ad arrestare a Miami alla vigilia della
Conferenza del 20 maggio. Una vicenda imbarazzante per la Casa
Bianca che adesso resta inchiodata dalla decisione da prendere sulla
sua estradizione in Venezuela che ne ha fatto specifica richiesta e
nelle relazioni con l'Italia visto che Posada Carriles è coinvolto
nell'attentato ad un hotel dell'Avana in cui venne ucciso un giovane
turista italiano, Fabio Di Celmo.

A rendere infatti ancora più fragile "l'Assemblea per la promozione
della società civile a Cuba", sono i suoi sponsor a Miami. Per
questa occasione, sono venuti fuori i giornali, le televisioni e i
circoli cubani di Miami più legati a veri e propri gruppi terroristi
come "Alpha 66", Presidio Politico Cubano, Movimento Rivoluzionario
30 novembre "Frank Pais" notoriamente coinvolti in attentati,
incursioni armate sia sul territorio cubano che contro cubani
residenti a Miami. Si tratta dei gruppi paramilitari che da tempo
lavorano per la soluzione militare contro Cuba. "L'unica vera
opzione è l'insurrezione armata e la ribellione armata" hanno
dichiarato al Diario de las Americas dello scorso 5 marzo. Questi
gruppi sostengono esplicitamente uno scenario simile alla guerra
civile spagnola "con fiumi di sangue ed a cui la soluzione verrà
data da chi è esilio", cioè da loro.

Queste inquietanti caratteristiche dei protagonisti interni e
nell'esilio della Assemblea per la promozione della società civile a
Cuba spiegano, almeno in parte, l'isolamento lo scarsissimo appoggio
internazionale all'iniziativa. Oltre ovviamente all'amministrazione
Bush ci sono i soliti Radicali italiani, un gruppetto di deputati
polacchi, un solitario liberale olandese ed un ancor più solitario
verde tedesco. I partiti maggiori del centro-destra come Forza
Italia e Alleanza Nazionale si sono limitati a inviare dei messaggi.
Insieme a loro il solitario "liberal" dei DS Morando (comprensibile
il disagio dei DS che appoggiano Cuesta Morua che si è dissociato
dalla Conferenza del 20 maggio). Si tratta di poca cosa per
assicurare quella copertura internazionale che doveva rappresentare
il punto di forza della Assemblea per la promozione della società
civile a Cuba.

Infine, ma non per importanza, occorre chiedersi come mai
l'amministrazione Bush abbia deciso di giocare così maldestramente
le sue carte contro Cuba. Il passo falso rappresentato
dall'Assemblea per la promozione della società civile a Cuba rischia
di ipotecare ogni ipotesi di transizione politica nel paese.
Sembrerebbe di essere in presenza di una escalation tesa sia a far
precipitare la situazione sia a tenere fuori da ogni possibile
interlocuzione i paesi dell'Unione Europea e i loro referenti
interni a Cuba. Vista oggettivamente, la conferenza del 20 maggio
appare più come il tentativo di costituire una "testa di ponte"
dentro Cuba in previsione di un possibile "fronte interno" che possa
affiancare un intervento militare diretto degli USA. Lo scenario
sembra più simile alle "operazioni coperte " descritte negli
intriganti e inquietanti libri di James Ellroy ("America Tabloid,
Sei pezzi da mille") che ad un processo teso ad una transizione
politica verso la democrazia. Probabilmente il concetto
di "esportazione della democrazia" concepito dai neoconservatori
statunitensi, europei ed italiani non riesce ad immaginare uno
scenario diverso da quello - orribile, illegale e tragico - messo in
campo in Iraq. Può succedere però che la resistenza dei popoli
all'occupazione straniera mandi a carte e quarantotto i progetti
della Casa Bianca e dei loro sempre meno numerosi fiancheggiatori
europei. Sostenere l'Assemblea per la promozione della società
civile a Cuba non richiede solo "il pelo sullo stomaco" ma denota
anche un servilismo verso gli Stati Uniti ed una miopia politica che
non possono non far riflettere anche i nemici più feroci del governo
di Cuba.




fonte: segreteria@???

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