(L) intervista PUNTO INFORMATICO

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Autore: SM
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Oggetto: (L) intervista PUNTO INFORMATICO
Ecco come sarebbe la domanda/risposta 6 post-scarph:

>6) Non pensi che la produzione volontaria della musica (che non costa ai
>fruitori) abbia dei limiti insiti? (1.lavoro di susistenza 2. limiti
>qualitativi 3.esaurimento dopo il periodo dell'euforia)


Penso che nel 2005 qualsiasi strategia che
preveda una sola modalità sia destinata a
fallire. A titolo personale posso dirti che non
penso che tutta la musica debba essere gratis, e
non tutta la mia lo è (e anche quella che lo è
non lo è per tutti: se la metti in un film, per
esempio, forse mi paghi). Credo che agli autori
vada pagato il giusto prezzo. Che non è né 18.90
per 20 canzoni di cui 3 belle e il resto fuffa,
né niente. Ma dopo anni di 18.90 la musica gratis
è una bella ventata di aria fresca, no? Credo
che, una volta ristabilito il giusto rapporto tra
chi fa musica e chi l'ascolta non ci saranno
problemi di soldi.

Ma le questioni che poni sono interessanti:

1) lavoro di sussistenza: si tratta della vita,
ognuno ha la sua: Philip Glass ha fatto il
tassista per anni dovendo mantenere la famiglia.
Ci sono molti artisti per i quali il ricavato dei
CD si aggira intorno al 5% l'anno (il 95% essendo
dei concerti). A questi la musica converrebbe
regalarla e fare qualche data in piu'. Inoltre
tra di noi c'e' chi pensa che "l'accelerazione
cognitiva alla quale e' costretto chi fa
tutt'altro per sopravvivere e dedica il tempo
della passione alla musica, produce
un'alterazione della coscienza dalla quale
scaturiscono perle di rara bellezza. Non in
termini di canone estetico, ma di passione. E, a
parte gli artisti-professionisti, il 90 per cento
di chi fa musica la fa in queste condizioni e lo
fa sostanzialmente perche' e' una pratica che dà
piacere, che permette di resistere psichicamente
all'urto della colonizzazione lavorista su tutti
gli aspetti della vita, ma anche di
contrattaccare, riportando il godimento in una
posizione centrale della vita quotidiana."

2) I limti qualitativi oramai sono quasi
virtuali, e la musica che suona meglio nel 2005 è
fatta con macchine qualsiasi. E' ovvio che la
qualità tecnica può migliorare, e che oltre un
certo livello di sofisticazione ti servono certi
procedimenti che puoi ottenere solo in studio. Ma
c'è ampio spazio per arrivarci, e quello che esce
dal tuo PC già va benissimo. Sul lato artistico
non c'è discussione: nessuna casa discografica,
meno che mai in Italia, ha mai avuto nulla a che
fare con la bontà dell'arte che pubblicava.

3) Ben venga l'esaurimento del downloading facile
e l'ascolto distratto. Un altro nostro obiettivo
comune è di diffondere della musica che a noi
pare rilevante, e non prevedo un esaurimento
dell'euforia per la buona musica prima del 25.358
dopo Cristo.



>SM ha scritto:
>
>>>6) Non pensi che la produzione volontaria della musica (che non costa ai
>>>fruitori) abbia dei limiti insiti? (1.lavoro di susistenza 2. limiti
>>>qualitativi 3.esaurimento dopo il periodo dell'euforia)
>
>>2) I limti qualitativi oramai sono quasi
>>virtuali, e la musica che suona meglio nel 2005
>>è fatta con macchine qualsiasi. E' ovvio che la
>>qualità tecnica può migliorare, e che oltre un
>>certo livello di sofisticazione ti servono
>>certi procedimenti che puoi ottenere solo in
>>studio. Ma c'è ampio spazio per arrivarci, e
>>quello che esce dal tuo PC già va benissimo.
>>Sul lato artistico non c'è discussione: nessuna
>>casa discografica, meno che mai in Italia, ha
>>mai avuto nulla a che fare con la bontà
>>dell'arte che pubblicava.
>
>un po' di tempo fa il mio amico Rattus
>Norvegicus, mentre ascoltava in anteprima
>mondiale Clorofolk 2.0, conoscendo bene le mie
>posizioni dilettantesche e antilavoriste nei
>confronti della produzione musicale, osservava
>languido ''niente male...ma hai mai pensato a
>come sarebbe venuto fuori avendo a disposizione
>intere giornate per lavorarci su (anziche'
>andare in giro per 8 ore al giorno a vendere
>bulloni) e magari un archivio imponente dal
>quale campionare materiale? '' Il suo punto di
>vista e' che la stretta esistenziale nella quale
>e' preso il non professionista, il musicante
>dopolavorista, come molti di noi sono, lamina la
>produzione creativa attraverso la foiba del
>tempo/denaro.
>Credo che la domanda fatta da punto-informatico
>sui limiti qualitativi vada presa in questo
>senso...io sono abbastanza convinto invece che
>l'accelerazione cognitiva, alla quale e'
>costretto chi fa tutt'altro per sopravvivere e
>dedica il tempo della passione alla musica,
>produce un'alterazione della coscienza dalla
>quale scaturiscono perle di rara bellezza. Non
>in termini di canone estetico, ma di passione.
>E, a parte gli artisti-professionisti, il 90 per
>cento di chi fa musica la fa in queste
>condizioni e lo fa sostanzialmente perche' e'
>una pratica che da piacere, che permette di
>resistere psichicamente all'urto della
>colonizzazione lavorista su tutti gli aspetti
>della vita, ma anche di contrattaccare,
>riportando il godimento in una posizione
>centrale della vita quotidiana.
>ciao
>s*phz
>_______________________________________________
>Left mailing list
>Left@???
>https://inventati.org/mailman/listinfo/left