(L) intervista PUNTO INFORMATICO

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著者: s*phz
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題目: (L) intervista PUNTO INFORMATICO
SM ha scritto:

>> 6) Non pensi che la produzione volontaria della musica (che non costa ai
>> fruitori) abbia dei limiti insiti? (1.lavoro di susistenza 2. limiti
>> qualitativi 3.esaurimento dopo il periodo dell'euforia)


> 2) I limti qualitativi oramai sono quasi virtuali, e la musica che suona
> meglio nel 2005 è fatta con macchine qualsiasi. E' ovvio che la qualità
> tecnica può migliorare, e che oltre un certo livello di sofisticazione
> ti servono certi procedimenti che puoi ottenere solo in studio. Ma c'è
> ampio spazio per arrivarci, e quello che esce dal tuo PC già va
> benissimo. Sul lato artistico non c'è discussione: nessuna casa
> discografica, meno che mai in Italia, ha mai avuto nulla a che fare con
> la bontà dell'arte che pubblicava.


un po' di tempo fa il mio amico Rattus Norvegicus, mentre ascoltava in
anteprima mondiale Clorofolk 2.0, conoscendo bene le mie posizioni
dilettantesche e antilavoriste nei confronti della produzione musicale,
osservava languido ''niente male...ma hai mai pensato a come sarebbe
venuto fuori avendo a disposizione intere giornate per lavorarci su
(anziche' andare in giro per 8 ore al giorno a vendere bulloni) e magari
un archivio imponente dal quale campionare materiale? '' Il suo punto di
vista e' che la stretta esistenziale nella quale e' preso il non
professionista, il musicante dopolavorista, come molti di noi sono,
lamina la produzione creativa attraverso la foiba del tempo/denaro.
Credo che la domanda fatta da punto-informatico sui limiti qualitativi
vada presa in questo senso...io sono abbastanza convinto invece che
l'accelerazione cognitiva, alla quale e' costretto chi fa tutt'altro per
sopravvivere e dedica il tempo della passione alla musica, produce
un'alterazione della coscienza dalla quale scaturiscono perle di rara
bellezza. Non in termini di canone estetico, ma di passione.
E, a parte gli artisti-professionisti, il 90 per cento di chi fa musica
la fa in queste condizioni e lo fa sostanzialmente perche' e' una
pratica che da piacere, che permette di resistere psichicamente all'urto
della colonizzazione lavorista su tutti gli aspetti della vita, ma anche
di contrattaccare, riportando il godimento in una posizione centrale
della vita quotidiana.
ciao
s*phz