[NuovoLaboratorio] Diaz: Pericu gela i no global

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Ieri l´udienza, mentre Haidi Giuliani e il Comitato Verità e Giustizia si presentano a Tursi per incontrare il sindaco
Diaz, Pericu gela i no global
"Il Comune non ha intenzione di costituirsi parte civile"

Agnoletto: "Qui c´è una città offesa e violentata nell´immagine e nella sostanza, bisognava avere il coraggio di presentarsi in tribunale"
MASSIMO CALANDRI


A MENO di quattro anni da quei giorni di luglio è lecito chiedersi cosa sia rimasto nelle coscienze dei genovesi, o addirittura quanto davvero fossero profonde - già da allora - le ferite del G8. Dopo le violenze, i soprusi, la sistematica e cinica soppressione dei diritti, e poi ancora le menzogne, la fuga dalle rispettive responsabilità, l´unico processo che sembra avanzare in maniera spedita è quello di rimozione: ieri la prima udienza (subito rinviata al 29 giugno in attesa di un nuovo collegio giudicante) per il sanguinario assalto poliziesco alla scuola Diaz - la più anti-democratica, e per questo ‘storica´, delle vicende - ha regalato quasi un senso di sopportazione, per non dire della solitudine delle vittime. La conferma definitiva è arrivata dalla mancata costituzione di parte civile del Comune di Genova, scelta che ha scatenato comprensibili polemiche. Nel procedimento che vede imputati 28 tra super-poliziotti ed agenti protagonisti dell´ingiustificato blitz - 92 no-global ingiustamente arrestati, un´ottantina di loro finiti all´ospedale per le botte ricevute, cinque in prognosi riservata, le prove fasulle, i verbali falsi - si è invece costituita parte civile la Federazione nazionale della stampa italiana, che ha chiesto un risarcimento di duecentomila euro indicando i giornalisti vittime dell´assurdo pestaggio (furono in tre a finire all´ospedale in gravi condizioni: Lorenzo Guadagnucci, l´inglese Mark Covell e il tedesco Sebastian Zehotschek), ricordando le botte ad Enrico Fletzer e l´assurda irruzione nella scuola Pascoli, che ospitava il centro stampa del Genoa social forum. Il perché il Comune di Genova - che pure nel processo ai presunti Black Bloc si era costituito, almeno all´inizio - abbia preferito tirarsi fuori dalla vicenda, ha provato a spiegarlo il sindaco Giuseppe Perìcu: «L´amministrazione ha deciso di essere presente solo per i danni materiali subiti dal patrimonio. La nostra tesi è che per quello che è accaduto durante il G8 ci siano delle responsabilità politiche, che devono essere evidenziate da una commissione d´inchiesta parlamentare». Dal momento che nell´irruzione della polizia sono andati distrutti solo due computer, e che gli stessi erano assicurati, Genova non ha subito danni. Ergo, non chiederà giustizia in questo processo. «C´è stata una forte sollecitazione a rivalutare la situazione: vedremo in giunta», aggiunge Perìcu. Che in tarda mattinata ha incontrato quattro persone che pretendevano chiarimenti. Erano Armando Cestaro, il più anziano tra le 92 vittime del blitz, Enrica Bartesaghi (madre di una delle ragazze picchiate e tra i promotori del Comitato Verità e Giustizia), Haidi Giuliani, mamma di Carlo, e l´onorevole Vittorio Agnoletto. La Bartesaghi in lacrime per la delusione ha detto «la presenza del Comune di Genova nel processo sarebbe servita a ricreare quel clima di pace e solidarietà di chi era venuto a Genova per manifestare e invece ha trovato solo violenza». «Non avrei mai pensato di sentire certe parole da Perìcu - ha detto Agnoletto - Qui c´è una città offesa, violentata, nell´immagine e nella sostanza, e il sindaco aveva il dovere di presentarsi in tribunale per rappresentare la sofferenza di questa città, le sue ferite».



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