[NuovoLaboratorio] ABITI PULITI - NEWSLETTER N.0

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Author: deb
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Subject: [NuovoLaboratorio] ABITI PULITI - NEWSLETTER N.0
<http://www.abitipuliti.org>
Campagna Abiti Puliti
Maggio 2005

COSA C'E DIETRO IL CROLLO DELLA SPECTRUM LTD?
L'11 Aprile crollava a Dhaka in Bangladesh un maglificio fornitore di molte
imprese europee: i retroscena del disastro e le azioni in corso per
sostenere la famiglie dei lavoratori rimasti uccisi e tutelare i diritti
dei lavoratori sopravvissuti.

Il crollo di un edificio di nove piani che ospitava a Dhaka, in Bangladesh,
un maglificio fornitore di alcune grandi catene di distribuzione e firme
della moda europee ha causato nella notte dell¹11 aprile scorso la morte di
almeno 74 persone, con centinaia di feriti e dispersi. Fra le imprese
committenti Zara, Carrefour, Karstadt, Quelle, ma anche alcuni marchi del
nostro paese sui quali la Campagna Abiti Puliti italiana sta svolgendo
indagini.

La rete europea della Clean Clothes Campaign ha seguito attivamente il caso
fin dall¹inizio, quello che segue è un resoconto aggiornato (per
approfondimenti: www.cleanclothes.org).

La tragedia che ha colpito la Spectrum Sweater Ltd  e l¹annessa Shahriar
Fabrics Ltd è solo l¹ultimo degli incidenti mortali frutto dell¹inosservanza
delle misure di sicurezza che fanno strage ogni anno in Bangladesh nelle
fabbriche produttrici di abbigliamento e tessuti per l¹esportazione (50
morti nel 2000 alla Choudury Knitwear, 24 morti nel 2001 alla Maico Sweater,
9 morti nel 2004 alla Misco Supermarket, 23 morti alla Shan Knitting nel
2005).  L¹edificio sorgeva su un terreno acquitrinoso ed era stato costruito
sole tre anni fa in modo abusivo con tecniche e materiali inadatti a
sostenere l¹altezza della struttura e il carico di macchinari industriali.
Testimoni riferiscono che sedici ore prima del crollo gli operai avevano
dato l¹allarme osservando delle crepe aprirsi nei muri ma erano stati
invitati a riprendere il lavoro. Resta ancora da chiarire se il proprietario
avesse un permesso per effettuare lavoro notturno, che veniva comunque
svolto anche dalle donne in violazione della legge del lavoro del
Bangladesh.  
Varie fonti riferiscono di numerose altre violazioni della legge del lavoro:
-    un operaio morto tre giorni prima del crollo per le ustioni riportate
dal contatto con liquido fuoriuscito da un macchinario per tintura
difettoso; un¹operaia ridotta in fin di vita tre mesi prima dalle scariche
prodotte dai fili scoperti dell¹impianto elettrico;
-    salari al di sotto del minimo legale: alla Spectrum si pagavano 700
Taka al mese (10 euro) contro i 930 di legge già di per sé al di sotto dei
livelli di sussistenza;
-    settimane lavorative di sette giorni senza il venerdì di riposo
prescritto dalla legge.


Tutto questo è in netto contrasto sia con gli obblighi di vigilanza che
fanno capo alle autorità locali sia con le procedure di verifica
dell¹applicazione dei codici di condotta di cui imprese come Zara,
Carrefour, Karstadt Quelle e Cotton Group si sarebbero dotate.

Il proprietario della Spectrum Sweater e della Shahriar Fabrics, Shahriar
Saeed, e il direttore della Spectrum Sweater, Altaf Fakir, si trovano
attualmente in carcere in attesa che il giudice si pronunci sulla loro
richiesta di rilascio su cauzione.

RICHIESTE ALLE IMPRESE COMMITTENTI
Una volte identificate le imprese proprietarie dei marchi, la Clean Clothes
Campaign, in accordo con le organizzazioni partner e i sindacati in
Bangladesh, ha rivolto loro le seguenti richieste:

1.    Assistenza e risarcimento:  sostegno alle operazioni di soccorso e di
estrazione dalle macerie delle vittime e dei sopravvissuti; risarcimento
alle famiglie delle vittime nell¹ordine di 200.000 taka (circa 2.443 euro) e
di 50.000 ai feriti oltre alle cure mediche; pagamento dei salari arretrati
di marzo e aprile, e degli straordinari effettuati in febbraio, marzo,
aprile; garanzia del posto di lavoro, salario e risarcimento inclusi, ai
lavoratori sopravvissuti. Si chiede alle imprese di prendere contatto con le
organizzazioni sindacali e umanitarie locali.
2.    Indagini complete, indipendenti e trasparenti con il coinvolgimento di
organizzazioni locali serie e autorevoli che esaminino le responsabilità del
governo, delle associazioni di categoria locali e delle imprese committenti
nel non aver impedito o posto rimedio alle violazioni delle leggi edilizie e
del lavoro. Agli acquirenti europei della Spectrum Sweater che hanno codici
di condotta completi di programmi di verifica a tutela del diritto alla
salute e alla sicurezza sul lavoro si chiede di rendere pubblici i risultati
delle ispezioni periodiche condotte sul posto. All¹Associazione dei
produttori ed esportatori di abbigliamento del Bangladesh (BGMEA) si chiede
di rendere pubblici i rapporti ispettivi che attestano l¹adesione della
Spectrum Sweater al programma antincendio adottato dalla BGMEA. Deve essere
stilata una lista completa delle vittime e i risultati delle indagini svolte
devono essere resi di pubblico dominio.
3.    Misure per la revisione della sicurezza degli edifici e per il
rispetto delle norme di sicurezza sul lavoro:  il crollo della Spectrum
Sweater è solo l¹ultimo di una lunga serie di eventi luttuosi nell¹industria
dell¹abbigliamento del Bangladesh (50 morti nel 2000 alla Choudury Knitwear,
24 morti nel 2001 alla Maico Sweater, 9 morti nel 2004 alla Misco
Supermarket, 23 morti alla Shan Knitting nel 2005). Occorre impedire che
diventi luogo comune associare il sacrificio di vite umane alla produzione
di capi di abbigliamento a basso costo per i mercati occidentali. Si chiede
al settore industriale, in collaborazione con organismi pubblici nazionali e
internazionali, di impegnarsi con urgenza a favore di un programma di
prevenzione che comprenda una  revisione radicale delle strutture che
ospitano gli stabilimenti, specie quelli a più piani, e la revisione dei
relativi meccanismi ispettivi. La Clean Clothes Campaign raccomanda la
creazione di un comitato internazionale e indipendente di vigilanza con il
compito di esaminare le norme di salute  e sicurezza nei luoghi di lavoro e
la loro effettiva applicazione. Del comitato dovrebbero far parte esperti in
ingegneria civile, salute e sicurezza, norme del lavoro. Oltre a occuparsi
di questioni tecniche, il comitato dovrebbe attivare l¹accesso a canali di
comunicazione riservati e sicuri attraverso i quali sia possibile ai
lavoratori far pervenire ai datori di lavoro segnalazioni inerenti a
questioni cruciali come la salute e la sicurezza.
4.    Dialogo con gli stakeholder locali (Bangladesh Independent Garment
Workers¹ Union Federation (BIGUF), Bangladesh Textile and Garment Workers
League (BTGWL), National Garment Workers Federation (NGWF) e
l¹organizzazione Karmojibi Nari) su tutte le questioni aperte, compreso
l¹ammontare del risarcimento (alcune organizzazioni chiedono che l¹importo
sia innalzato a 1 milione di  alle famiglie delle vittime).
5.    Misure di prevenzione nell¹area circostante:  La Clean Clothes
Campaign nutre il fondato timore che, a causa di difetti progettuali e
costruttivi, corrano rischi di crollo altri stabilimenti nelle vicinanze
della Spectrum Sweater, area storicamente soggetta a innondazioni. Chiede
alle imprese che si riforniscono in questa e in altre aree a rischio di
mettersi immediatamente in contatto con i propri fornitori per accertare che
gli edifici siano sani, costruiti nella legalità e che ai lavoratori siano
garantiti adeguati livelli di tutela.


LA RISPOSTA DELLE IMPRESE
Carrefour ha assunto inizialmente un atteggiamento di chiusura accettando
alla fine di prendere contatto con due organizzazioni del Bangladesh con le
quali aveva intrattenuto rapporti. Una di queste, Karmojibi Nari
(organizzazione a difesa dei diritti delle donne), che è partner della Clean
Clothes Campaign, riferisce però di non aver ricevuto finora alcuna
comunicazione da parte di Carrefour. C¹è inoltre da interrogarsi sulla
serietà e sulla credibilità di ispezioni che Carrefour sostiene di aver
svolto periodicamente con risultati soddisfacenti. Queste non solo non sono
state in grado di cogliere segnali della tragedia incombente ma neppure di
accertare la serie di violazioni dei diritti sindacali di cui abbiamo
riferito. La spagnola Zara ha reagito prontamente offrendo sostegno alle
operazioni di soccorso della Mezzaluna rossa e si è impegnata a mantenere
aperto il dialogo con la Campagna spagnola pur non prendendo impegni
concreti per il futuro. Alcuni marchi (la tedesca Neckermann e l¹olandese
Scapino) inviavano ordini attraverso la catena di distribuzione tedesca
Karstadt Quelle. Queste tre imprese, insieme a Zara, alla belga Cotton Group
e a Steillmann, aderiscono alla Business Social Compliance Initiative
(BSCI), un organismo per il monitoraggio dei codici di condotta di recente
formazione, che opera in rappresentanza di 40 distributori europei, il cui
scopo è armonizzare le pratiche ispettive avvalendosi esclusivamente di
società di certificazione accreditate da SA8000 e condividendo al proprio
interno i risultati delle ispezioni. La cosa curiosa è che nessuna delle
imprese coinvolte aderente a BSCI disponeva di informazioni sulle condizioni
di lavoro alla Spectrum Sweater.
BSCI ha affidato a una piccola agenzia di consulenza tedesca con sede in
Bangladesh il compito di svolgere un¹indagine per suo conto e si è impegnata
a inviare propri rappresentanti sul posto solo nel mese di giugno, a quasi
due mesi dalla tragedia, mentre continua a non dare risposta alle tre
richieste principali formulate dalla Clean Clothes Campaign insieme alle
organizzazioni sindacali e umanitarie locali in merito ai soccorsi, al
risarcimento e a un¹indagine indipendente. Nel frattempo i lavoratori
sopravvissuti della Spectrum Sweater e della Shahriar Fabrics sono senza
lavoro, devono sostenere tutte le spese per cure mediche e non hanno
ricevuto i salari e gli straordinari arretrati. L¹Associazione dei
produttori ed esportatori di abbigliamento del Bangladesh (BGMEA) ha versato
100 mila ad alcune famiglie delle vittime, una cifra notevolmente inferiore
a quella richiesta dai sindacati, e rifiuta di risarcire i feriti. Carrefour
e BGMEA hanno già svolto le loro indagini, ma non hanno reso pubblici i
risultati.

Continuano intanto le proteste dei lavoratori a Dhaka con manifestazioni,
catene umane e scioperi della fame per chiedere al governo di fare
giustizia.

La Clean Clothes Campaign continuerà a seguire il caso in collaborazione con
i suoi partner in Bangladesh e a mantenere alta la pressione sulle imprese
europee.
Vi informeremo di ogni ulteriore sviluppo o di iniziative che richiedono il
vostro sostegno.

(a cura di Ersilia Monti e di Deborah Lucchetti)




Campagna Abiti Puliti
www.abitipuliti.org <http://www.abitipuliti.org>
a cura di Coordinamento Lombardo Nord/Sud del Mondo, Centro Nuovo Modello
Sviluppo, Mani Tese, ROBA dell'Altro Mondo.

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