[Lecce-sf] Fw: [noomc-it] Papa Woitila - colui che maledisse…

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Szerző: Rosario Gallipoli
Dátum:  
Tárgy: [Lecce-sf] Fw: [noomc-it] Papa Woitila - colui che maledisse il comunismo e benedisse Pinochet
Interessante per i più giovani. Far girare il più possibile
Rosario
----- Original Message -----
From: "rosanna mulas" <rosanna.mulas@???>
To: "NoOMC_Italia" <noomc-it@???>
Sent: Wednesday, May 04, 2005 12:32 AM
Subject: [noomc-it] Papa Woitila - colui che maledisse il comunismo e
benedisse Pinochet


>
>
> -------- Messaggio Originale --------
> Oggetto: [ostinatiperlapace] colui che maledisse il comunismo e benedisse

Pinochet
> Data: Tue, 03 May 2005 11:12:11 +0100
> Da: Federico Razzoli <federico.razzoli@???>
> A: gan-roma@???, ostinatiperlapace@???
>
> da Umanità Nova, settimanale anarchico
> numero 15 del 1 maggio 2005, Anno 85
>
> Il papa e il generale
> Della volta di Wojtila con Pinochet, il macellaio
>
>
> Al generale Augusto Pinochet Ugarte e alla sua distinta sposa signora

Lucia
> Hiriarde Pinochet, in occasione delle loro nozze d'oro matrimoniali e come

pegno
> di abbondanti grazie divine, con grande piacere impartisco, così come ai

loro
> figli e nipoti, una benedizione apostolica speciale.
> Giovanni Paolo II
>
> Innanzitutto, per i lettori più giovani, un po' di storia. O meglio, un

po' di
> storia e un po' di ricordi.
>
> 1973, America latina. La prateria selvaggia degli Usa, là dove i capitali

e le
> multinazionali del nord America spadroneggiano, condizionando pesantemente

la vita
> politica, economica e sociale del continente vassallo. Ma i tempi, in un

certo
> modo, stanno cambiando: i popoli sudamericani si sono stufati di fare la

fame per
> soddisfare gli appetiti dei cugini del nord e questa voglia di

emancipazione e
> cambiamento si esprime anche con la formazione di governi decisamente

schierati a
> sinistra. Tra questi, eletto con i crismi delle regole democratiche, il

governo
> cileno di Salvador Allende. Riformista, socialdemocratico, perbenista e
> nazionalista quanto si vuole, ma pur sempre una spina nel fianco che

ferisce la
> sensibilità degli suscettibili yankees. Che non tollerano che nel

ribollente
> giardino di casa, dopo la "sconvolgente" esperienza cubana, si affermino

altre
> spinte capaci di mettere in discussione la dovuta sudditanza dei latinos

nei
> confronti degli onnipotenti padroni del mondo. Detto e fatto. Se non si

tollera
> non si tollera. E nella effervescente e geneticamente golpista gerarchia

militare,
> se ne pescano a bizzeffe di macellai con i galloni da generale, disposti a

fare il
> lavoro sporco. Pinochet, il generale Augusto Pinochet è uno di questi. E

non dei
> meno bestiali. Nel 1973, alla faccia dei principi democratici e del

rispetto della
> volontà popolare - così utili per la lotta al bolscevismo nella vecchia

Europa ma
> così ingombranti e poco eleganti per ogni altro dove - l'ennesimo golpe,
> l'ennesimo ma anche il più sanguinario, abbatte il governo di Allende,

soffocando
> nel sangue ogni tentativo di resistenza.
>
> E dalla storia, passiamo ai ricordi. Furono, in quel settembre, giorni

tremendi,
> disperanti. Anche se non avevamo avuto particolare simpatia per il governo

di
> Allende, sapevamo però, tutti, che dietro la forma istituzionale c'era ben

altro
> nel Cile di allora. C'era la voglia popolare di riscatto, di ribellione,

di
> emancipazione, c'era un bisogno insopprimibile di ritrovare quella dignità
> collettiva che sola poteva portare alla libertà. C'era un sogno,

soprattutto, il
> sogno che il mondo non fosse costretto ad essere sballottato fra gli

"opposti
> estremismi" russi e americani, ma potesse sperare concretamente, in quel

Cile, di
> sottrarsi alle disumane leggi della real politik.
>
> Ma Pinochet, e la sua giunta di sudici macellai vestiti da marionette

gallonate,
> riportarono il mondo alla ragione. E alla normalità. E fu il massacro.

Decine di
> migliaia di oppositori torturati, uccisi in eccidi di massa, incarcerati,
> deportati, sottoposti ad ogni sevizia morale e materiale. Le carovane

della morte,
> la segregazione negli stadi, il terrore nelle città di notte. Una mattanza
> infinita e inaudita, benedetta fin dai primi momenti dal suo ispiratore,

il
> segretario di stato nordamericano Henry Kissinger. E il nostro dolore, la

nostra
> rabbia, la voglia e l'impossibilità di fare qualcosa di concreto in aiuto

dei
> nostri compagni cileni, il nostro furore contro l'imperialismo yankee e

l'arrivo
> di migliaia di esiliati, miracolosamente sfuggiti alla cattura, in tutta

Europa.
> Alcuni di questi compagni sono ancora tra noi.
>
> Poi ci fu la normalizzazione. Passata la fase più cruenta, la dittatura

cilena
> smise i panni sanguinari e tornò ad indossare il doppiopetto. Anche per

poter
> accogliere senza traumi quanti, fra i potenti, andavano ad omaggiarla. E a
> legittimarla. E naturalmente tra questi, nel suo viaggio n. 33, anche il

campione
> degli umili e degli oppressi (purché accettino di restare oppressi e

umili) Karol
> Wojtila. Lo "strenuo difensore" delle libertà popolari nell'est europeo,

ma anche,
> nel continente sudamericano, il tollerante e benedicente buon pastore

degli
> assassini in divisa. Assassini, d'accordo, però paladini, oltre che degli
> interessi imperialistici, di santa romana chiesa. Come lo era, e continua

ad
> esserlo, il cattolicissimo e devoto Augusto Pinochet Ugarte, che mai manca

alla
> messa domenicale.
>
> Fu un trauma, davvero un trauma, nel 1987, l'oscena apparizione papale al

fianco
> di Pinochet, l'uno nelle braccia dell'altro al balcone presidenziale sul

quale
> ricordiamo l'estrema difesa di Allende prima di essere ucciso. Un trauma,

va
> detto, soprattutto per i tanti cattolici cileni che avevano continuato
> coraggiosamente a battersi per il ripristino delle libertà civili,

sfidando, loro
> come mille altri oppositori, le vendette e le crudeltà del regime. Un

trauma, per
> quanti si erano illusi che la gerarchia vaticana potesse davvero dire, a

favore
> degli oppressi, qualcosa di più che non fosse il solito invito alla calma

in
> attesa del regno dei cieli. Un trauma per le anime candide che si erano

lasciate
> irretire dalla demagogia di un papa dalla vocazione istrionica e facile al

canto,
> alla danza e al bacio dei fanciulli. Un trauma. Perché quella non fu una

delle
> tante visite pastorali in un paese a maggioranza cattolica, ma dietro
> l'apparizione al balcone, tanto oscena quanto carica di significati, c'era

il
> lungo lavoro diplomatico della curia e del nunzio apostolico e poi

segretario di
> stato, cardinale Sodano. Lavoro fondato non solo sulla naturale e

conclamata
> simpatia del cardinale per il generale (del resto corrisposta), ma anche,

e
> soprattutto, sul presupposto della necessità di fermare, ovunque ma

soprattutto in
> America latina, le spinte progressiste e sinceramente popolari di una

parte del
> clero. L'ostinato rifiuto di Wojtila di incontrare le Madri della piazza

di
> maggio, la irrevocabile condanna della teologia della liberazione,

l'indifferenza
> di fronte all'assassinio del cardinale Romero ad opera degli squadroni

della
> morte, la punizione per il clero schierato a fianco dei sandinisti,

l'appoggio del
> cardinale Laghi ai golpisti argentini dimostrano, se mai ce ne fosse

bisogno, da
> che parte si schieri la chiesa quando è tempo di fare sul serio e non di

spargere
> semenza per gli allocchi.
>
> Certamente per noi e per gli spiriti liberi che non hanno portato il

cervello
> all'ammasso dell'idolatria papale, quella volta non ci fu nulla di

traumatico.
> Anzi, se mai ce ne fosse stato bisogno, fu solo la conferma, scontata ma

non per
> questo meno vergognosa, dell'effettiva scelta di campo delle gerarchie
> ecclesiastiche ai loro massimi vertici: quella a favore del potere e della
> violenza istituzionale necessaria per conservarlo. Soprattutto quando

questo
> potere diventa uno dei tanti puntelli che contribuiscono a mantenere salda

e
> immobile la cupola di Michelangelo.
>
> Stupisce che, nell'esasperante monodia che ci ha tormentato per settimane,

nessuno
> abbia voluto ricordare come si deve anche questo "santo" episodio della

vita di
> Karol il grande?
>
> Massimo Ortalli
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> .-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.
> "Il vero popolo della pace non si esprime più con gli slogan o con i

sit-in o
> con le tavole rotonde: ora è entrato in uno spessore di concretezza
> che lo riscatta finalmente dal sorriso di tanti dottori della legge"
>

Tonino
> Bello
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