secolo xix
Fregate "made in Liguria"
Le nuove navi militari allestite tecnologicamente dalle aziende del settore della difesa
Per Finmeccanica un business da 1,5 miliardi
Genova Su circa 4 miliardi, quanto vale l'intero progetto, il 36% è destinato a Finmeccanica e sue società partecipate. Il via libera alle "Fremm", le fregate multimissione che entro il 2010 andranno a rafforzare con dieci nuove unità la Marina Militare italiana (altre 17 navi sono state invece acquistate dalla Francia), schiude un importante business per il "campione nazionale" dell'aerospazio & difesa. Fincantieri costruirà fisicamente le imbarcazioni ( assorbirà il 57% del valore della commessa), ma sarà"tricolore", e soprattutto ligure, anche molta parte dell'allestimento tecnologico di bordo.
In particolare, nell'operazione sono coinvolte Selenia Communications ( fornirà la rete completa di comunicazioni), Alenia Marconi Systems (suoi i controlli dei sistemi di combattimento, radar e software che guida i sistemi di tiro), Elettronica (joint-venture tra Finmeccanica, Thales e Benigni, alla quale sono affidati i sistemi di guerra elettronica), Galileo (radar di appontaggio), Wass (sistemi subacquei e sonar), Mbda (joint-venture con Eads, sistemi missilistici), Oto Melara (sistemi d'arma), Osn (partecipata da Finmeccanica al 49%, fornirà sistemistica e controllo programma). Oto Melara, Mbda, Elettronica e Wass, inoltre, saranno coinvolte a vario titolo anche nella realizzazione delle fregate francesi.
«Anche questo progetto - spiega il numero uno di piazza Montegrappa, Pierfrancesco Guarguaglini - testimonia la trasformazione dell'azienda, che da finanziaria sta sempre più rapidamente assumendo l'aspetto di una holding industriale. In tale contesto, il programma "Fremm" offre grandi opportunità, perché commercialmente ci sono altri Paesi che possono essere interessati e ciò ci permetterà di aprire nuovi mercati ai nostri prodotti».
Frutto di un'intensa attività nel settore della ricerca & sviluppo, alla quale Finmeccanica dedica ogni anno almeno il 14-15% dei ricavi, percentuale che nel settore la colloca al quarto posto nel mondo, gli allestimenti tecnologici che saliranno a bordo delle nuove fregate sono tutti di ultimissima generazione. In buona parte nascono nei laboratori genovesi delle società messe in campo dal gruppo nell'operazione e grazie alle "Fremm" queste "diavolerie hi-tech" potranno compiere il primo passo di un'ulteriore evoluzione. «Ciò - spiega Remo Pertica, condirettore generale di Finmeccanica con delega all'elettronica per la difesa - ci offre un enorme vantaggio competitivo, aprendoci la strada verso i pochi Paesi che nei prossimi dieci anni saranno veramente in grado di costruire nuove navi con queste caratteristiche».
Ma un altro filone di "business" al quale Finmeccanica sta guardando con grande interesse è quello del così detto "refitting", cioè l'ammodernamento di mezza vita delle imbarcazioni già in servizio permanente effettivo. E' un mercato più ampio rispetto a quello del "nuovo" e con meno concorrenti, perché di fatto, in Occidente, riguarda solo Italia, Germania, Stati Uniti, Francia e, in misura minore, Israele.
«In questo ambito - osserva Pertica - l'esperienza delle "Fremm" potrà essere messa a frutto per proporre Finmeccanica come valido punto di riferimento a livello mondiale». Il gruppo, però, guarda anche oltre la ex cortina di ferro e in particolare alla Russia, dove ci sono apparati ormai molto vecchi e dove Selenia Communications, ora affidata a Maurizio Tucci, ha stretto accordi con un'azienda di San Pietroburgo per fornire dei sistemi radio. «E' stato aperto un piccolo varco - spiega Pertica - che tenteremo ovviamente di ampliare. A proposito di "refitting", difatti, non dobbiamo dimenticare che la Russia ha in giro per il mondo qualcosa come duemila unità, fra navi e sommergibili, che avranno bisogno di essere ammodernate. E loro non hanno una società di elettronica come le nostre...».
Luigi Leone
04/05/2005
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