R: [Cm-roma] CM roma e Carta settimanale... ecco l'articolo

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Autor: Paolo Bellino
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Nowe tematy: [Cm-roma] Festivals
Temat: R: [Cm-roma] CM roma e Carta settimanale... ecco l'articolo
scusassero lorignore e signori,
ma che c'è che non va in quanto scritto sul settimanale?

secondo me ha ragione.
siamo diventati autoreferenziali e altezzosi, detentori di un sapere/agire che non ammette deviazioni anche al suo interno.
è, infatti, il ghetto.
"visto che io giro in bici sono santo, e tu un puzzone"
non va bene, così.
ora, io personalmente metterei al bando ogni deficiente che mi sgomma addosso o in zone limitrofe.
ma io sono uno, non L'Uno.
cerco di fare il possibile, a mio modo, per aumentare l'amore per la bici.

a questo mi voglio limitare.

e i saccenti li vorrei evitare, tankz

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Da: cm-roma-bounces@??? per conto di Luigi Pirelli
Inviato: lun 02/05/2005 17.57
A: critical mass roma - crew ::: http://www.inventati.org/criticalmass/ ::: la rivoluzione non sara' motorizzata !!!
Oggetto: Re: [Cm-roma] CM roma e Carta settimanale... ecco l'articolo



ecco l'articolo mandato dall'autore...

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Ciao luigi, ho fatto un pò di ricerche e alla fine ecco il file .....

*Questo è il testo dell'articolo comparso su Carta del 21/27 aprile .*


/Redazionalmente// il titolo è stato *L'integralista-ciclista è come un
automobilista*/

/L'occhiello redazionale : *Andare in bici per la città significa
ascoltare meglio il suono urbano, percepire i desideri dei passanti. Ma
alcuni "ciclopartigiani"credono di potere imporre la propria visione
agli altri. Il caso di una lista in internet di "ciclofficine*"./



             Quando,ormai qualche anno fa, proposi ai compagni di carta
di lasciare la rubrica "Strade" che percorrevo insieme a Paolo Berdini,
interrogandoci sui temi della città e dei territori, per cercare di
vedere, anche da un altro punto di vista (non esclusivamente
tenico/politico), cosa ci fosse sotto carte, disegni e mappe con cui i
piani regolatori e programmi edilizi tentano di anticipare quello che
dovrebbe accadere su, appunto, città e territori, concordammo di
chiamare questo nuovo esperimento con il nome di "Nuvole".


             Sollevandosi dal suolo le cose - si sa-diventano più
piccole, ma al contrario dei principi dell'ottica ( e dei guai di noi
miopi) si riesce a vedere nitidamente. Come quando osserviamo plastici e
modelli. La forza del modello in scala infatti non sta infatti nel farci
veder come funziona quell'oggetto riducendolo; ma nel permettere in
qualche modo di far sentire ognuno di noi un gigante capace di
possedere, con un semplice sguardo, case, città, intere partizioni
territoriali.


             In passato molti architetti hanno dedicato una grande cura,
maggiore di quella riposta negli stessi disegni, nella costruzione dei
modelli dei loro progetti.


Certo per spiegare in modo semplice quello che intendevano costruire, ma
anche per permettere , a chi avrebbe dovuto decidere sulla futura
realizzazione, di far propria quella idea. Il modello è strumento
democratico maggiore del disegno. Permette osservazioni, notazioni che
la rappresentazione grafica non sempre rende possibili, per questo,
forse, oggi non si fanno più modelli in scala affidando all'elaborazione
grafica computerizzata la rappresentazione delle scelte. Nel "rendering"
tutto torna e nessun' opera- quasi magicamente- sembra entrare in
conflitto con il quadro ambientale destinato ad accoglierla.

             Penso che, per esempio, basterebbe condurre dalle parti di
Scilla Romano Prodi e Piero Fassino e, strappati i disegni colorati del
ponte, far tirare su in legno e cartone, anche solo alla scala dell'1 a
100, uno dei pilastri per convincerli che il nuovo governo dell'Unione
dovrebbe lasciar cadere quella pesante eredità berlusconiana.


             Purtroppo nessuno lo farà anche per il semplice motivo che
oggi quello che ci comunicavamo e ci raccontavamo con i modelli lo
facciamo con le e-mail e le loro ( a volte ridondanti) liste.


Da tempo infatti tengo sott'osservazione una lista di discussione
prevalentemente " romana" legata al mondo delle ciclofficine. Si tratta
dei luoghi che vivono all'interno di alcuni degli spazi del conflitto
metropolitano ( centri sociali di nuova e vecchia generazione)per
organizzare oltre , le storiche sessioni di critical mass, una lunga
narrazione collettiva sulla possibilità di praticare, anche in una città
solo apparentemente ostile alle due ruote forme di mobilità in bicicletta.

             Così, dalle nuvole, ho iniziato a guardare giù verso quella
lista pensando che quelle parole costruissero tutte assieme un vero e
proprio modello. Di fare, dell'andare in bici, anche ( perché no) un
atto di protagonismo sociale.


             Per me andare in bicicletta per Roma ( lo faccio
quotidianamente) è un modo di esser prima occhio per raccogliere le
voci,i rumori, i desideri di chi è costretto a vivere e muoversi
schiacciato dalle auto, per, poi, divenire voce per raccontare tutto ciò
per stare insieme, sognare e decidere di una città differente. Guardando
quella lista ho l'impressione che  i loro adepti facciano esattamente
l'opposto .Vogliono come tanti- come sempre-imporre la loro visione
della città a tutti gli altri prima ancora di riuscire a parlare con loro.


             Un modello che per fortuna sembra accettare correzioni..
Anche pedalando in corso d'opera.



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