Alessandro Portelli, Introduzione a Grazia Prontera, "Una memoria
interrotta. Lotte contadine e nascita della democrazia. Il Salento
1944-1951", Edizioni Aramirè, 2004
"C'è un'altra immagine indimenticabile in questo libro: la distruzione
delle biciclette. Anche qui, per capire di che violenza si trattasse, è
utile rievocare una delle icone più potenti del nostro dopoguerra: chi
non ricorda /Ladri di biciclette/? La bicicletta è sia uno strumento sia
un simbolo, più importante negli anni '40 e '50 di quanto l'automobile
sia mai diventata. E' il mezzo di trasporto che permette di rendere meno
insopportabili le distanze, che abbrevia il percorso quotidiano fra la
casa e il campo; la condizione stessa della sopravvivenza nel film di De
Sica. Ma nel mondo rurale è anche un simbolo di accesso alla modernità:
un oggetto industriale, meccanico, alla portata dell'uso quotidiano
della gente di campagna (l'altro oggetto industriale della cultura
rurale, come ci ha ricordato a suo tempo Francesco Giannattasio, è
l'organetto) - e tuttavia un oggetto non defamiliarizzante, perché è
mosso con la propria forza, non separato (come l'automobile)
dall'esperienza quotidiana del corpo che lavora. E, infine, forse
soprattutto, la bicicletta è una proprietà preziosa di gente che
proprietà non ne ha e che, se la perde, non sa quando potrà averla di
nuovo.
La bicicletta, insomma, rompe l'isolamento sia sul piano della mobilità,
sia su quello culturale e dell'immaginario (sono anche gli anni in cui
l'Italia si entusiasma per Coppi e Bartali), sia su quello della
cittadinanza. La distruzione, letteralmente sadica, delle biciclette
degli occupanti, allora, diventa un messaggio eloquente di quale conto
tenessero le istituzioni dei diritti di cittadinanza, della presenza
storica, della soggettività economica dei braccianti e dei contadini del
Sud. Distruggendo le biciclette, lo Stato e i suoi rappresentanti non si
limitano a difendere la proprietà privata e sprecata dei latifondisti;
ostentatamente, cercano di ricacciare i braccianti fuori dalla storia in
cui stanno facendo irruzione.
C'è un altro film che viene in mente, e che c'entra forse solo
indirettamente ma in modo eloquente: /Ragtime/ di Milos Forman (tratto
dal romanzo di Doctorow). Lì, la tragedia è messa in moto da un gruppo
di pompieri bianchi che distruggono e insozzano l'automobile di
proprietà di un musicista afroamericano perché non possono sopportare
l'idea di un nero in macchina. Ecco, un bracciante con la bicicletta
nelle terre dell'Arneo negli anni '50 sembra altrettanto fuori luogo di
un afroamericano in automobile in certe periferie nordamericane, sempre
sospetto non solo e non tanto di averla rubata quanto di permettersi
l'accesso alla proprietà e alla comodità riservate ad altri."
Ciao
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