[Lecce-sf] Fw: [aa-info] Iraq

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Autor: Rosario Gallipoli
Data:  
Asunto: [Lecce-sf] Fw: [aa-info] Iraq
Ho voi, pezzenti borghesi dei miei stivali, voi che di fronte a tutta
questa barbarie voltate la testa per non vedere, voi siete quelli, che di
questa barbarie avete raccolto le vostre briciole di sopravvivenza. Andate
andate diritti verso il suicidio collettivo. Il vostro mondo và a rotoli e
voi non vi fermate a riflettere, non voltate la testa neanche se il domani
non ci sarà più. Nutritevi di stoltezza e di superficialità, di "ricchezza"
e di immoralità, di nulla del nulla e del vuoto divino.
Onore grande onore a quei popoli che, a testa alta e con grandi sacrifici di
sangue e di morte, stanno scrivendo una qualche pagina di dignità nella
storia di questa immonda società.
Quale sogno mi sorregge se non che (chi resiste abbia la vittoria contro il
tiranno) e che (dia ancora una volta una grande lezione di dignità a chi si
è piegato di fronte al tiranno) Mi sento come un leone in gabbia a cui si è
tolta ogni possibilità di ribellarsi, a nulla serve, neanche questo mio
scritto, se non c'è chi raccolga "la luce di un bel sentimento, la voce
portata dal vento" E si caro amico, Pierangelo Bertoli, ti hanno lasciato
parlare, hai portato questo tue belle frasi in giro per il mondo, nelle
piazze, nei cortei, nelle feste e nei bordelli, ma ti hanno lasciato parlare
quasi inutilmente. Ti hanno sorriso ma non ti hanno sentito. E questo è
molto triste.
ROSARIO
----- Original Message -----
From: "andreamartocchia" <andreamartocchia@???>
To: <scienzaepace@???>; <scienzaepace@???>;
<aa-info@???>
Sent: Friday, April 29, 2005 5:42 PM
Subject: [aa-info] Iraq



da Franchi ricevo e giro
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Reportage da Falluja: "Ora le forze d'occupazione spianano i quartieri
con i bulldozer per coprire il loro crimine. Ciò che è accaduto a
Fallujah è stato un atto di barbarie. La verità deve essere raccontata
al mondo intero... Questa è la storia di come gli Stati Uniti hanno
assassinato una città... fu l'odore che mi colpì, un odore difficile
da descrivere e che non dimenticherò mai. Era l'odore della morte.
Centinaia di cadaveri che si stavano decomponendo nelle case, nei
giardini e nelle strade di Fallujah. I corpi marcivano dove erano
caduti, corpi di uomini, donne e bambini, molti per metà mangiati dai
cani randagi. Una ondata di odio aveva spazzato via due terzi della
città, distruggendo case e moschee, scuole ed ospedali. Era la
tremenda e spaventosa potenza dell'assalto militare degli USA. I
racconti che sentii nei due giorni successivi vivranno in me per
sempre. Voi potete pensare di sapere ciò che è accaduto a Fallujah. Ma
la realtà è peggiore di quanto forse potreste avere immaginato".

Sui Partigiani iracheni: "Abbiamo visitato case del distretto di
Jolan, un'area povera di lavoratori nella parte nord occidentale della
città che era stata il centro della resistenza durante l'assedio di
aprile. Sembrava che questo quartiere fosse stato scelto per la
punizione durante il secondo assedio. Ci spostavamo di casa in casa,
scoprendo famiglie morte nei loro letti, o abbattute in soggiorno o in
cucina"



Oggetto: Fallujah finalmente la verità
Fallujah: finalmente la verità - 19 febbraio 2005
a cura di Angela Lano (*)

E' una sensazione agghiacciante, di rabbia paralizzante, di commozione
intrattenibile quella che ghermisce coloro che si addentrano nella lettura
dell'articolo "Falluja, the truth at last" (Falluja, la verità,
finalmente),
pubblicato nel sito dell'inglese Socialist Workers Party online. E' il
resoconto del massacro degli abitanti della città di Falluja, in Iraq, di
cui i nostri media embedded, cioè, a seguito delle truppe della coalizione
Usa-Uk-I-Pl, ecc., non ci hanno parlato se non nei termini del
"contrastare"
le forze dei ribelli", dei "terroristi", degli "insorti".
Ma quali terroristi? Se leggerete fino in fondo, vi renderete conto che si
trattava di cittadini - donne, giovani, bambini, vecchi -, atrocemente
assassinati dai militari Usa per il solo fatto di essere iracheni.
Stroncati
mentre aprivano fiduciosi le porte delle loro case, o mentre scappavano.
Come in un film dell'orrore, mi è passata davanti la scena del bimbo di
cinque anni che si getta sul corpo ormai senza vita della madre, uccisa a
sangue freddo dai soldati del più potente esercito del mondo, e da quella
posizione impotente, piena di dolore e di paura, gli giunge la scarica di
pallottole che lo fulmina.
Crimini di guerra, di questo si tratta. Non c'è civiltà da esportare, né
democrazia da impiantare: nessuno può ancora onestamente credere alla
menzogna della guerra contro il terrorismo e per la democrazia. C'è
solo da
rubare le ricchezze altrui, perché, come dicono Bush & co., "Il nostro
stile
di vita non è negoziabile". C'è da ammazzare, sadicamente, donne, vecchi,
adolescenti e bambini. Esattamente come facevano i nazisti. L'unica
differenza è che chi ha invaso impunemente lo stato sovrano dell'Iraq è
anche il padrone incontrastato del mondo, e dunque domina i media, e i
governi, e le borse, e gli affari.
Il governo italiano, con la sua "lealtà" a quello statunitense e a una
guerra di rapina e di sterminio, sta violando non solo la Costituzione ma
anche il diritto internazionale e umanitario.
La brava Giuliana Sgrena, ora finalmente libera, era forse di Falluja e di
questo massacro che voleva scrivere quando è stata rapita da forze non
ancora bene identificate? Dobbiamo dunque chiederci cui prodest il suo
rapimento e perché l'auto blindata, che la stava conducendo all'aeroporto
nel giorno della sua liberazione, è stata attaccata, come in un
agguato, da
militari statunitensi con una scarica di trecento colpi che hanno ucciso
l'agente del Sismi, Nicola Calipari e ferito la stessa Giuliana.

Troppe stranezze, troppi silenzi, troppe verità occultate, troppa
disinvoltura dei media nell'accettare spiegazioni inspiegabili e
nell'avallare tesi confezionate da altri.
Il tg 3 di sabato 5 marzo ha mandato in onda un video sul massacro di
Falluja e sul possibile uso di bombe chimiche da parte statunitense,
ma non
prima di definirlo "video propaganda"... Incredibile: chi dà le
notizie, chi
denuncia, chi veicola informazioni differenti da quelle "permesse", fa...
propaganda e non giornalismo. E' proprio così: ormai siamo in un vero e
proprio regime, e anche la linguistica e la semantica sono stravolte.
I popoli arabo-islamici hanno accesso a informazioni più approfondite e
realistiche delle nostre in merito alla guerra in Iraq, grazie a ottime tv
come al-Jazeera: è facile per noi dire che quelle televisioni trasmettono
"odio" dai loro schermi, se poi le nostre "embedded" tacciono, e
tacendo si
rendono complici, insieme al nostro governo, di crimini di cui la Storia e
le coscienze chiederanno conto.

(*)giornalista e studiosa del mondo arabo-islamico

Il Dott. Salam Ismael (*) lo scorso mese ha portato aiuti a Fallujah.
Questa
è la storia di come gli Stati Uniti hanno assassinato una città.
ALL'INIZIO fu l'odore che mi colpì, un odore difficile da descrivere e che
non dimenticherò mai. Era l'odore della morte. Centinaia di cadaveri
che si
stavano decomponendo nelle case, nei giardini e nelle strade di
Fallujah. I
corpi marcivano dove erano caduti, corpi di uomini, donne e bambini, molti
per metà mangiati dai cani randagi.
Una ondata di odio aveva spazzato via due terzi della città, distruggendo
case e moschee, scuole ed ospedali. Era la tremenda e spaventosa potenza
dell'assalto militare degli USA. I racconti che sentii nei due giorni
successivi vivranno in me per sempre. Voi potete pensare di sapere ciò
che è
accaduto a Fallujah. Ma la realtà è peggiore di quanto forse potreste
avere
immaginato.
A Saqlawiya, uno degli improvvisati campi profughi che circondano
Fallujah,
abbiamo trovato una vecchia di 17 anni. "Sono Hudda Fawzi Salam Issawi del
distretto di Jolan a Fallujah", mi disse, "Cinque di noi, compreso un
vecchio vicino di 55 anni, quando è cominciato l'assedio sono rimasti
intrappolati insieme nella nostra casa a Fallujah.
«Il 9 novembre i marines americani sono arrivati alla nostra casa. Mio
padre
ed il vicino andarono alla porta per incontrarli. Non eravamo combattenti.
Pensavamo di non avere nulla da temere. Sono corsa in cucina per
mettere il
velo, dal momento che dovevano entrare in casa degli uomini e sarebbe
stato
inopportuno farmi vedere a testa scoperta. Questo mi ha salvato la
vita. Appena mio padre ed il vicino si avvicinarono alla porta gli
americani aprirono il fuoco su di loro. Morirono all'istante.
Io e mio fratello di 13 anni ci nascondemmo in cucina, dietro al
frigorifero. I soldati entrarono nella casa e presero mia sorella
maggiore.
La picchiarono. E quindi le spararono. Ma non videro me. Appena se ne
erano
andati, ma non prima di avere distrutto i nostri mobili ed avere rubato il
denaro dalla tasca di mio padre».Hudda mi raccontò di come ha
confortato la
sorella morente leggendo versi del Corano. Dopo quattro ore la sorella
morì.
Per tre giorni Hudda e suo fratello sono rimasti con i loro partenti
assassinati. Ma avevano sete e da mangiare avevano soltanto pochi datteri.
Temevano che i soldati sarebbero ritornati e decisero di provare a
scappare
dalla città. Ma vennero individuati da un cecchino USA.
Hudda venne colpita ad una gamba, suo fratello correva ma fu colpito alla
schiena e morì all'istante. «Mi preparai a morire. - mi disse - Ma fui
trovata da una soldatessa americana che mi portò all'ospedale». Alla
fine si
ricongiunse ai membri sopravvissuti della sua famiglia.
Trovai anche altri sopravvissuti di un'altra famiglia del distretto di
Jolan. Mi dissero che alla fine della seconda settimana di assedio le
truppe
USA percorsero Jolan. La Guardia Nazionale irachena utilizzava
altoparlanti
per chiedere alla gente di uscire dalle case portando bandiere bianche,
portando con se tutti i loro effetti personali. Venne loro ordinato di
raccogliersi fuori vicino alla moschea di Jamah al-Furkan, nel centro
della
città.
Il 12 novembre Eyad Naji Latif ed otto membri della sua famiglia, uno di
loro un bambino di sei mesi, raccolsero i loro effetti personali e
camminarono in una unica fila, secondo le istruzioni, verso la moschea.
Quando raggiunsero la strada principale all'esterno della moschea
udirono un
grido, ma non riuscirono a capire cosa veniva gridato. Eyad mi ha
detto che
poteva essere stato "ora" in inglese. Poi iniziarono gli spari.
I soldati USA apparvero dai tetti delle case circostanti ed aprirono il
fuoco. Il padre di Eyad venne colpito al cuore e sua madre al petto.
Morirono
all'istante. Anche due dei fratelli di Eyad furono colpiti, uno al
petto ed
uno al collo. Due delle donne vennero colpite, una ad una mano e
l'altra ad
una gamba. Quindi i cecchini uccisero la moglie di uno dei fratelli di
Eyad.
Quando cadde, suo figlio di cinque anni corse da lei e rimase sopra il suo
corpo. Uccisero anche lui. I sopravvissuti fecero ai soldati dei disperati
appelli perché cessassero il fuoco.
Ma Eyad mi disse che ogni volta che uno di loro tentava di alzare una
bandiera bianca veniva colpito. Dopo diverse ore provò ad alzare il
braccio
con la bandiera. Ma lo colpirono al braccio. Infine provò ad alzare la
mano.
Così lo colpirono alla mano.


I cinque sopravvissuti, compreso il bambino di sei mesi, stettero distesi
sulla strada per sette ore. Poi quattro di loro strisciarono fino alla
casa
più vicina per trovare riparo. Il mattino successivo anche il fratello che
era stato colpito al collo riuscì a strisciare verso la salvezza. Rimasero
tutti nella casa per otto giorni, sopravvivendo di radici e di una tazza
d'acqua che avevano risparmiato per il bambino. L'ottavo giorno furono
scoperti da alcuni membri della Guardia Nazionale irachena e portati in
ospedale a Fallujah. Essi sentirono che gli americani arrestavano
tutti gli
uomini giovani, così la famiglia fuggì dall'ospedale e ottenne finalmente
delle cure in una città vicina.
Essi non sanno in dettagli cosa accadde alle altre famiglie che erano
andate
verso la moschea come ordinato. Ma mi dissero che la strada era bagnata di
sangue. Ero arrivato a Fallujah in gennaio come parte di un convoglio di
aiuti umanitari finanziato da donazioni britanniche. Il nostro piccolo
convoglio di camion e pulmini portava 15 tonnellate di farina, otto
tonnellate di riso, medicinali e 900 capi di vestiario per gli orfani.
Sapevamo che migliaia di profughi erano accampati in condizioni
terribili in
quattro campi alla periferia della città.
Lì sentimmo racconti di famiglie uccise nelle loro case, di feriti
trascinati in strada ed investiti con i carri armati, di un container con
dentro i corpi di 481 civili, di assassinio premeditato, saccheggio ed
atti
di ferocia e crudeltà che superano ogni immaginazione. Per tale motivo
decidemmo di entrare a Fallujah a investigare. Quando entrammo in città
quasi non riconoscevo il posto dove avevo lavorato come medico nell'aprile
del 2004, durante il primo assedio.
Trovammo persone che vagavano come fantasmi tra le rovine. Alcuni
cercavano
i corpi dei parenti. Altri cercavano di recuperare dalle case distrutte
alcuni dei loro beni. Qua e là, piccoli gruppi di persone facevano la coda
per carburante o cibo. In una coda alcuni sopravvissuti lottavano per una
coperta. Ricordo di essere stato avvicinato da un'anziana donna, i suoi
occhi gonfi di lacrime. Mi afferrò per il braccio e mi raccontò di come la
sua casa era stata colpita da una bomba USA durante un'incursione
aerea. Il
soffittò crollo sul figlio di 19 anni, tagliandogli entrambe le gambe. Non
poté ottenere aiuto. Non poteva andare in strada perché gli americani
avevano postato cecchini sui tetti ed uccidevano chiunque si avventurasse
fuori, anche di notte.
Fece del suo meglio per fermare l'emorragia, ma fu inutile. Rimase con
lui,
il suo unico figlio, finché questi morì. Ci vollero quattro ore perché
morisse.

Il principale ospedale di Fallujah fu preso dalle truppe USA nei primi
giorni dell'assedio. L'altra sola clinica, la Hey Nazzal, venne
colpita due
volte dai missili USA. I suoi medicinali e l'attrezzatura medica vennero
tutti distrutti. Non c'erano ambulanze, le due ambulanze che venivano ad
aiutare i feriti furono colpite e distrutte dalle truppe USA.
Abbiamo visitato case del distretto di Jolan, un'area povera di lavoratori
nella parte nord occidentale della città che era stata il centro della
resistenza durante l'assedio di aprile. Sembrava che questo quartiere
fosse
stato scelto per la punizione durante il secondo assedio. Ci spostavamo di
casa in casa, scoprendo famiglie morte nei loro letti, o abbattute in
soggiorno o in cucina. Tutte le case avevano i mobili fracassati ed i beni
sparpagliati. In alcuni posti trovammo corpi di combattenti, vestiti
in nero
e con le cartucciere. Ma, nella maggior parte delle case, i corpi
erano di civili. Molti erano in vestaglia, molte delle donne non
avevano il velo, il che significa che nella
casa non vi erano altri uomini che quelli della famiglia. Non vi era
nessuna
arma, nessun bossolo. Ci divenne chiaro che eravamo testimoni delle
conseguenze di un massacro, il macello a sangue freddo di civili inermi ed
indifesi. Nessuno sa quanti sono morti. Ora le forze d'occupazione
spianano i
quartieri con i bulldozer per coprire il loro crimine. Ciò che è
accaduto a
Fallujah è stato un atto di barbarie. La verità deve essere raccontata al
mondo intero. (dal sito http://freebooter.da.ru/)

(*) Attualmente il governo britannico rifiuta al Dott. Salam Ismael il
reingresso in Gran Bretagna.

da tenda della pace sanremo a guidoarcicamalli








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Lista INFORMAZIONE dell'Assemblea Antimperialista
http://www.tuttinlotta.org - posta@???
(ex Coordinamento Nazionale "La Jugoslavia Vivra'")

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(vedi anche lista DISCUSSIONE dell'A. Antimperialista su:
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