[Forumlucca] La "Cura"(come i nazisti)

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Autor: massimiliano.piacentini@tin.it
Data:  
Assumpte: [Forumlucca] La "Cura"(come i nazisti)
Anche i nazisti volevano "curarci". Per questo ci spedirono nei campi di
sterminio, dove ci usarono come cavie, salvo poi, in ogni caso, incenerirci
(come tutti gli altri) nei forni.
La "filosofia" di questi "papa boys" è esattamente la stessa. E' violenza
allo stato puro, intolleranza, ignoranza.
Questa gente si che ha bisogno di cure, visto che, mi pare, usano la croce
come un corpo contundente, alla stregua di una croce celtica.
Non vedo differenza tra chi scrive sulle vetrine di una libreria "gay raus",
e picchia e discrimina gli "invertiti", e chi propaganda certe "cure".

massimiliano

dall'Associazione Papaboys: la risposta di noi Papaboys al signor Zapatero

ROMA - (23 Aprile, h.16.14) - Il grande ideologo Zapatero, illuminato
spento dalla passione per le novità che non portano valori ma
disfunzioni ai giovani, provoca l'Europa con una straordinaria quanto
vergognosa proposta di legge: è proprio vero che non c'è limite nella
ricerca di consensi elettorali, e che pur di minare i valori eterni
della fede e dei valori.... basta vendersi l'anima a Satana!

Ma noi PAPABOYS VOGLIAMO RACCONTARVI LA VERITA'! CHE E' LA COSA CHE CI
RENDERA' LIBERI!

Omosessualità? Si può uscirne

di Mario Palmaro - mario.palmaro@???
docente presso l'ateneo "Regina Apostolorum" di Roma

L'omosessualità è una condizione patologica. Dalla quale, se si vuole,
si può uscire. Ma l'azione di una potente lobby gay mira a nascondere
questa verità.

L'omosessualità come fatto normale. Da almeno trent'anni nella società
occidentale opera una potente lobby che vuole far entrare nella testa
della gente questa semplice idea: l'omosessuale è come un mancino, certo
più raro delle persone che usano la mano destra, ma non per questo
giudicato una persona "che sbaglia". Insomma: "gay è bello" almeno
quanto essere un eterosessuale. Chiunque sostenga il contrario, perde il
diritto di parlare nel grande salotto del villaggio globale e viene
liquidato come un intollerante che discrimina gli omosessuali, che li
odia e che li considera individui pericolosi e senza speranza.
Ovviamente, si tratta di un'accusa completamente falsa, che vuole solo
neutralizzare la verità: e cioè che l'omosessualità è una condizione
patologica, che ostacola la piena realizzazione della persona.

Un nuovo concetto di normalità

Siamo di fronte a una classica operazione di ingegneria sociale che
vorrebbe trasformare una normalità di tipo sociologico in una normalità
di tipo antropologico morale: se gli omosessuali sono presenti in numero
rilevante, e la gente li approva, allora significa che essere gay è un
comportamento assolutamente innocente del punto di vista etico. Non a
caso, il Movimento di Liberazione Gay, fondato a New York nel 1969,
rivendica due cose: la tolleranza, intesa come piena eguaglianza
sociale, economica, politica e giuridica dell'omosessuale in quanto
tale; e l'approvazione, intesa come l'idea diffusa che l'omosessualità
sia una cosa normale. Ma se questa lobby gay si presenta all'opinione
pubblica orgogliosa e compatta, ben diversa è la realtà esistenziale
delle singole persone che vivono questa condizione: una vita segnata
spesso dalla sofferenza e dall'inquietudine, aggravate dagli
atteggiamenti urlati e provocatori del movimento d'opinione che cavalca
la tigre della trasgressione sessuale. C'è un paradosso che molti
ignorano: il primo passo per aiutare gli omosessuali è riconoscere
serenamente che in quella condizione essi vivono male. Anche quando sia
apparentemente accettata con serenità, l'omosessualità non sarà mai
compatibile con i livelli più profondi della persona.

L'omosessualità come malattia

Dunque, giornali, TV, film, situation comedy sono pesantemente
condizionate da questa lobby omosessuale, che ogni giorno muove qualche
piccolo passo per "normalizzare" l'immagine dei gay agli occhi del
pubblico. Le tecniche utilizzate sono molto simili a quelle messe in
campo dalla lobby femminista negli anni Settanta, quando film e telefilm
furono invasi da donne-giudice, donne-poliziotto, donne-soldato, allo
scopo di suscitare processi di immedesimazione nel pubblico femminile.
Oggi, le fiction Tv e i film si riempiono di personaggi che non
nascondono, e anzi ostentano la loro omosessualità, come affermazione di
una categoria socialmente rilevante: il pubblico assimila così il
messaggio subliminale che non c'è proprio nulla di strano ad assumere
pubblicamente il "ruolo" di omosessuale, felice e contento della propria
condizione. Anche nel campo della psichiatria e della psicanalisi la
lobby gay ha esercitato fortissime pressioni per indurre gli studiosi a
un riconoscimento della normalità della omosessualità. La gente non sa
un fatto clamoroso: i tre grandi pionieri della psichiatria - Freud,
Jung e Adler - consideravano l'omosessualità come una patologia. Oggi,
invece, il termine omosessualità è scomparso dai manuali psichiatrici
delle malattie mentali. Ma, come scrive lo psicologo americano Joseph
Nicolosi, nessun tipo di ricerca sociologica o psicologica spiega tale
cambiamento di tendenza, e nessuna prova scientifica è stata fornita per
confutare 75 anni di ricerche cliniche sull'omosessualità come stato
patologico.

Omosessuale "per natura"

Spesso, i gay credono di essere nati tali. La stessa opinione pubblica è
portata a pensare che certe persone "sono fatte così, e non c'è nulla
che possano fare per cambiare". Il riconoscimento giuridico e sociale
dell'omosessualità sarebbe scontato, se fosse scientificamente provato
che essa è una condizione innata. Ma è stato provato esattamente il
contrario: e cioè che i fattori genetici e ormonali non svolgono un
ruolo determinante nello sviluppo della omosessualità. Possono
predisporre, ma mai predeterminare l'omosessualità. Dunque, non esiste
alcun "gene dell'omosessualità" che costringa una persona a essere tale.
Possono esservi invece condizioni innate che rendono più facile lo
scivolamento verso l'omosessualità. Ma l'essere gay resta un fenomeno
prettamente psicologico

Guarire si può

Il vero scoop, in termini giornalistici, è proprio questo: che dalla
omosessualità è possibile liberarsi. Non si tratta di un'affermazione
teorica, o di un auspicio di natura morale: autorevoli psicologi che da
anni lavorano in questo campo possono documentare numerose "guarigioni"
di persone gay che - ovviamente senza alcun tipo di costrizione - hanno
iniziato una cura psicanalitica seria, e sono completamente usciti dal
tunnel di una personalità incompiuta. Certo, il primo passo di questo
non facile cammino è riconoscersi bisognosi di aiuto, e infrangere il
luogo comune imposto dai media secondo cui, al contrario, bisognerebbe
arrendersi al fatto che omosessuali si nasce. Nulla di più falso:
innumerevoli studi hanno ormai dimostrato che l'orientamento omosessuale
è legato a una serie complessa di fatti accaduti alla persona durante
l'infanzia e l'adolescenza. Questa rivelazione dimostra che la lobby gay
non solo fa del male alle persone che afferma di voler tutelare, ma,
ancor di più, induce l'opinione pubblica a trascurare una serie di
informazioni educative che potrebbero in molti casi prevenire
l'insorgere del problema. Sappiamo, ad esempio, che nel vissuto di
moltissimi omosessuali maschi adulti c'è un padre evanescente; e
spessissimo c'è una famiglia sfasciata, un divorzio. Non a caso, anche
qui il miglior modo per prevenire è difendere la famiglia, recuperando
in particolare la figura di un padre affettuoso ma autorevole, capace di
dettare delle regole e dei divieti. In questo senso, i movimenti di
liberazione omosessuale sono degli acerrimi nemici della famiglia.

Distiinti saluti,

Dott. Giovanni Profeta

(Associazione Papaboys Onlus)

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Fondazione Papaboys Onlus

Via G. Barzellotti, 1 - 00136 Roma

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