[Cerchio] Torino: la memoria non si cancella!

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Autore: Federazione Anarchica Torinese
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Oggetto: [Cerchio] Torino: la memoria non si cancella!
Gli anarchici contro il fascismo:
resoconto delle iniziative del 22 e 23 aprile.

Foto a quet'indirizzo:
http://italy.indymedia.org/news/2005/04/779554.php

Venerdì 22 in serata nei locali della FAI torinese Marco Rossi e Franco Schirone hanno presentato la nuova edizione de "La Resistenza sconosciuta. Gli anarchici contro il fascismo. I giornali anarchici clandestini 1943-1945". Una serata densa nella quale si sono ripercorse le tappe di una lotta feroce iniziata nel 1919 e andata avanti sino a quel 25 aprile del 1945, che per molti non fu che una tappa di una lotta che prosegue ancor oggi.

Il 15 aprile 1919 a Milano i fascisti assaltano un corteo anarchico, uccidono Teresa Galli, devastano la sede dell'"Avanti" e uccidono due socialisti. Gli omicidi, le persecuzioni, gli assalti a sedi sindacali e politiche vanno avanti per anni. Nella nostra città il 18 dicembre 1922 le squadracce di Brandimarte massacreranno 18 militanti operai: tra loro ricordiamo l'anarchico Pietro Ferrero, segretario cittadino della FIOM e aderente all'Unione Anarchica Italiana.
Quella tra fascisti e sovversivi, tra reazione e rivoluzione fu una guerra lunga e cruenta, che sarebbe durata sino all'insurrezione antifascista dell'aprile 1945 e a quella Liberazione di cui quest'anno ricorre il 60° anniversario.
A quella guerra i militanti anarchici, di ogni tendenza, parteciparono in prima persona.
La loro intransigente opposizione si espresse prima nelle strade e con gli Arditi del Popolo tra il 1919 e il 1922, quindi nella lotta clandestina e cospirativa durante il Ventennio, nell'esilio all'estero, nei luoghi di detenzione e confino, durante la guerra di Spagna, nei campi d'internamento e nei lager, e infine nella lotta partigiana.
Una serata sulla memoria intesa come esercizio fecondo di tessitura dei fili che tengono uniti i libertari, i ribelli sociali, gli amanti della libertà di ieri e di oggi: una serata antifascista.

Nel primo pomeriggio di sabato 23 ci siamo ritrovati come ogni anno alla lapide che ricorda Ilio Baroni, partigiano anarchico morto in combattimento il 26 aprile 1945.
Un mazzo di garofani rossi, qualche canzone, uno striscione aperto lungo il corso "Né stati, Né Fascisti. Resistenza!".
Il pomeriggio si è concluso con una bicchierata in ricordo di Aldo Greco, il nostro compagno prematuramente scomparso il 24 aprile dello scorso anno. Andrea ha letto una poesia dedicata ad Aldo, tutti abbiamo stretto i pugni in memoria di Aldo e di Ilio.

Due righe per ricordare Ilio e la sua lotta

"Baroni sa di rischiare tutto, ma come nel passato mette a repentaglio la sua vita per proteggere quella degli altri.
Ecco Baritono che cerca di recuperare l'automezzo del suo distaccamento; Baroni è ora completamente allo scoperto e lo protegge, ma una raffica colpisce in pieno Baritono; Baroni continua a sparare, poi, d'un tratto, tutto tace; la sua arma non canta più; Baroni è morto; si è accasciato sulla sua arma; è caduto da eroe." (Fabbri)

Ilio Baroni (1902-1945), nome di battaglia "il Moro", era un anarchico di Massa Marittima (Gr) che come tanti era giunto a Torino per trovare lavoro come operaio alla Fiat Ferriere. Diviene subito un personaggio di spicco negli ambienti sovversivi e antifascisti ed organizza attorno a sé un nutrito gruppo di compagni. Sfumato il tentativo di raggiungere la Spagna rivoluzionaria nel '36, si dedica in tutto e per tutto alla resistenza antifascista a Torino. Condannato per attività antifascista e propaganda anarchica e trascorsi alcuni anni di carcere e confino, diventa il comandante della VII brigata Sap delle Ferriere. Il compito delle Squadre di Azione Patriottica (Sap), che vedevano affiancati partigiani provenienti da diverse realtà politiche, era di difendere industrie e macchinari, sabotare la produzione, rafforzare la coscienza antifascista con la propaganda e prepararsi militarmente all'insurrezione. Il Moro, al comando della squadra di manovra Sap, sarà protagonista d!
i vere
e proprie azioni di guerra in stile gappista, fino a quando, nel fatidico aprile del '45, troverà la morte in battaglia. Il 25 aprile a Torino la città è paralizzata dallo sciopero generale, scoppia l'insurrezione, e la città diventa a breve un campo di battaglia. Baroni e i suoi attaccano la stazione Dora e si guadagnano un successo, ma giunge una richiesta d'aiuto dalla Grandi Motori. Il Moro non esita ad aiutare i compagni nel mezzo di una battaglia furiosa, e cade sotto il fuoco tedesco. È il 26 aprile. Il giorno dopo la città sarà completamente liberata dai fascisti, senza dover nemmeno aspettare l'arrivo delle formazioni esterne. Il 28 aprile i Volontari della libertà di tutte le formazioni percorrono le vie di Torino cantando le loro canzoni. Ilio Baroni non potrà vedere il momento per cui ha lottato duramente tutta la vita…

ma il fascismo non è morto quel giorno…

Questo il volantino distribuito in questi giorni per le strade di Torino:
Con il fascismo nessuna pacificazione
Memoria Resistente
Sessant'anni dopo. Sempre più forte è il vento di destra, quello che mescola i carnefici alle vittime, quello che vorrebbe ridurre lo scontro violento e feroce che vide partigiani e ribelli scendere in campo contro una dittatura feroce ad una partita cavalleresca tra italiani di diverso orientamento. La destra vuole mettere la sordina su 20 anni di feroce dittatura in Italia: i fascisti, dopo aver represso nel sangue, nelle galere e al confino, il movimento che all'alba degli anni '20 aveva cercato di realizzare un mondo più giusto per tutti, ha portato la guerra in Jugoslavia, Grecia, Africa, rendendosi responsabile di spaventosi massacri. Quegli stessi fascisti, quando la guerra arrivò in Italia, quando le truppe naziste la occuparono, si schierarono al loro fianco nell'opera di repressione, di tortura, di massacro di interi paesi.
Sono passati 60 anni ma la nostra memoria Resiste.
Resiste al revisionismo, resta orgogliosamente di parte, la parte di chi si è ribellato, la parte dei lavoratori che scesero in sciopero rischiando la deportazione, la parte dei giovani che scelsero la montagna affiancando i compagni più anziani sfuggiti a vent'anni di persecuzioni violente.
Ma il tentativo vergognoso di riscrivere la storia di quegli anni trova - e non da oggi - molti complici a sinistra, quella sinistra autoritaria che in questi sessant'anni ha imbalsamato la Resistenza in cerimonie sempre più rituali, dimenticando le ragioni che portarono una generazione di italiani a combattere e morire per la libertà di tutti. Una libertà che negli intenti di tanti non poteva che coniugarsi con l'eguaglianza e la giustizia sociale.

Quando Violante diede il via alla definitiva riabilitazione del fascismo e dei suoi eredi non faceva che proseguire l'opera di "pacificazione nazionale" del PCI e della sinistra parlamentare.
Propugnata da Togliatti, che da ministro della giustizia diede l'amnistia ai fascisti, questa politica è stata coerentemente proseguita dai suoi eredi. In suo nome non venne nemmeno richiesta l'abolizione immediata delle leggi penali fasciste all'indomani dell'insurrezione vittoriosa.
La "pacificazione nazionale" è stato lo slogan dietro il quale si è permessa la svendita dei contenuti di libertà e emancipazione della lotta armata del 1943-45, la capitolazione di ogni volontà di cambiamento reale, la riconsegna delle aree "liberate" all'autorità statale, la ripresa dell'iniziativa borghese.
L'antifascismo di regime, strumentale, retorico ed inoffensivo, nel celebrare pomposamente i combattenti ed i caduti, ha affossato le vere ragioni della loro lotta, che erano lotta e ribellione all'autorità dello Stato-padrone. E le ha trasformate in volontà di lotta per la democrazia parlamentare...

La vera lotta antifascista l'hanno fatta e la fanno quanti hanno deciso di rompere con le compatibilità del sistema, con le mediazioni della politica, siano stati in armi in montagna o nelle città, siano stati in piazza a Genova, a Licata, a Reggio Emilia, a Roma, a Palermo, a Catania nel luglio del 1960 o a Pisa nel maggio del 1972 con Franco Serantini, o a Milano con Giannino Zibechi e Claudio Varalli , o con Dax.
Per noi anarchici il rifiuto del totalitarismo, dell'assunzione del potere come strumento di trasformazione sociale si coniuga con una concezione della vita sociale nel segno della libertà e della giustizia sociale: valori ed obiettivi che non si barattano e non si svendono, come ha fatto per 60 anni la sinistra autoritaria.

Oggi come 60 anni fa il nostro antifascismo è lotta contro l'autoritarismo e lo stato, contro lo sfruttamento ed il capitalismo. Senza retorica ma nella consapevolezza di percorrere la stessa strada ricordiamo le tante compagne e compagni caduti nella lotta insieme a quelli che non fermarono, il 25 aprile, alla democrazia, ma andarono avanti e per questo pagarono duramente con il carcere o con l'esilio una grande scelta di giustizia, di uguaglianza e di libertà.

la nostra memoria resiste a chi, da Violante a Ciampi, riabilita i torturatori e gli assassini: chi non ha memoria non ha futuro!

Federazione Anarchica Torinese - FAI www.federazioneanarchica.org
corso Palermo 46 - ogni giovedì alle 21,15
Mail: fat@???; tel. 011 857850; 338 6594361

CONTRO IL FASCISMO, CONTRO LO STATO, ORA E SEMPRE RESISTENZA!